Quei Politici In Prima Fila Nelle Liturgie
Mi spiace constatarlo, ma noto sovente che la sequela di Gesù di molti millantatori è fatta solo di apparenze e gesti ipocriti. Se penso a quei politici sempre in prima fila nelle celebrazioni liturgiche importanti e in pompa magna…Se penso anche a tanti fedeli delle nostre messe domenicali, che fanno a gara a fare atto di presenza ai riti e alle iniziative parrocchiali solo per “farsi vedere”, per èuro gusto dell’affermazione di sé o per esercizio di un potere che non sono riusciti a ottenere da nessun’altra parte….
Gesù ha sempre detto di amare quegli degli ultimi posti, e aveva ragione Credo che Gesù ci chieda di aborrire l’adesione formale ai riti per cercare la sostanza. Il matrimonio non è per un matrimonio, se non c’è l’amore. La pratica domenicale non ha nessun senso, se poi nella vita evadiamo le tasse, giochiamo in borsa o sfruttiamo il prossimo. Il battesimo e la prima comunione somministrati ai bambini non hanno alcun senso, se poi i genitori non educano i figli a conoscere e imitare Gesù. Ci sono cristiani abbindolati dall’idea che basta una pratica personale dei sacramenti per salvarsi, mentre il Vangelo ci dice che è necessario ascoltare prima di parlare, soccorrere chi ha bisogno prima di giudicare, anteporre l’uomo al rispetto dello shabbat.
A quei tempi i pubblicani e le prostitute erano disprezzati, derisi, accusati. Invece – ed è qui la bellezza del testo evangelico che ci spiazza ancora una volta – furono gli unici ad ascoltare e credere in Gesù, e a salvarsi, perché un peccatore che si riconosce tale ha sempre speranza di cambiare vita.
Anche i trasn ci precederanno.
Tempo fa una trans che conosco, all’età di cinquant’anni, mi esprime la volontà di dare un “taglio” alla sua vita, dopo ventidue anni di lavoro sul marciapiede nei vixoli del porto di Genova, Credevo che questa sua scelta provocasse una reazione negativa nelle sue compagne e compagni, e invece ho trovato nella comunità della prostituzione e del ghetto tanta solidarietà, un’insospettabile gioia e allegria all’idea che qualcuno volesse cambiar vita. Ciò mi ha colpito, perché significa che, se diamo agli “ultimi” una possibilità di rivalsa sociale, se la prendono.
Sono tanti anni, ormai, che la Comunità di San Benedetto, ascolta le grida di aiuto dei trans. A parte l’aiuto pratico – cibo, vestiti, tutela dei diritti negati dalla burocrazia – credo che alla fine il nostro miglior servizio sia stato quello dell’ascolto. Un ascolto mirato, concreto, desideroso di aiutare. Quel che mi colpisce è la capacità di aiutarsi e di “fare rete” dei transessuali, persone respinte alla luce del giorno e cercate morbosamente nel buio della notte. C’è una trans fobia strisciante nella nostra società che impedisce loro di trovare un lavoro normale, di inserirsi. I transessuali non si sentono degli anormali, dei diversi, la diversità è nella nostra testa. Dobbiamo abituarci a considerarli persone, nient’altro che persone. E’ una fatica grande, ma ai miei ragazzi e ai volontari della comunità, uomini e donne liberi che vogliono solo aiutare chi sta peggio di noi, non mi stanco di ripetere che non dobbiamo mai desistere dal cercare e ascoltare, perché le storie delle persone sono diverse, e non tutti hanno avuto la fortuna di infilare la giusta strada.
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Don Andrea Gallo – Come un cane in chiesa -
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