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In Italia Manca La Cultura Della Crescita
La ragione fondamentale del mancato sviluppo delle imprese e dei lavoratori italiani è che l’Italia non è un paese veramente libero a livello economico Lo dimostrano le impietose statistiche sull’”indice di libertà economica” che ci vedono più o meno al novantesimo posto, dopo Turchia e Thailandia. E oggi è sempre più chiaro che senza libertà economica non esistono vera libertà sociale e politica.
La causa principale della scarsa libertà economica non sono le limitate “liberalizzazioni”, ma la mancanza di una autentica cultura delle regole.
Senza di essa non possono nascere le regole giuste, quelle che spingono le imprese a essere più innovative e a creare posti di lavoro.
Gli italiani non hanno capito che le regole vanno rispettate perché conviene alla loro economia.
Durante questi mesi si è acceso il dibattito tra coloro che sostengono che per crescere bisogna togliere le migliaia di regole e norme che opprimono l’iniziativa imprenditoriale italiana, e chi afferma che bisogna controllare e punire davvero chi fa il furbo (evitando le liberalizzazioni in stile “Far West”). Questo dibattito è del tutto fuorviante, perché si basa su considerazioni di tipo puramente “ideologico”, che non tengono conto di una realtà sperimentata da secoli nelle economie che crescono con successo: le regole giuste possono nascere solo se tutte, anche quelle sbagliate, vengono rispettate. E’ vero che in Italia ci sono troppe regole, ma ciò avviene perché agli italiani le norme non interessano, visto che non le rispettano. A quel punto, per provare a farle rispettare, vengono create altre regole, sempre più assurde, che alla fine vengono evase in maniera totale.
L’Italia è preda di un vero e proprio “circolo vizioso delle regole”, causato dalla cronica incapacità di cittadini e imprese a rispettare le regole negli affari e nell’economia. Evasione fiscale al top, crimini ecologici, abusivismo edilizio sono piaghe che conosciamo bene. Anche le imprese più grandi saldano in ritardo i fornitori, per non parlare dello stato che paga spesso con tempi davvero scandalosi. In qualche caso il costo di questa illegalità diffusa è stato quantificato, ma nessuno ne ha mai veramente valutato l’autentico e devastante impatto: l’impossibilità di creare un sistema economico libero dove viene premiata la capacità di competere. Gli economisti parlano di lobby che riducono la concorrenza (per esempio bloccando l’accesso ai giovani avvocati), ma così sottolineano solo una piccola parte del problema.
Un esempio significativo di questo circolo vizioso è il settore assicurativo: in Italia non cresce come in altri paesi e manca di innovazione e competitività, vittima di regole sbagliate che proteggono gli automobilisti disonesti e spericolati, mentre danneggiano quelli virtuosi.
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Roger Abravanel – Luca D’Agnese – Italia, cresci o esci!
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