Formatosi all'università negli ambienti
antimperialisti, convinti che la strategia degli Stati Uniti avesse privato
Cuba della sua indipendenza, Fidel Alejandro Castro Ruz era
animato dal desiderio di tradurre i suoi ideali politici in un impegno concreto
in parlamento. Il colpo di stato del marzo 1952 che portò al potere, con il
pieno sostegno degli USA, il generale Fulgencio Batista scompaginò
i suoi piani.
Di fronte al regime repressivo che si andava
instaurando individuò nell'azione di forza l'unica risposta possibile. Prese il
via la cosiddetta rivoluzione castrista che, dopo il primo
tentativo fallito contro la caserma Moncada (26 luglio 1953),
andò in porto tre anni più tardi grazie all'impresa del Movimiento 26
de Julio, cui prese parte il celebre combattente e medico Ernesto
"Che" Guevara.
Messo in fuga il dittatore, il 1° gennaio 1959
Castro entrò trionfante a L'Avana alla guida dei suoi fedelissimi "barbudos".
La sua ascesa al governo dell'isola si concretizzò il successivo 16 febbraio,
quando assunse l'incarico di primo ministro del Governo Rivoluzionario cui
unì quello di comandante delle forze rivoluzionarie. Lo scenario di diffusa
povertà che regnava a Cuba lo spinse ad adottare misure drastiche, tra cui la
nazionalizzazione dell'industria e la confisca di beni di proprietà straniera,
procurandogli la forte ostilità degli USA.
Il fallito tentativo di questi ultimi di
rovesciare il suo governo nell'aprile del 1961 con lo Sbarco nella Baia
dei porci e la Crisi dei missili dell'anno successivo
(in cui si profilò l'incubo di un conflitto tra Stati Uniti e URSS) spinsero
definitivamente Cuba nell'orbita sovietica, suggellata dall'adesione al
socialismo e dalla conseguente nascita del Partito comunista cubano (1965),
di cui Castro divenne il primo segretario.
La risposta dell'amministrazione americana
guidata da John Fitzgerald Kennedy si tradusse dal 1963 in
un embargo commerciale, economico e finanziario destinato a
condannare il lider maximo e il suo governo a un lungo
isolamento internazionale. Per il paese significò l'inizio di una crisi sociale
ed economica che originò la fuga di massa dei cubani, in particolare verso la
Florida. La situazione si aggravò con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991;
ciononostante il governo rivoluzionario non subì contraccolpi e conservò il
potere anche nel ventunesimo secolo.
Il 18 febbraio 2008, provato da problemi di
salute, annunciò la sua uscita di scena in favore del fratello Raul,
cui affidò tutti i suoi poteri. Si concluse così un'era durata mezzo secolo nel
corso della quale l'ex combattente rivoluzionario si confrontò con i principali
protagonisti del '900, da Kennedy a Gorbačëv passando per Giovanni Paolo II,
fino ad arrivare ai più recenti Obama e Putin.
Sopravvissuto a innumerevoli colpi di stato e
attentati contro la sua persona e scomparso nel novembre del 2016, il leader
cubano continua a dividere storici ed osservatori sui risultati della sua
rivoluzione socialista: foriera di riforme economiche efficaci e di migliori
condizioni di vita per alcuni; funzionale alla creazione di un regime
illiberale e repressivo per altri. Una svolta nei rapporti con il governo
americano è arrivata verso la fine del 2014, con l'annuncio da parte del
presidente Obama di voler porre fine all'embargo.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/212003
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