La Mafia Raccontata Da Mafiosi Con
Le Parole Intercettate
Libri sulla criminalità ne escono parecchi, giustificati peraltro dalla situazione esistente nel nostro Paese (e altrove) di cui non si parla mai abbastanza. Il saggio al quale dedico questa scheda si distingue però
Per la prospettiva speciale che adotta. Dire e non dire è il titolo, autore Nicola Gratteri e Antonio Nicaso; il primo è uno dei più coraggiosi ed esperti magistrati contro la criminalità, Nicaso uno dei massimi esperti mondiali di ‘ndrangheta, la temibile mafia calabrese. Perché ho detto che il saggio adotta una “prospettiva speciale”? Perché per la prima volta racconta un’organizzazione criminale vista dall’interno, illustrata cioè dalle stesse parole che i suoi aderenti e capi di alto livello pronunciano non sapendo di essere intercettati. Dico subito che il metodo adottato dà al saggio un valore narrativo elevato, è come assistere a un film sulla mafia con la differenza che in questo caso la sceneggiatura è stata scritta dagli stessi protagonisti. I due autori calcolano sulla base di dati attendibili che tutte le organizzazioni criminali italiane mettono insieme un giro d’affari di 140 miliardi di euro l’anno. Se si considera che le tre ultime manovre finanziarie con cui stiamo facendo i conti per raggiungere il sospirato pareggio di bilancio ammontano a 75 miliardi euro, si ha un’idea dello spaventoso potere di questi fuorilegge e della urgente necessità di combatterli con ogni mezzo,
Il libro di Gratteri e Nicaso ricostruisce lo sviluppo dei mafiosi di Calabria che ormai hanno ramificato ovunque i loro affari, anche attraverso accordi con politici e imprenditori. Certo nella terra d’origine ma anche nel nord Italia e all’estero, dalla Germania al Canada. Uno degli aspetti più preoccupanti che emerge da questi racconti in diretta è che il rapporto politici-criminali si è negli ultimi anni rovesciato. Non è più il criminale che va dal politico a chiedere aiuto; accade il contrario, è il politico che si umilia a chiedere ai criminali protezione e voti in cambio di ciò che potrà restituire una volta eletto o insediato in un posto di potere.
Dove arrivi e quanto valga (elettoralmente parlando) questo rapporto lo dimostra l’ultimo dato disponibile: alle ultime elezioni regionali siciliane i detenuti hanno disertato in massa le urne allestite nei penitenziari, contribuendo non poco a determinare il risultato.
Corrado Augias – Venerdì di Repubblica- 30-11-12
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