Mata Hari
Nata nel 1876 in Frisia (Olanda), pseudonimo indiano (figlia dell’Aurora), Margareta Geetuide Zelle nell’immaginario collettivo è nota come spia; la rappresentanza e la realtà sono profondamente diverse per lei come per ciascuno di noi.
La sua era una famiglia di artigiani con un padre che viveva molto al di sopra delle sue possibilità; oltretutto non aveva neanche il pallino degli affari, prova ne sia il suo intempestivo, massiccio intervento nel petrolio che lo porterà al fallimento.
Nel 1891 si separa dalla moglie e tre anni dopo la donna muore.
Margareta e i fratelli vengono divisi. Lei non ha la minima attitudine casalinga ed è, per di più una ribelle, scostante con tutti.
Lo zio che l’aveva in custodia, la mette in un Istituto Magistrale.
Adocchiata dal preside, non ci sta e si ritira da scuola.
Vive in casa con lo zio che lei ritiene essere, manco a dirlo, un despota. Si trasferisce da l’Aya ad Amsterdam; anche lì si distingue per il suo caratterino vivace e insofferente. Legge un’inserzione matrimoniale di un capitano di mare vissuto 17 anni nelle Indie Orientali con tutto il suo fascino e le sue seduzioni.
L’uomo viene idealizzato come padrone del mondo e dominatore della natura. Vive a Parigi alla mitica capitale della Belle Epoque, dove la ricchezza si coniuga con la gioia di vivere.
E’ una città splendente di luci e le giornate sono lunghe e gioiose soprattutto per i nobili che fanno la bella vita nei loro palazzi rilucenti di specchi. Nascono i bistrot, il cabaret, le Folies Bergeres. A questo mondo guarda Greta attraverso il capitano di mare che le risponde perché, tra le tante lettere ricevute, era acclusa una fotografia sua. Mata non è una ragazza formosa e nemmeno bellissima, però aveva risposto all’annuncio. Lei 18 anni, lui 42, hanno un fidanzamento rapido. Si sposano e vanno a vivere in Oriente solo un anno dopo perché, nel frattempo, era nato un bambino. Il capitano si trova nel suo ambiente naturale con tante indigene che se lo contendono. Nasce un altro figlio che morirà poco dopo avvelenato, si dice, da una domestica e dal suo fidanzato.
Greta si consola con gli ufficiali sensibilissimi al suo fascino e non solo. Il marito si congeda dall’esercito e sparisce con la figlia.
Greta va a Parigi senza un mestiere unicamente con le sue capacità seduttive. Fa la modella di un pittore nonostante il seno piatto in un’epoca in cui furoreggiavano le maggiorate. Fa la cavallerizza in un circo con scarso successo. Fa la ballerina di danze orientali esibendosi a casa di una nobildonna polacca. Suo pezzo forte la danza del dio induista Shiva con spogliarello e amplesso simulato con lo stesso. Questo spettacolo le dà una notorietà enorme. Va alle Folies Bergeres al Lido e persino alla Scala; sospira molto durante le sue esibizioni amatorie. Strappa la commozione della gente raccontando il suo matrimonio con il sadico capitano. Per consolarsi delle sue afflizioni, ha tante avventure amorose. La sua vita trascorre tra queste e poche pause di normalità.
Ama tantissimo il lusso, le piace rappresentare, anzi, dettare la moda.
Stanca, va a vivere in Normandia, ma la vita agreste non le si addice perché poco confacente alla sua vivacità.
Ritorna alle luci della ribalta nel 1914 al Metropol di Berlino; viene fatta una denuncia per oscenità, poi ritirata-
Il capo della polizia segreta tedesco Gribel diventa il suo amante ufficiale e, poco tempo dopo, comincia la prima guerra mondiale, tedeschi contro inglesi, con uno smisurato numero di morti. Si fa uso, per la prima volta, dei gas asfissianti prima che venissero adottate le maschere antigas.
Entra in gioco lo spionaggio col linguaggio cifrato, detto anche codice di comunicazione criptato. Gli inglesi le negano il permesso per il passaporto. Passa così in Spagna a Vigo; viene avvertita la polizia spagnola che Mata è una spia degli inglesi. Per non farsi mancare nulla, si innamora di un ragazzo spagnolo povero ma bello.
Ritorna in Francia dove avvicina un maggiore tedesco dei servizi segreti, certo Kall che le dà delle informazioni false. I francesi abboccano e la condannano a morte; sanno benissimo che non è una spia ma serve un esempio per affermare la grandeur francese.
Domenico Bicchi
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