I
due studiosi, nel corso di esperimenti condotti nel laboratorio radiologico
dell'Università della California, a Berkeley, fecero la sensazionale scoperta
di un nuovo isotopo (tipo di atomo di uno stesso elemento che
si differenzia per numero di massa, dato dalla maggiore presenza di neutroni)
del carbonio, formato da sei protoni e 8 neutroni.
Di qui la scelta di chiamarlo "carbonio-14". Indizio essenziale alla
loro scoperta era stata l'energia radioattiva emessa dallo stesso atomo, di cui
però non compresero le implicazioni scientifiche. Il primo ad arrivarci,
vent'anni dopo, fu Willard Frank Libby, chimico dell'Università di
Chicago.
Costui, riuscendo a calcolare un'emivita di oltre 5mila anni del
"carbonio-14" e partendo dalla sua presenza negli organismi viventi
(assimilato attraverso l'aria), teorizzò un sistema di datazione dei reperti
fossili, basato sulla misurazione del livello di radioattività presente negli
stessi reperti.
Il nuovo metodo, che valse a Libby il Nobel per la Chimica nel 1960, divenne
presto un prezioso strumento a disposizione degli archeologi, consentendo di
svelare l'esatta collocazione temporale di scheletri e altri materiali di
origine organica (legno, fibre tessili, semi, etc.).
L'applicazione più celebre e discussa si ebbe con la Sindone di Torino,
fatta risalire a un intervallo di tempo tra il 1260 e il 1390, che di fatto
andava a sconfessare il suo legame con Gesù.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/4708001
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