Etichette

domenica 9 settembre 2012

Lo Sapevate Che: Per Sopravvivere Nelle Ere Calde


L’Orso Bianco
Ha Una Strategia.
Matrimoniale

Gli orsi sono il simbolo animale più usato per sensibilizzare sui rischi connessi al cambiamento climatico: se sparisce la banchisa artica, spariranno anche loro, si dice. E di sicuro la continua riduzione estiva dei ghiacci galleggianti dell’Artico (estensione minima del 2012 sarà probabilmente inferiore persino al record del 2007) non fa bene al più grande carnivoro terrestre. Non è però detto che ne decreti lo sterminio. Ad affermarlo è la genetista Charlotte Lindqvist, dell’Università di Buffalo, il cui gruppo ha analizzato il Dna di 23 esemplari di orso bianco attuali e di uno morto 110.000 anni fa, ottenendo risultati, pubblicati su Science, sorprendenti.
L’orso polare non sarebbe infatti apparso 150 mila anni fa, all’inizio dell’ultima glaciazione, come avevano fatto pensare ricerche genetiche meno accurate, ma esisterebbe da almeno a-5 milioni di anni (insomma è più vecchio del genere Homo), e avrebbe quindi già superato periodi molto più caldi dell’attuale. Ma come è possibile, viste le sue caratteristiche, straordinariamente adatte a farlo sopravvivere al freddo? I suoi dieci centimetri di grasso sottocutaneo, le grandi dimensioni (fino a 800 chili, i maschi)e la pelliccia altamente isolante, i cui peli convogliano il calore solare verso la pelle scura, sono tutt’altro che utili quando la temperatura aumenta.
Bene, a quel che sembra, quando il clima si fa duro (nel senso di troppo caldo), l’orso polare si fonde con l’orso bruno e i suoi geni restano “nascosti” nel Dna di questi ibridi, fino al ritorno del freddo. Nel genoma del bianco si trovano infatti tracce di ripetute convergenze con il bruno.
In pratica, nei periodi di clima caldo, gli orsi polari diminuiscono di numero, si spostano a sud cambiando dieta, rinunciando alle foche e pescando e cacciando invece nei fiumi e foreste, e si incrociano con gli orsi bruni, producendo ibridi meno dipendenti dal ghiaccio e meno a disagio con temperature miti. Al ritorno del freddo i geni per l’adattamento al gelo, sempre presenti nel Dna degli incroci, tornano a essere utili. Averli aumenta le chance di sopravvivenza dei cuccioli e così, pian piano, la specie polare , ritornando a vagare fra i ghiacci del Nord estremo.
Anche questa volta la specie sopravviverà, fondendosi con quella bruna? I primi segni si sono già visti: gli orsi bianchi sono oggi ridotti a soli 25 mila esemplari, li si trova sempre più spesso a cacciare e pescare lontano dal mare e nel 2006 è stato avvistato (e ucciso) il primo ibrido conosciuto di orso bianco-orso bruno.
Nessuna preoccupazione, quindi? Purtroppo non è proprio così, e a dirlo è la stessa Lindqvist : “Le nostre analisi hanno mostrato che oggi la specie è frammentata in piccole popolazioni isolate, con poca variabilità genetica, quindi con meno resistenza ai cambiamenti ambientali, all’inquinamento e alle malattie”. Insomma, non diamo per salva la pelliccia, bianca dell’orso, prima di averlo salvato davvero.
Alessandro Codegoni – Venerdì di Repubblica – 24-8-12

Nessun commento:

Posta un commento