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sabato 19 agosto 2017

Lo Sapevate Che: A Milazzo c'è un fantasma...



Appena arrivi in Sicilia, superata Messina, capiti in una stazione fantasma. Vale a dire deserta. Disertata, Non un’anima viva. Persino le voci degli altoparlanti sembrano registrate. Suonano meccaniche. Sono di origine misteriosa, poiché nulla si muove nell’edificio massiccio e accecato, un tempo forse animato da capistazione, vice capistazione, ferrovieri e impiegati. Tutti fuggiti, licenziati, dispersi. La loro sorte mi è sconosciuta. Una volta c’era anche un bar, nel quale sostavano i passeggeri discesi dai treni in arrivo da Roma, da Napoli, con l’obiettivo di raggiungere le spiagge siciliane o le Eolie. Da Milazzo, dove è la stazione fantasma, partono gli aliscafi diretti nell’arcipelago delle sete isole: Vulcano, Lipari, Panarea, Alicudi…Promosse dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ma private di una normale, civile stazione ferroviaria nell’attigua isola madre, che è la loro terra ferma. Impossibile dissetarsi. Sulle porte chiuse dello spaccio ci sono ancora, un po' ingiallite, le pubblicità dei gelati un tempo in vendita. Non un giornale. Non un francobollo. All’arrivo come alla partenza non c’è un portabagagli che ti aiuti a salire e a scendere le scalinate ripide del sottopassaggio. Non c’è un autoctono o un immigrato in buona salute che abbia bisogno di un’occupazione, e che potrebbe essere di dignitoso e grande aiuto agli anziani e a chi ne ha bisogno. Le valigie diventano le croci di un incruento calvario. La provincia conosce dunque il pieno impiego, nonostante le statistiche e i giovani che tendono la mano nel vicino centro di Milazzo. Un’autorità misteriosa vieta qualsiasi attività nella stazione. La discesa nel sottopassaggio e poi la risalita assomigliano a una penitenza per villeggianti provenienti da un altro mondo, dove le stazioni hanno ascensori e scale mobili. La stazione degli spettri annuncia da Milazzo una Sicilia deserta che non esiste. E’ il residuo della scena di un thriller. E’  un frammento di Sicilia abbandonato anche dalla polizia. Non un agente in vista. Anche se un altoparlante risuona puntuale, notte e giorno, avvertendo i viaggiatori che un’invisibile polizia ferroviaria veglia sulla loro sicurezza. Il “grande fratello” annidato in chissà quale ufficio, distante chilometri da Milazzo, è generoso in consigli: non perdete d vista i bagagli. Quando prendi un treno per il Nord o per Palermo a tarda sera guardi il buio vuoto in cui sei immerso con una certa preoccupazione. Le lontane luci di una raffineria diventano sinistri segnali. Potrebbero essere fuochi fatui. Mi dicono che in giornata la stazione sia terreno di caccia per una fauna abituale e spesso molesta, soprattutto con le ragazze non accompagnate e con i turisti stranieri. Avevano promesso di fare il ponte sullo Stretto di Messina. L’avevano già disegnato. E avevano assunto un certo numero di personale tecnico. L’avanguardia di una grandiosa realizzazione. L’ennesimo progetto si è sgonfiato. È invece prevalso un altro programma. Più semplice, meno costoso e meno faticoso. Hanno svuotato una stazione a qualche chilometro, sulla sponda siciliana. Ne hanno fatto un desolato ingresso nell’isola in cui rassegnazione e indignazione convivono. Il megaponte, in competizione per lunghezza con quello di Nanchino, è finito tra le fandonie della politica nazionale. La realtà è la stazione fantasma. Nell’attesa di un treno, a Milazzo, mi capita di pensare a Guido Morselli, autore di “Roma senza papà”, uno scrittore che abbiamo amato quando era ormai morto. Da vivo non aveva trovato un editore disposto a pubblicare i suoi romanzi. Morselli racconta che nell0Italia in cui il pontefice ha abbandonato il Vaticano per rifugiarsi a Zagarolo, si pensa che per sviluppare il Meridione bisogna affidarsi ai gesuiti. I quali, per creare l’atmosfera favorevole a una crescita economica, piantano pinete, campi di tulipani. E tanti altri prodotti della flora nordica nelle contrade del Sud. E riescono nell’impresa. I gesuiti di Morselli avrebbero importato nella stazione di Milazzo capostazione, ascensori, scale mobili e agenti della polizia ferroviaria.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori –L’Espresso – 13 Agosto 2017 -

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