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martedì 11 febbraio 2014

Lo Sapevate Che: Per Posta...


Ma Matteo Renzi
Per prendere voti a destra cosa è disposto a perdere?

Caro Michele Serra, vorrei dare due notizie, una cattiva e una buona,
a Matteo Renzi. Quella cattiva è che io, vecchio elettore di sinistra e
poi di centrosinistra, non voterò più per il suo partito. Quella buona
è che il mio voto sarà “compensato” da quello di un mio amico che ha sempre votato per Berlusconi
Lorenzo Carmignani (Arcore)

Caro Carmignani, la sua sintesi è brutale ma polito logicamente fondata. Immagino che Renzi abbia calcolato di perdere qualcosa “ a sinistra” pur di conquistare elettori di altre parrocchie. Vedremo come andrà a finire. Ma il bilancio (spero che Renzi lo sappia) non sarà solo quantitativo. Non si tratterà, cioè, solo di sapere se i voti in entrata sono effettivamente più numerosi di quelli di uscita.
Si tratterà anche di capire quale centrosinistra uscirà da questa trasmutazione. Per esempio sulle questioni cruciali del lavoro e dei diritti: davvero è “razionale”, come scrive il renziano Davide Serra, tagliare del 40 per cento i salari italiani di Electrolux? E allora è irrazionale Obama che negli stessi giorni aumentava quasi di altrettanto (da 7 a 10 dollari orari) il salario minimo garantito? Se il renzismo potrà servire ad attirare su posizioni più civili e solidali una parte dell’elettorato di centrodestra, sarà comunque un risultato di grande portata politica, direi storico in un Paese come il nostro. Meglio – voglio dire- che il su amico berlusconiano voti per Renzi piuttosto che per il famigerato Silvio, non le pare? Ma a quale prezzo?
Mi sono ben noti i sentimenti di amarezza, o di estraneità, di quelli come lei. Quelli come lei assomigliano molto a quelli come me. Resto in attesa di capire un po’ meglio che cosa sta accadendo e che cosa accadrà. Cerco, su Renzi, di non avere pregiudizi, e quando ne ho penso a quanto incerta e imbelle è stata la sinistra che lo ha preceduto. Ma lei mi faccia sapere, per ogni evenienza, dove è andato a rifugiarsi, che magari la raggiungo.

Michele Serra – Il Venerdì di Repubblica – 7 febbraio 2014

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