La Cernia Cambia Sesso
Per Vivere Di Più,
Ma A Salvarla Davvero
Sono Solo Le Riserve
I romani cacciavano le cernie a pelo d’acqua con gli arpioni anche dalla riva del mare, tanto erano abbondanti. Lo documentano mosaici e bassorilievi, esposti in Tunisia come al Louvre. Oggi, altro che arpioni: le cernie sono decimate dall’over fishing, cioè dal prelievo eccessivo che minaccia i pesci in tutti i mari del mondo. Responsabili non sono le piccole imbarcazioni, quanto le “città galleggianti” (giapponesi, per esempio) che, con super sonar e reti calate a enormi profondità, inseguono il pesce facendo razzie perfino in abissi irraggiungibili fino a poco tempo fa. Secondo una ricerca uscita su Science, se il tasso di sfruttamento della pesca continuerà ai livelli attuali, tutti gli stock ittici collasseranno entro il 2048.
Per mettere un freno al depauperamento sono state istituite aree marine protette, ma fi qui non era chiaro fino a che punto potessero essere efficaci nel ripristinare l’equilibrio marino. Di recente uno studio di scienziati della Stanford University (Fiorenza Micheli), dell’Università del Salento di Lecce (Paolo Guidetti) e dell’Università di Sassari (Antonio Pais), finanziato da alcune fondazioni americane, ha fatto il punto. Prendendo come specie guida nel Mediterraneo proprio la Cernia bruna (Epinephelus marginatus), i ricercatori hanno accertato che nelle riserve la loro presenza è cinque - dieci volte superiore a quella delle zone non tutelate e la taglia massima è il doppio (90-100 centimetri contro 50-60)-
La Cernia, che per la sua longevità può essere paragonata a una sequoia del mare, ha un accrescimento lento: impiega sei – sette anni, per divenire adulta come femmina, per poi, in altri cinque – sei anni cambiare sesso facendosi maschio (lo fanno 350 specie di pesci, per motivi di successo riproduttivo, cioè la possibilità di accoppiarsi con più partner). Catturando gli esemplari grandi, si prelevano selettivamente i maschi, danneggiando la riproduzione. Inoltre, essendo la cernia sedentaria, una volta che la si elimina da un territorio, occorre molto tempo perché questo sia ricolonizzato. “Ecco perché” dice Fiorenza Micheli “l’istituzione di aree protette è utile per tutti, ma in particolare per un pesce come la “Cernia bruna”.
Francesco Mezzatesta – 17-8-12
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