11 settembre sono passati 11 anni, ma ancora non abbiamo compreso
Quel pomeriggio ero a casa di mia nonna, stavo sudando sulla cyclette, mentre aspettavamo che in tv che dessero la nostra soap preferita. Poi le immagini degli attentati in diretta. Lo sbigottimento, non si riusciva a capire, sembrava tutto così irreale, non era possibile che si stesse verificando quello appariva sullo schermo. Nella vita è così, i fatti non sono reali, finché non accadono e lì, davanti ai nostri occhi stavano accadendo. Ricordo che la prima cosa che ho fatto è stata quella di chiamare l’ufficio, per dire ai miei colleghi: “Vedete anche voi cosa succede?”. La scansione degli avvenimenti, registrata e vissuta minuto per minuto, con disperata incredulità. Qui era un pomeriggio dolce di fine estate, e presa dai miei doveri di mamma ho portato i bambini ai giardinetti e mentre giocavano con i loro amici, noi mamme sedute sulle panchine, con l’orecchio alla radiolina per ascoltare gli sviluppi. I colori così caldi e dorati del parchetto sembravano appartenere ad un’altra dimensione. Dall’ufficio arrivavano notizie delle reazioni all’attacco terroristico. Le differenti visioni dell’accaduto: quelle del nord e quelle del sud del mondo. Come spesso accade nei casi di stragi volte a sovvertire l’ordine stabilito, la verità sugli avvenimenti è affidata ad una versione ufficiale, che non toglie mai tuttti i dubbi. Anche se, in questo come in altri casi, credo che la verità conti fino ad un certo punto, la cosa più importante su cui indagare rimane il perché sia potuto accadere, il chi e il come vengono dopo. L’unica cosa certa è che ancora oggi facciamo i conti con quanto è avvenuto quel giorno, anche se forse, non lo abbiamo ancora compreso del tutto.
Cinzia Inguanta
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