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venerdì 28 dicembre 2012

Lo Sapevate Che: Buon Compleanno Mrs President


Tutti i sondaggi sono unanimi: Hillary nel 2016 vincerebbe la corsa.
Avrebbe  quasi 70 anni ma i tempi cambiano

Dice: “Sono vent’anni che non dormo, non vedo l’ora di poter ignorare la sveglia”. E poi ride con quella sua risata squillante da ragazzina che riaffiora dal fondo dei suoi sessantacinque anni. E’ lei, la signora Hillary Clinton, la donna della quale più si parla e si spettegola e si strologa nell’America di fine 2012 che pure ha appena finito di rieleggere Barack Obama, ma già pretende un nuovo giocattolo, perché siamo peggio dei bambini il giorno di Santo Stefano con i regali di Natale che già annoiano.
Se le elezioni per la Presidenza si tenessero oggi, Hillary vincerebbe a redini abbassate, ma per fortuna degli Stati Uniti non ci sono né santi né tempeste né fucili da assassini che possano anticipare il voto. Quattro anni sono e quattro anni resteranno. E questo quadriennio, che in politica equivale a un’era geologica, sono insieme l’incubo e la tentazione di questa donna eccezionale.
Vi risparmio i sondaggi, pestilenza del nostro tempo, e basti sapere che tutte le categorie, le classi sociali, i generi, la vedono in grandissimo vantaggio sopra ogni altro possibile concorrente. “Non c’è semplicemente nessuno, tra noi Repubblicani, che possa sfidarla”, ha riconosciuto un ex boss della destra, Newt Gingrich.
Hillary sta civettando con il futuro, con i media, forse anche con se stessa. Non farà il sindaco di New York, perché avrà i suoi difetti ma scema non è, e fare il sindaco di una città così presenta ogni giorno il rischio di precipitare in una delle leggendarie buche nell’asfalto di Manhattan. Vuole viaggiare per divertimento, non certo per lavoro, visto che sull’aereo ufficiale del Dipartimento di Stato, dove ha un mini separé privato, nulla di paragonabile alle suite dell’Air Force One, ha percorso un milione e settecentomila chilometri in meno di quattro anni, più di mille chilometri al giorno. Forse scriverà le sue memorie, perché deve ripagare 73 mila dollari di debito che le sono rimaste dalle primarie 2008 contro Obama e il marito non intende affatto ripianarglieli. Invece, con i soldi di Bill stanno cercando casa insieme negli Hamptons, il quartiere più esclusivo di Long Island, a mezz’ora da Manhattan.
Nel 1917, l’anno nel quale sarebbe insediata come primo presidente femmina nella storia americana, avrebbe 70anni, un0età che la metterebbe nella ristrettissima lista di capi di Stato americani settuagenari, accanto a Ronald Reagan, che fece scandalo proprio per l’età. Ma da allora la percezione e la realtà degli anni pare sia cambiata, e si dice che si debba sottrarre una decina dall’età anagrafica, dunque che i 60 siano i nuovi 50, i 70 i nuovi 60 e così via riducendo. Dicono.
Dovrà decidere, perché è una donna, quale nuova pettinatura scegliere per questa sua traversata nel dubbio, se tagliarli corti come faceva una volta, lasciarli lunghi, tirarli e raccoglierli a crocchio, e come vestirsi, ora che è una civile. Nella campagna elettorale del 2008 contro Obama ebbe l’intuizione di indossare sempre un solo tipo di abito con qualche variazione di colore, ma non di taglio, il suo famoso tailleur pantalone, studiato per spazzare via il solito esame finestra dell’abbigliamento che viene riservato alle donne in posizioni di potere. Anche da parte delle donne, che poi rimproverano agli uomini di farlo.
“Non ho deciso proprio niente”, ride e poi aggiunge con quel suo sguardo insieme malizioso e serio che quarant’anni or sono sedusse uno studente di Yale, William Jefferson Clinton, e sembra incredibile che questi due, con quello che hanno passato, siano ancora sposati dal 1974: “Ma non ho neanche deciso di decidere”. Poi: “ Se penso alle primarie, ai comizi nello lowa, al freddo, a quei milioni di mani da stringere mi gira la testa e mi viene la nausea”. Ma se ora davvero intende tornare a vivere giorno dopo giorno, tutti i giorni dell’anno, accanto al marito nella nuova casa a Long Island, tanto varrebbe continuare a vivere insieme in un’altra casa, quella tutta dipinta di bianco con le colonne davanti. Questa volta con lei sopra, lui sotto e niente pizze per le stagiste.
Hotel America di Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 22-12-12

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