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domenica 20 agosto 2017

Lo Sapevate Che: Se leggere diventa l'arma sedttiva di un teenager...



Mio Figlio Maggiore ha 14 anni una dedizione degna di miglior causa alla sua tartaruga (addominale), una passione smodata per le ragazzine, l’instabilità emotiva degli adolescenti e una tendenza all’approssimazione. La scuola non ha mai esercitato un grande fascino su di lui se non per le occasioni di socialità che strutturalmente offre. Lo studio è considerato un’attività degradante e pericolosa, da praticare con moderazione; la lettura un’imposizione materna, condizione necessaria per avere accesso allo smartphone. “Voglio iscrivermi al liceo classico”, ha annunciato un giorno. “Perché?” gli abbiamo domandato increduli. “Perché senza il greco non si può vivere”. Gli ho raccontato dei miei pomeriggi china a declinare lingue morte, del mio arrancare, del necessario amore per la conoscenza che passa anche per un pervicace masochismo. “Ottimo”, ha replicato. Potevamo contrastare cotanta determinazione, seppure apparentemente inconciliabile con ossessivo allevamento di tartarughe e l’apparente disinteresse verso le lettere? Giammai. L’aver impresso una direzione al proprio futuro non ha tuttavia turbato il virgulto, che ha continuato a nutrire il suo vorace edonismo, indifferente all’inappetenza della sua anima. Così abbiamo preso provvedimenti. “Forse è il caso di cambiare campo estivo per le vacanze, nella città di A, in Massachusetts”. “Perché? A me il campo naturalista con i bacherozzi piace”. “Certo ma adesso devi fare qualcosa che sia adatto alla tua età. Ai tuoi interessi, ehm, futuri…”. “Sto bene così”. “Guarda qui, sembra bellissimo!”. “Lì??? Non ci vado nemmeno morto! Piuttosto mi offro come schiavo di Brenda, la vicina di casa”. “Troppo tardi. Ti abbiamo già iscritto. Dura un mese e, durante la settimana, dormirai lì”. “Dormirci mai”. Siamo arrivati nella città di A una domenica sera, sfiniti dal jet, dal viaggio e dal broncio di un torvo 14enne. Il lunedì mattina, in formazione completa (“Mamma, così, tutti insieme anche con quei due balordi dei miei fratelli sembriamo il gruppo folcloristico lombardo-pugliese. Dobbiamo proprio stare tutti insieme?”), lo abbiamo accompagnato al campo estivo Great Books, grandi libri, dedicato agli adolescenti e, soprattutto, alla lettura di testi classici moderni, contemporanei, di prosa, di poesia, istituzionali e ludici. “Quante ragazze…”, ha commentato al cospetto di sciami di fanciulle (anche negli Stati Uniti evidentemente la lettura è attività prevalentemente femminile) che scendevano vocianti dal dormitorio. “Be’, se tutti dormono qui, non posso mica essere l’unico scemo che torna a casa la sera, no?”. “Veramente…”. “Dai, dai, dai posso restare qu sempre?”. Per quattro settimane abbiamo perso le tracce di nostro figlio, fatta eccezione per una visita di 24 ore scarse a casa per fare il bucato e ammettere, sotto ricatto (“Dillo! Dillo! Altrimenti non esci di qui!”, “E va bene: è fichissimo”) che avevamo ragione noi. Per la prima volta è uscito dal niso, io ho imparato, con un po' di malinconia, a non averlo intorno, i fratelli hanno occupato ogni spazio. Lui, degno figlio dell’economista marxista, ha insegnato l’Internazionale ai suoi compagni americani, ha passato serate a cantare canzoni country accompagnate da un banjo, ha dormito pochissimo, si è fidanzato (a suo dire), ha scoperto che uno dei suoi migliori amici al campo è transgender ed è diventato paladino dei diritti LGBT, si è divertito come un pazzo e, forse, ha scoperto che leggere è un modo bellissimo per diventare grandi. Adesso bisogna solo convincerlo a tornare a casa.
Claudia de Lillo – Opinioni – Donna di La Repubblica – 12 Agosto 2017 -

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