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mercoledì 5 settembre 2012

Lo Sapevate Che: Il Made In Italy...


Quando Il Made In Italy
Non E’ Questione D’Etichetta

Comprare made in Italy è saggio sia perché, in molti casi, è sinonimo di migliore qualità, ma anche perché è un modo intelligente per aiutare il Paese. Purtroppo, però, l’etichetta può diventare talvolta la foglia di fico
Per nascondere brutte storie. Tempo fa avevamo raccontato di un’inchiesta della guardia di finanza su delle società possedute da persone di nazionalità cinese che producevano o assemblavano mobili per noti marchi nazionali. Di questo si era occupato anche Report con una trasmissione divenuta celebre con il nome di “divanopoli”. In casi come questi il marchio made in Italy non nascondeva solo il fatto il mobile era stato realizzato da società registrate in Italia e possedute da cinesi, cosa perfettamente legittima, ma anche che la manodopera era cinese, cosa altrettanto legittima, ma già discutibile: se infatti in made in Italy si identifica con un certo modo di produrre, ovvero l’uso di certi materiali con certe competenze e modalità, forse si può avere qualche dubbio che sia corretto definire italiano un mobile costruito da persone che, nazionalità a parte, non possiedono lo specifico Know-how del made in Italy in questo settore.
Ma c’è di peggio. Come dimostra la sentenza pronunciata a Luglio a Forlì e che conclude il primo grado del processo intentato da due artigiane, Elena Ciocca e Manuela Amadori, contro alcune società italiane di nome ma cinesi di fato. La sentenza ha condannato queste società per “rimozione e omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro”, per sfruttamento dei lavoratori, per evasione fiscale e previdenziale. Era così, infatti, che riuscivano a far pagare ai committenti meno della metà rispetto alle concorrenti italiane. Da sottolineare che la sentenza è estesa anche ai committenti italiani, grazie a quel principio di corresponsabilità sociale ed etica che, per fortuna, si va diffondendo. Se desidero un olio italiano, posso cercare sulla bottiglia la dichiarazione prevista dalla legge. Se compro una poltrona, rischio di mettermi in casa un made in Italy solo di nome e non di fatto. E la differenza, come abbiamo visto, non è solo sulla qualità.
Aurelio Magistà – Venerdì di Repubblica – 24-8-12

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