Che Non Mi Vergogni Mai Della Mia Povertà
Che io possa amare con l’amore di Pietro, con l’entusiasmo di Paolo e dei vostri martiri; alla carità s’aggiunga l’umiltà, il basso sentire di me medesimo, il disprezzo delle cose del mondo, e poi fate di me quel che volete: un apostolo, un martire, o Signore. Intanto, il sodo è che io non mi vergogni della mia povertà, anzi me ne compiaccia grandemente, come fanno i signori del mondo dei loro casati illustri, dei loro titoli di nobiltà, delle loro livree. Sono della stessa famiglia di Cristo; che desidero di Più? Mi abbisogna qualche cosa? La Provvidenza provvederà con abbondanza, come sino ad oggi ha sempre fatto.
Debbo sempre pensare che tutto quel poco di bene che il mio amor proprio attribuisce a merito mio, perché me ne vanti, non mi appartiene per niente, per niente. Mi debbo convincere che senza l’affetto speciale che Gesù mi ha mostrato, io oggi sarei nulla più che un povero contadino, il più rozzo, il più ignorante e forse il più cattivo fra quanti contadini ci possano essere.
Io non sono per nulla affatto quello che mi credo e quale il mio amor proprio vuole che io sia ritenuto. Mio padre è un contadino che attende tutto il giorno a vangare, a zappare, ecc.; ed io non ho nulla di più di mio padre, ma molto di meno, perché mio padre almeno è semplice e buono, mentre io di mio non ho che della cattiveria. Quando l’amor proprio si tace per un istante, ed io, pensando all’obbligo di darmi tutto a Dio e di mostrare con i fatti che mi consacro davvero tutto a lui, senza riserva, e mi voglio far santo, mi sento agitare, mancare di coraggio, mi debbo consolare riflettendo che quel Gesù, che ha fatto sì cose grandi per me, le ha fatte per qualche fine suo speciale, degno di lui, e che, siccome ha fatto tutto lui sino ad ora, tanto più è disposto a moltiplicare le sue grazie per perfezionare l’opera sua, quando trovi molta buona volontà da parte mia.
Giovanni XXIII-365 Giorni Con Il Papa Della Bontà
Presentazione dell’Arcivescovo Loris Francesco Capovilla –
A cura di Renato Brucoli e Luigi Ferraresso
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