A tre anni dall'avvio del «suo regolare
servizio di trasmissioni televisive», annunciato da Fulvia Colombo, la RAI
aveva arricchito il proprio palinsesto con diversi sceneggiati e giochi a quiz,
questi ultimi affidati all'onnipresente Mike Bongiorno. Sulla scia di questa
graduale apertura ai moderni linguaggi della comunicazione televisiva unita
all'obiettivo di aumentare le entrate, l'azienda sposò l'idea di dare spazio
alla pubblicità.
Fu escogitato un preciso format che, nel
ricreare l'ambientazione teatrale, desse l'idea di proporre un mini
varietà soltanto in minima parte occupato dal prodotto da
reclamizzare. Le regole, assai rigide, furono dettate dalla SACIS (società
di produzione e censore della RAI): ogni scenetta, rigorosamente in bianco e
nero, poteva durare al massimo 2 minuti e 15 secondi, dei quali solo gli ultimi
35 secondi da dedicare alla reclame.
Il nome della nuova striscia venne suggerito da
Marcello Severati, ispirato probabilmente dal recente film musicale Carosello
napoletano. Di derivazione partenopea anche il teatrino, disegnato su un
bozzetto di Gianni Polidori. Autore della sigla Luciano Emmer, seguita da un
rullo di tamburi e da una tipica tarantella.
L'esordio, fissato inizialmente per l'inizio
dell'anno, avvenne sul primo canale RAI, alle 20.50 di domenica 3 febbraio.
"Shell", "l'Oreal", "Singer" e "Cynar"
i primi marchi pubblicizzati, ognuno preceduto da una piccola scenetta recitata
da noti attori e personaggi dello spettacolo.
Così lo spot, in maniera tutt'altro che
aggressiva, entrava nelle case di migliaia di italiani (gli abbonati in quel
momento ammontavano a poco meno di 700 mila), che col passare del tempo
iniziarono ad affezionarsi ai vari personaggi che sfilavano sullo schermo.
I grandi seguivano soprattutto gli sketch delle
star del cinema e della TV come Totò, Macario, Vittorio Gassman,
Mina e Nino Manfredi. Nelle simpatie dei piccoli entrarono le storielle di
figure immaginarie come Angelino, Carmencita e
soprattutto il pulcino Calimero, che venivano ad essere una sorta
di antesignani dei cartoni animati. Un piccolo show di centotrentacinque
secondi curato da grandi firme della regia del calibro di Luigi Magni, Gillo
Pontecorvo, Ermanno Olmi e Sergio Leone.
Oltre alle numerose innovazioni nel linguaggio
televisivo, la trasmissione scandiva la quotidianità delle famiglie imponendosi
come fenomeno sociale: lo dimostra il fatto che ogni volta i
bambini si sentivano ripetere dai loro genitori il monito «a letto dopo
Carosello». Meriti che facevano passare in secondo piano l'aspetto
commerciale, a dispetto delle critiche che lo dipingevano come un programma
diseducativo.
Dopo aver dato colore alle serate degli italiani
per vent'anni, Carosello andò in pensione il 1° gennaio 1977, con il saluto di
addio affidato a Raffaella Carrà. Nel 2013 la RAI ne ha lanciato
una versione "Reloaded", con una seconda edizione trasmessa fino a
febbraio 2014.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/153001
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