Le Italiane Riscoprono I lavori Di Casa
Baby Sitter O Colf Ma Per Necessità
Assunzioni in aumento del 20%, cresce la concorrenza con le straniere
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Con la recessione che mette sul lastrico i mariti e lascia i figli disoccupati, le signore cessano di essere “scoraggiate” e “inattive”, escono di casa e ricominciano a cercare una occupazione che finisce col sommarsi a quella domestica, gratuita. Come la si giri e la si volti, il risultato non cambia in tempi di vacche magre, tocca alle donne rimboccarsi le maniche. Magari non è un “gender backlasch”, un contrattacco di genere, tipico dei momenti più duri. Ma di sicuro la risposta alla recessione si sta tingendo inaspettatamente di rosa. Piccoli grandi segnali confermano che, nella necessità, le donne cercano di mantenere in piedi la rispettiva baracca. Como possono.
Il primo dato significativo viene dall’Inps: dal 2008 ad oggi le domestiche e le badanti di nazionalità italiana sono aumentate del 20%. Il numero è ancora piccolo – su un totale di 651.911 – 133.431 sono italiani (uomini e donne, le donne costituiscono però la stragrande maggioranza) – ma è considerato sintomatico di una tendenza. Potrebbero anche essere molte di più se è vero, come sostiene Eures, la rete europea dei servizi per l’impiego, che nel mondo del “caregivers”, della cura della persona, 6 su 10 lavorano in nero dietro le quinte.
Chi sta in prima linea conferma che siamo di fronte ad un nuovo fenomeno. “E’una bolla in espansione”, sintetizza Federica Rossi Gasparini, presidente di Federcasalinghe. Nel suo identikit le nuove Mary Poppins sono donne-mamme con figli a carico, donne sole, donne con i mariti a spasso. E comunque, “persone in sofferenza che escono di casa per aumentare il reddito della famiglia”
Negli uffici di Migrantes, la fondazione nata per assistere gli immigrati, ora che la congiuntura è buia si ritrovano a collocare tante caregivers italiane. “Perché è una opportunità di lavoro”, racconta il direttore generale, Monsignor Giancarlo Perego; “C’è un bisogno insopprimibile e
Sempre crescente di persone che si occupino della cura dei piccoli o degli anziani: le italiane sanno cosa fare, se la cavano benone”. E per di più si : preparano, studiano il mestiere. Scoprendosi d’improvviso più povere, eccole frequentare in massa i corsi di formazione, snobbati anche solo
pochi mesi fa. Acli colf calcola che negli ultimi due anni le iscritte italiane a questi corsi sono raddoppiate.
Desperate hiusewives, allora? Al contrario. Secondo Paolo Legrenzi, uno degli psicologi che ha studiato prima l’euro poi la sua crisi, ad essere disperati di fronte a questa carica femminile sono soprattutto gli uomini, “i mariti che, senza più paga, risultano colpiti nella loro stessa identità perché si ritrovano a non poter più soddisfare i bisogni di casa”. Non c’è dubbio: la donna che, volente o nolente si rimette in pista, anche solo per fare la domestica, rappresenta “una piccola rivoluzione nella struttura delle famiglie”. Al dunque, “destabilizza gli assetti tradizionali”.
Il secondo dato, meno glamour ma più strutturale, viene dall’Istat: nel secondo trimestre di quest’anno, aumenta il numero delle occupate italiane nel Sud di 61 mila unità. Di queste, 50 mila appartengono a coppie con il coniuge rimasto senza lavoro. Altra novità: in termini macro, crescono le disoccupate, spia di un fenomeno che gli esperti invitano a leggere senza paraocchi. Linda Laura Sabbadini, che all’Istat segue proprio questo genere di faccende dal suo ufficio di direttore di dipartimento sociale e ambientale, spiega il perché: “ E’ disoccupato chi ceca attivamente lavoro:
Tra le donne, soprattutto del Mezzogiorno, è sempre stato molto diffuso lo scoraggiamento: desistevano dal cercare un occupazione pensando di non trovarla, spesso anche in competizione con gli uomini che pure fanno fatica ad occuparsi”. Adesso però è scattato un click, un qualcosa che è frutto di una recessione dura e senza fine: Allungandosi i tempi della crisi si riattivano nella ricerca di lavoro e anche per questo cresco le disoccupate”.E dunque: il tasso di disoccupazione femminile passa dal 9,3% del maggio 2011 al 11,8% di settembre 2012.
Ora, sarà pure vero che essere donna, in Italia “è un ostacolo oggettivo”, come sostiene il ministro Elsa Fornero. Però certo, questa declinazione al femminile di tenacia e intraprendenza, la dice lunga sui ruoli dentro e fuori dalle mura domestiche. “Le donne si confermano un pilastro”, spiega la sociologa Chiara Saraceno secondo cui questa “spinta”, così la chiama, “nasce dall’insicurezza. I redditi familiari sono intaccati dalla crisi. Non ci si può più permettere di stare fuori dal mercato del lavoro. E ci si accontenta di tutto, anche di fare lavori di caregivers che senza recessione sarebbero socialmente meno accettati”. Così, mamme e mogli “ si arrabattono”, e senza fiatare accettano di diventare “doppiolavoriste” :
“A casa propria, fanno gratis tutti i lavori domestici, curano gli anziani, vigilano sui piccoli poi continuano fuori, a pagamento”. Saraceno tuttavia resta convinta che, da questo punto di vista, la crisi è “un’occasione”, una
“sollecitazione”. In pratica, “una scossa che provoca cambi nei comportamenti e nelle aspettative”.
In Italia, alla fin fine, la risposta femminile alla recessione sta prendendo una piega diciamo così, domestica. Ma altrove si sentono storie ben più tristi. Per esempio che viene dalla Grecia piegata dall’austerity la nuova ondata di prostituzione che spopola sulle strade nazionali.
O che nella Spagna squassata dagli effetti della bolla immobiliare, perfino la morte è un costo: c’è chi “vende” il proprio corpo alla ricerca, così almeno non paga il funerale, quando sarà.
Elena Polidori – Attualità – La Repubblica - 2-12-12-
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