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martedì 29 agosto 2017

Lo Sapevate Che: La vera storia di Dunkirk...



Una battaglia del 1940 raccontata nei nostri giorni può accendere strane idee. Soprattutto se vi contribuisce un film che si ispira alla storia senza l’impegno di rispettarla alla lettera. Ha altre ambizioni. È una fiction. Il tema non è tanto la guerra quanto la sopravvivenza nella guerra. Paura e coraggio vi si alternano e confondono. È cinema puro, che in una tensione crescente racconta tre storie simboliche: il soldato Tommy prigioniero della spiaggia infernale; la fragile imbarcazione impegnata a soccorrere i naufraghi dell’esercito in rotta; lo Spitfire della Royal Air Force a confronto con la Luftwaffe. Insieme, immersi nel grandioso e realistico contesto, scrivono una pagina che può essere letta in varie versioni: una disfatta militare, oppure un’eroica evacuazione, oppure il salvataggio di un esercito che potrà così proseguire il conflitto. Tutto questo è compreso nel “Dunkirk” di Christopher Nola. Preciso subito bellissimo. Non è tuttavia la qualità dell’opera che fa discutere. È come viene ricostruito un avvenimento cruciale della Seconda guerra mondiale. La travolgente offensiva tedesca nel Nord della Francia costrinse le truppe francesi e inglesi a ritirarsi verso il mare. Accerchiati Dunkerque della Wehrmacht, 400 mila uomini tentarono, mentre veniva difesa la città, di raggiungere le coste britanniche. Churchill temeva una conquista tedesca dell’Inghilterra e voleva rimpatriare il suo esercito e quel che era possibile dell’esercito francese. Fu l’operazione Dynamo, che negli ultimi giorni di maggio e i primi di giugno, grazie anche a imbarcazioni civili, portò in salvo 338 mila soldati (dei quali 115 mila francesi) stando alle valutazioni di solito citate. Sul Guardian, la scrittrice inglese Sunny Singh rimprovera a Christopher Nolan di avere dimenticato nel suo film le truppe indiane, arrivate da Bombay, e i marocchini e gli algerini dell’esercito francese. E ancora, dice Sunny Singh, gli equipaggi della Royal Navy originari dell’Africa orientale e dell’Asia meridionale che parteciparono all’evacuazione. Insomma l’accusa è di aver limitato la presenza di “visi non bianchi” a qualche rapida scena di massa sulla spiaggia e di dare quindi solo una versione “bianca” della storia. La discriminazione non sarebbe dunque lontana. Le critiche francesi riguardano il carattere troppo britannico del film di Nolan, in cui si accenna appena ai difensori francesi della città che permisero l’evacuazione e persero nella battaglia migliaia di uomini. C’è perfino chi ha parlato di una “brexit” del 1940, vale a dire di una fuga inglese dalla Francia invasa dalle truppe del Terzo Reich. Sul terzo volume di Giornalismo italiano (curato da Franco Contorbia e pubblicato nei Meridiani di Mondadori) c’è una corrispondenza di Cesco Tomaselli del 2 giugno 1940. L’inviato speciale del Corriere della Sera segue la battaglia di Dunkerque ancora in corso da Bergues, località qualche chilometro a sud, dove arriva quando “il combattimento crepita ancora nei sobborghi orientali” e giusto in tempo per vedere la bandiera con la svastica salire tra il fumo e gli incendi sull’antenna della vecchia fortezza”. Nell’articolo poi trasmesso da Colonia, Tomaselli riferisce quel che gli abitanti di Bergues dicono degli inglesi che cercano di lasciare Dunkerque: “Avevano fretta, molta fretta. Hanno raccomandato ai Francesi di tener duro e sono andati a imbarcarsi”. Gli inglesi che abbandonavano gli alleati e ritornavano in patria era un argomento su cui già insisteva la propaganda tedesca e anche quella italiana. Mussolini sarebbe entrato in guerra il 10 giugno. Il giorno prima, il 9, quando la battaglia di Dunkerque era ormai conclusa, Charles de Gaulle, da poco promosso generale di brigata a titolo provvisorio e da pochi giorni sottosegretario alla guerra, incontrava per la prima volta Winston Churchill a Londra. Nei suoi Mémoires de Guerre racconterà l’impressione che gli fece il premier inglese: “La Gran Bretagna, guidata da un lottatore di quella tempra, non si sarebbe certamente piegata”. Ma de Gaulle si rese anche conto che l’unione strategica franco-britannica si era praticamente spezzata. Riportati a casa i soldati, la Gran Bretagna pensava alla propria difesa. Mentre la Francia una settimana dopo, nominava presidente del Consiglio il maresciallo Pétain, avrebbe chiesto l’armistizio alla Germania. Con la quale l’Inghilterra restava invece in guerra. Questa è la storia vera dietro il forte, geniale film di Nolan.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 27 agosto 2017 - 

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