Il bi-lancio concretizza la consapevolezza che ogni azione di orientamento consiste oggi in aiuto concreto ai figli e a tutti i ragazzi che hanno diritto alla cura della genitorialità diffusa della società perché possano compiere scelte sensate.
Com’è diverso il clima del Natale e quello del Capodanno! Passando dalla gioia della natività all’inevitabile bilancio di fine d’anno, sembra che le famiglie siano costrette a smentire quel che hanno creduto e celebrato, nella fiduciosa concessione fra fede e vita. La consapevolezza degli affanni quotidiani che non trovano ricomposizione e, soprattutto, ragioni di speranza, sembra schiacciare qualsiasi entusiasmo verso il futuro che si fa presente: soprattutto nelle case dove bisogna fare i conti con il problema nebuloso dell’avvenire dei figli.
E’ il dolore quotidiano di tanti genitori: toccare con mano ogni giorno come le aspettative dei giovani sono deluse da una scuola che istruisce ma non prepara al futuro, le relazioni sono segnate dalla logica del consumo piuttosto che da quella di un progetto affettivo durevole, il mondo del lavoro nega ogni possibilità di inserimento duraturo e consente soltanto precarietà e sfruttamento.
Tutto questo avviene non soltanto perché incombe su tutti una grave crisi economica e sociale, ma perché molte famiglie credono di fare bene se ragionano come se fossero un’azienda, abituata a calcolare in modo asettico costi e benefici delle proprie attività. Ma per fortuna, le famiglie non sono aziende: gli affetti, le speranze, le difficoltà, le esperienze che prendono forma e si sviluppano nel corso di un anno non sono riconducibili soltanto ai loro risultati immediati.
Tanti genitori stanno imparando ad affrontare con saggezza e intelligenza la transizione del bilancio di fine d’anno alla relazione di un bi-lancio per quello nuovo. Si fa poco a poco strada la convinzione che il compito primario della famiglia, oggi, è quello di riaccendere la fiducia verso il domani: con i figli, per i figli, attraverso i loro smarrimenti e la solidarietà con tutti i giovani.
In questo sta l’autorevolezza educativa degli adulti: nell’incentivare, investire, valorizzare, bilanciare tutte le passioni dei giovani che rivelano la loro attitudine a stare nel mondo e a impegnarsi per un servizio che possa contribuire alla sua crescita.
Se nell’immediato questo significa una vicinanza perché non perdano la bussola, non accettino un adattamento passivo alla realtà sociale, non cedano alla disperazione, sul lungo periodo implica la comunicazione di una verità fondamentale: per ogni traguardo ci sono molteplici strade, che possono essere scoperte attraverso quotidiane relazioni di fiducia, condivisione, solidarietà fra le generazioni.
Marianna Pacucci- Bollettino Salesiano – Dicembre 2012
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