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giovedì 31 gennaio 2013

Lo Sapevate Che: Il Paese e i Politici...


Il Paese si Lagna Ma Detesta Cambiare
E I Politici Lo Sanno

Ammiro molto la capacità drammaturgica dei colleghi stranieri nel rendere il voto italiano ogni volta incerto, imprevedibile, bizzarro. In realtà non esiste un Paese politicamente tanto stabile quanto l’Italia, di sicuro in Europa, forse nel mondo. Gli italiani, che abbiano vent’anni o novanta, votano sempre allo stesso modo, dal dopoguerra ad oggi. Esiste un’ampia, naturale e inossidabile maggioranza conservatrice, con qualche tendenza decisamente reazionaria in campo sociale, che raccoglie oltre il 50 per cento dei voti.
In contrapposizione, esiste una larga minoranza, circa il quaranta per cento degli elettori, che vota progressista. I conservatori votano a destra comunque si chiami o si manifesti la politica di destra, Dc o Berlusconi. I progressisti votano a sinistra comunque si presenti la sinistra, sotto le bandiere del comunismo o sotto la socialdemocrazia europea o del laburismo d’ispirazione britannica o del Partito democratico all’americana. Il resto, tutto il resto, lo fanno gli spostamenti interni del ceto politico, le leggi elettorali e singole iniziative politiche di partiti outsider, come fu all’epoca la stagione referendaria dei radicali.
Se lo schieramento conservatore si divide, la sinistra può vincere, sia pure con fatica e senza mai raggiungere un’egemonia che le permetta poi davvero di governare. Altrimenti, vince sempre la destra. Non può essere un leader a cambiare le cose. Crederò a un cambiamento delle tendenze di fondo il giorno in cui il Vaticano sarà costretto a non intervenire nella politica italiana, oppure il giorno in cui le donne avranno nel mondo del lavoro lo stesso peso che hanno in Francia, Germania, Inghilterra o Stati Uniti.
Nella totale prevedibilità della politica italiana, qualcuno s’inventa novità e miracoli. Un piccolo esempio. Si parla del fenomeno Ingroia, appena nato e già sopra il cinque per cento nei sondaggi. In verità se si sommano i due partitini comunisti, Di Pietro e i Verdi, insomma le liste che sostengono l’ex magistrato, il cinque per cento è il minimo sindacale.
Ammettiamolo, in Italia le riforme non si fanno non perché i politici cattivi non vogliono, ma perché la maggioranza degli italiani detesta il cambiamento reale,
almeno quanto adora la lagna. L’unica grande stagione di riforme dal dopoguerra, quella degli anni Sessanta, legata all’ingresso dei socialisti nella maggioranza, si concluse con tensioni incredibili, sull’orlo di una guerra civile. Il modo migliore per restare al potere in Italia è non fare niente. Berlusconi docet e prima ancora Andreotti. Stavolta vincerà la sinistr solo perché la destra ha varato una legge elettorale controproducente. Poi dovrà governare, tanti auguri.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 25-01-13


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