Piccolo Cuore
Grande Coraggio
“Aveva gli occhi vivaci e un sorriso magico.
Si chiamava Marie Claire. Le era stata amputata
una gamba, e le ferite erano gravi”.
Padre Rick Frechette, americano, sacerdote
e medico che guida orfanotrofi, scuole di strada,
un ospedale pediatrico e cliniche mobili in Haiti,
racconta uno straordinario incontro.
Per molte settimane dopo il terremoto, a tarda sera mi affrettavo a tornare nella mia stanza, cercando finalmente un po’ di pace nel sonno. La devastazione che dominava ovunque, gli innumerevoli funerali, gli incalcolabili feriti riempivano le nostre giornate, facendoci sentire inutili e impotenti.
Dormivo in ospedale per incoraggiare i pazienti a restare al suo interno. Sapevamo che la struttura era salda. Ma ogni volta che la terra tornava a tremare, il che accadeva quasi ogni notte, il panico più assoluto aveva il sopravvento, e la gente correva in tutte le direzioni, trascinando con sé i bambini. O meglio, zoppicava in tutte le direzioni, strisciava in tutte le direzioni, perché i genitori dei bambini ricoverati nel nostro ospedale, quelli che avevano avuto la fortuna di aver salva la vita, erano anche feriti. L’ospedale era il luogo più sicuro. Solo al suo interno, e nei giardini e nei corridoi zeppi di feriti, si potevano ricevere cure adeguate.
Nel reparto accanto alla mia stanza c’era una bambina. Aveva gli occhi vivaci e un sorriso magico. Si chiamava Marie Claire. Le era stata amputata una gamba, e le ferite erano gravi, ma restava serena nel suo letto, tranquillizzata dalla grazia di avere ancora suo padre accanto a sé. Anche suo padre aveva lo stesso , magico sorriso, ma nei suoi occhi si leggevano tristezza e ansia. Aveva perso la casa, la moglie e un altro bambino. Fisicamente era illeso, ma dentro viveva nel terrore e nella paura. Per lui non c’era più niente di sicuro sulla terra, e temeva per la figlia, domandandosi che vita avrebbe avuto, in un mondo così spietato, senza una gamba.
Ogni sera mi fermavo a salutarli, per offrire una parola allegra o di incoraggiamento, e una benedizione. Comprendendo il cuore di quel padre, riflettevo su quante persone in tutta la città portassero ferite invisibili, amputazioni psicologiche e spirituali nascoste alla vista: la perdita del coraggio, del senso di fiducia nella vita, della speranza già fragile per la terribile povertà che le affliggeva.
Il Canto di Marie Claire
Una sera, passando da loro, ho trovato il padre raggiante. Mi ha detto che Marie Claire aveva cantato per lui. Le ha chiesto di farlo anche per me, e lei lo ha subito accontentato, felice. Con gli occhi illuminati, ha cominciato a cantare. Aveva scritta in faccia la gioia, la soddisfazione profonda di aver trovato il modo di trasmettere un po’ di pace a suo padre. Naturalmente era troppo piccola per usare lei stessa parole come queste, e forse persino per capire ciò che stava facendo, ma il cuore tormentato di suo padre tormentava anche lei, ed era contenta di aver trovato il modo di dargli un po’ di gioia e di serenità.
Cantava in francese una melodia che doveva aver sentito molte volte in chiesa, una musica molto pacata e commovente.
Tu es grand, mon Dieu,
Tu es grand,
Roi des rois, prince de paix,
Comment tu es grand!
(Sei grande, mio Dio,
Re dei re, Principe di pace,
quanto sei grande!)
Il padre era emozionato. Era in pace. Io ero emozionato. In pace.
Ancora una volta un fanciullo era diventato profeta dell’Altissimo. Ancora una volta la luce era scesa a illuminare colore che sono nelle tenebre e nell’ombra della morte, per guidare i loro passi lungo la via che conduce alla pace.
Così come dice la Bibbia.
In quel momento, la strofa di quella canzone era più bella di qualsiasi altra melodia al mondo, e non avrebbe potuto essere più gloriosa nemmeno se l’avessero cantata i migliori artisti della terra, perché era il dolcissimo canto di speranza di una bambina per il suo papà.
Marie Claire adesso ha un arto provvisorio, modellato per lei da un’équipe
Italiana specializzata in protesi, e muove con entusiasmo i suoi primi passi verso il domani, tenuta dalla mano visibile di suo padre, e da quella invisibile di Dio, che li guida entrambi.
Richard Frechette, Haiti, Rizzoli – Il Bollettino Salesiano - Dicembre
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