Tabucchi, Notturno Laico
Gli Amici Ci Ricordano
Lo Scrittore Segreto
Le telefonate all’alba, i vicoli di Lisbona, la politica italiana, le critiche alla “terza pagina” dei giornali, i colleghi a lui più vicini rievocano a sei mesi dalla morte, l’uomo e l’artista e anticipano i temi di scritti postum.
Non ha nulla della celebrazione accademica né del libro d’occasione. Una giornata con Tabucchi (Cavallo di Ferro, pp.128, euro 14) è piuttosto il ricordo, letterario ma anche personale e affettuoso, che alcuni amici dello scrittore scomparso a Lisbona, il 25 marzo scorso, hanno voluto dedicargli, un libro nato dall’urgenza e dalla malinconia di una perdita. “Il 24 settembre Antonio avrebbe compiuto 69 anni. Questo è il nostro modo di esprimere quanto ci manca” spiega la scrittrice Romana Petri che è una delle voci nonché l’editrice del libro. Gli altri autori chiamati a scrivere di Tabucchi sono Dacia Maraini, Paolo Di Paolo e Ugo Ricciarelli.
“A parte Dacia – che di Antonio era grandissima amica – noi tre, pur essendo di generazioni diverse, ci consideriamo suoi allievi. Grazie a lui sono rimasta stregata dal Portogallo, tanto da creare una casa editrice di letteratura lusitana. Ha letto tutti i miei romanzi e mi ha sempre incoraggiato.
E così ha fatto con Ugo Ricciarelli quando ha sostenuto Il dolore perfetto che poi ha vinto il Premio Strega, così faceva con Di Paolo che è molto giovane. Era generoso con gli amici. Una volta mi chiamò alle tre di notte per dirmi che gli era piaciuto quel che avevo scritto.
Così, in Una giornata con Tabucchi, si rievocano letture condivise ma anche incontri, cene e dialoghi al telefono.
Ci sono una conversazione a tre, dal titolo Tabucchiera, e due racconti: uno firmato da Petri e l’altro da Ricciarelli, nati da suggestioni tabucchiane. Ma soprattutto ci sono i personaggi, lo stile, i tanti luoghi vissuti e immaginati dallo scrittore pisano che ha sposato Lisbona, si è innamorato negli anni Sessanta del poeta Ferdinando Pessoa e ha amato in un lungo matrimonio felice la sua sposa portoghese Maria José detta la Zè.
C’è nelle parole della Maraini, la gratitudine per il celebre Sostiene Pereira e per quel protagonista “che parla con il ritratto della moglie, che beve continuamente limonate, che piano piano, con le movenze di una lumaca stanca, tira fuori la testa dal suo guscio, per trovare un coraggio che non si conosceva”. C’è l’enigma femminile della Isabel di Requiem, che secondo Petri, potrebbe ritornare in qualche scritto postumo. C’è la passione civile di uno scrittore che, pur vivendo molto all’estero, seguiva da vicino le vicende italiane; di un burbero che non amava i salotti, tanto da consigliare all’amico Di Paolo: “metti un disco di Schubert, apri a caso i Dubliners e vedrai che ti dimentichi di quello che sulla pagina culturale del Corriere Tizio ha scritto di Caio”. C’è il grande viaggiatore che da Notturno indiano a Donna di Porto Pim ci ha fatto sognare il mondo dall’India alle Azzorre. E c’è il narratore che da laico scriveva ai morti “perché è la maniera più rapida di scrivere a se stessi” e popolava di fantasmi la sua letteratura.
Del resto Tabucchi credeva che non si muore finché qualcuno parla di noi.
Lara Crinò – Venerdì di Repubblica – 14-9-12
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