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martedì 8 gennaio 2013

Lo Sapevate Che: Camilla Ella Williams...


-  BlooMington (USA) 29 gennaio

La prima soprano nera che cantò la
 libertà accanto a Luther King

Con un marito consigliere giuridico di Malcom X, lei cantava, nei teatri d’opera, nei concerti.
Voce bellissima, soprano. Così bella da meritare la storia: avrebbe cantato, dal palco di Martin Luther King: poco prima che lui lanciasse io suo I have a dream. Canto profetico, a suo modo, destinato a tutti i colori americani.
Camilla era di Danville, Virginia: nera e battista. Con tirocinio, da bambina, nei cori delle chiese locali. Una buona base, gli spirituals, ma questo si sa. Diritti civili, zero, a quei tempi, per i back: anche questo è noto. Nella profonda e sudista Virginia, poi: una celebre università si chiamava State College for Negroes. Negri, apartheid dichiarato (ma la civiltà è arrivata anche lì, oggi si chiama Virginia State University). E’ stato l’ateneo dove lei – figlia di un autista – si è perfezionata. Era brava, e la fortuna, bendata ma non razzista, ha dato una mano agli esordi: un coach bianco e gallese le dà lezioni private, e un gruppo di compagni di studi, bianchi e neri, fanno una colletta per aiutarla a pagarsi gli studi. Piaceva, Camilla, anche per l’ironia. Incrociando il razzismo stabile e la sua vocazione diceva: “ Non si può
piangere per queste cose. Danneggia le corde vocali e rovina la voce”.
Buon programma per fare un botto mai visto prima. Nella capitale nordista, cioè New York. Ci arriva per studiare ancora, e fa la maschera nel cinema per mantenersi. Diceva: “Dio sceglie sempre il Suo tempo per mettere a posto le cose”.Lui sceglie per lei la sera del 15 maggio 1946. L’hanno scritturata per fare Cio-cio-san, cioè per cantare Madama Butterfly, di Puccini. Dove una povera geisha giapponese viene usata e gettata da un ufficiale della marina americana che si chiama, oltre a tutto, Benjamin Franklin Pinkerton. Il luogo della scrittura è il City Center di Manhattan. Gestito integralmente da bianchi. Ma Dio è tempista e, ovviamente, non ha pregiudizi. Le ha fatto incontrare, durante qualche audizione, il più celebre, e intelligente, soprano degli Stati Uniti, e uno dei meglio al mondo: Geraldine Farrar, una specie di Callas. Puntuale, anche lei, raccomanda, per lettera, Camilla all’impresario del teatro: lui, il signor Judson, quasi sviene. Nel leggere che una Farrar si fosse sprecata per una “unknown, little, coloured girl”. Ma non fa resistenza, e quella “prima” va in porto. Gran Butterfly. A
Parte la voce, il fatto è regale, e lancia in scena un mazzo di significati: è la prima cantante d’opera afroamericana scritturata dai bianchi, è vestita da giapponese (cioè come un ex nemico, siamo nel 1946), e alla fine si suicida, perché il bianco Pinkerton l’ha lasciata. Ed è una donna, oltre che nera. Sarebbe andata molto avanti, nel mestiere: come Aida, Mimì (La bohème), con orchestre mondiali. Ha aperto la strada a magnifici soprano neri: la Price, la Norman. E poi quel giorno, nel 1968, era col reverendo King che indicava il suo “sogno”. Realizzato. E’ morta il 29 gennaio, a 92 anni, a casa sua.
2012 – Gente che va – Venerdì di Repubblica – 28-12-12

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