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mercoledì 2 agosto 2017

Lo Sapevate Che: Se domani finiscono i tedeschi...



La vecchia Europa invecchia. Si nasce meno di quanto si muoia. Le vite si sono allungate, ma le nuove generazioni sono sempre meno folte. E col tempo non in grado di garantire la successione, un giorno forse neppure di assicurare le pensioni agli anziani. Un’iniezione di giovinezza attenuerebbe il calo demografico destinato a sconvolgere gli equilibri economici e sociali di molti paesi del Continente e a provocare il loro declino. La simultanea ondata di migranti, che si abbatte sulle nostre coste, potrebbe apparire un fenomeno compensativo, qualcosa di simile a un soccorso provvidenziale destinato a colmare i vuoti umani che si stanno scavando. Ma l’Europa si sente invasa, minacciata dai migranti che fuggono l’Africa e affrontano la morte nel Mediterraneo, trasformando in un cimitero le acque delle nostre vacanze. Così siamo stretti in una tenaglia: da un lato il rifiuto (che considero culturale) di procreare abbastanza per assicurare una costante continuità all’Europa, dall’altro il rifiuto (spesso xenofobo) di accogliere masse umane che appaiono come invasori. L’idea di una società multietnica, ottenuta attraverso una faticosa assimilazione, è vista come una rinuncia alla nostra identità. Impedisce di vedere le lene ma inesorabili conseguenze del declino demografico: una bomba silenziosa, con effetti prolungati nel tempo, spesso al di là delle esistenze di molti di noi. E che per questo appare come una minaccia del futuro che non vedremo, che non ci tocca, ma di cui siamo responsabili di fronte alle generazioni che lo conosceranno. Mentre l’ondata di migranti è il presente. La viviamo. È la paura di oggi. Riassumo i dati che tante istituzioni europee interessate alla demografa hanno fornito negli ultimi due anni. Il caso tedesco è il più interessante. Nel prossimo mezzo secolo la Germania conterà più di sessantaquattro milioni di nascite. Se persistono i assi di fertilità (1,3 per donna nel 2016 contro il 2,1 necessario per mantenere stabile la popolazione) entro il 2080 può scomparire una quota di abitanti equivalente a quella della Germania dell’Est, un tempo comunista. Agli ottantuno milioni di oggi a livello nazionale se ne dovranno sottrarre ventiquattro. Vale a dire l’equivalente delle popolazioni, assieme, delle cinque principali città del paese. Sono cifre da fantascienza rese nebbiose, incerte, perché con scadenze reali remote, L’angoscia che dovrebbe accompagnarle può quindi essere rinviata. Inoltre sono pronostici modificabili, si pensa, con provvedimenti in favore della fertilità. E naturalmente con immigrazioni controllate, selezionate, insomma asettiche. Senza flussi di massa, senza drammi e odor di cadaveri. Qualche effetto positivo c’è già stato, ma resta che, malgrado la robusta spesa pubblica, in cui è compreso un altrettanto robusto sistema di sicurezza sociale, sulla Germania continua a pesare la minaccia di una contrazione demografica senza precedenti. Una decimazione della popolazione contenibile, meglio attenuabile, con una forte immigrazione. Un’idea quest’ultima che spaventa gli elettori e che può cambiare il panorama politico tedesco. E anche gli equilibri nell’Unione Europea. La Francia (insieme alla Gran Bretagna) sfugge al calo demografico, di cui ha sofferto nel secolo scorso, quando anche i prolifici emigranti italiani contribuirono a contenerlo. Entro alcuni decenni, stando ai calcoli attuali, grazie all’apporto degli immigranti in maggioranza magrebini, la Francia dovrebbe raggiungere i settantotto milioni di abitanti, rispetto al sessantasei di oggi, e potrebbe superare il Pil tedesco, col conseguente cambiamento nell’equilibrio del potere europeo. L’Italia invecchia come la Germania e il suo deficit demografico si avvicina a quello tedesco. Le proiezioni indicano che la Grecia, il Portogallo, la Bulgaria, la Slovacchia, la Lituania subiranno nel prossimo decennio un calo della popolazione (37,4%) secondo il Fondo monetario internazionale difficile da gestire. Lo sfoltimento delle popolazioni può aumentare in un primo tempo il reddito procapite. Ma l’eredità su cui si baserebbe questo miglioramento svanirebbe molto presto. Le scelte dell’Europa mettono in gioco la sua anima e il suo avvenire.
Bernardo Valli – Dentro e Fuori – L’Espresso – 30 luglio 2017 -

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