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mercoledì 19 dicembre 2012

Lo Sapevate Che: Rabbia e Proteste...


Non Mi Spaventano Rabbia E Proteste
Ma L’Ira Sterile Del “Tutti Uguali”

Signor Serra, mi chiamo Bervini Mauro, operaio metalmeccanico da 28 anni, padre di due figli, incensurato, delegato di fabbrica della Fiom, persona normale ma che gli sono un pochino girati leggendo la sua Amaca (sulla manifestazione degli operai Ilva di Conegliano davanti a Montecitorio, ndr).
La mia descrizione sommaria come  persona è stata solo fatta per farvi avere una vaghissima idea che non sono né un esaltato né un teppista né un ubriacone ultras, ma una persona normale, che come milioni di altre tira la carretta anche per tanti altri. Si vede che il signor Serra è un po’ che alle manifestazioni metal meccaniche non ci va, perché. Con tutto quello che alla categoria e ai lavoratori in generale è stato fatto, non mi sembra proprio che da parte operaia sia stato tenuto un comportamento da ultras, nonostante che partiti cosiddetti amici, personaggi della stampa, professoroni e imprenditori cialtroni ne abbiano combinata una dietro l’altra, anzi a mio modesto parere siamo stati anche troppo civili. Vado ad elencare in ordine sparso: da parte di Bersani “Pomigliano è un caso che rimarrà isolato”, Renzi “io sono con Marchionne senza se e senza ma”, e vogliamo parlare di Sacconi, Brunetta, Fassino, Chiamparino?
Vogliamo parlare della Fornero e degli esodati, dell’articolo 18 magari per dire che solo a Bologna ha provocato 70 licenziamenti circa, e 63 a Torino? E l’Ilva, L’Alcoa e le migliaia di aziende simili, i circa 65 mila disoccupati in più nell’anno del genio Monti, la riduzione drastica dei diritti dei lavoratori, il tentativo di buona parte della stampa di contrapporre giovani contro anziani…Mi fermo qui ché è meglio, con questa mail fateci quello che volete, cestinatela, leggetela, potete segnalarla alla Digos perché sinceramente non me ne frega una cippa.
Mauro Bervini – mail

Caro Bervini, l’Amaca che l’ha fatta così infuriare prendeva spunto da alcune cronache di una difficile giornata romana. Mi avevano colpito soprattutto due cose. La prima è che alcuni degli operai dell’Ilva di Conegliano che formavano il presidio di metalmeccanici davanti a Montecitorio avevano contestato il segretario della Fiom Landini. La seconda è che alcuni (o parecchi, dipende dalle cronache) dei manifestanti avevano sciarpe da tifosi genoani o doriani, e “gestualità e slogan da curva di stadio” (cito sempre le cronache). Forse perché di manifestazioni operaie ne ho viste molte, ho avuto l’impressione di una novità, non positiva, nella lunga storia della classe operai. Non è la rabbia in sé a spaventarmi: la rabbia è una componente antica, inevitabile, della lotta di classe o di ciò che ne rimane e, in una fase di così lacerante logoramento del lavoro salariato (non solo quello operaio), e di attacco frontale ai diritti sindacali, sarebbe sorprendente che quella rabbia non si manifestasse. Ciò che mi spaventa è che quella rabbia, perfino tra i metalmeccanici o in alcune loro frange, minaccia di perdere ogni riferimento al sindacato – e stiamo e parlando di un sindacato combattivo come la Fiom – e dunque di ogni possibilità di rappresentanza. E rischia di diventare una specie di ira “liquida”, generica, non strutturata, identica al risentimento furioso e impotente che sta già spopolando in larghi settori di questo Paese. Lei stesso, quando mette nella stessa risma “Sacconi, Brunetta, Fassino, Chiamparino”, rischia di confondere responsabilità diverse, idee diverse, scelte diverse. E’ quando si dice “sono tutti uguali”, “tutti rubano alla stessa maniera”, che finisce la politica e comincia il nulla. E nel nulla, mi creda, sono solo i più ricchi e i più forti, alla fine, a cavarsela.
Confermo, poi, di avere una speciale antipatia per la cultura di stadio, che è cultura di branco e non di classe. Credo che il tifo ultras serva soprattutto  rincretinire le persone (specie i giovani) e allontanarle da ogni spirito critico: Niente mi sembra più lontano dalla cultura sindacale e operaia di una curva di stadio. Mi sono permesso di farlo notare. Quanto alla Digos, non credo abbia tempo da perdere con lei. Stia bene, sia forte e non perda mai di vista le sue responsabilità di delegato. Se le interessano, abbia anche i miei auguri più solidali per il futuro suo e dei suoi compagni di fabbrica.
Michele Serra – Venerdì di Repubblica – 14-12-12

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