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mercoledì 19 febbraio 2014

Lo Sapevate Che: Contromano...


Un Paese di guru e slogan, la nuova Resistenza
la fanno gli insegnanti

Buona parte dei guai attuali del Paese deriva dal fatto che, vent’anni fa,
invece di interrogarsi sul futuro dell’Italia nel mondo globale, la maggioranza
 degli elettori decise di credere alla colossale, puerile ridicola balla
di  un possibile “nuovo miracolo economico”stile anni Cinquanta. Un boom che ci avrebbe fatto tutti ricchi, se soltanto avessimo votato per un imprenditore all’epoca sull’orlo del fallimento.
Poiché la storia non insegna nulla a nessuno, non sorprende che gli italiani continuino a credere alle panzane più semplicistiche, pur avendone sperimentato sulla propria pelle il catastrofico danno. Dev’essere anche la secolare abitudine a credere nei miracoli, il sangue di San Gennaro sciolto nell’ampolla, le lacrime delle madonne sparse per ogni angolo di Paese. Una consuetudine atavica all’irrazionale, per giunta amplificata dalla rete, questa meravigliosa invenzione che permette a qualsiasi somaro di spacciarsi con successo per un genio dell’economia o della scienza, sia pure emarginato per colpa di complotti accademici-e della stampa asservita ai poteri forti.
Così guardo ormai con tenerezza al giovane figlio di un amico o alla pensionata vicina di casa, già berlusconiana di ferro ( “Ha fatto i suoi interessi, se lo votiamo farà i nostri” ), oggi convinti dai nuovi guru che per risolvere i problemi basti cancellare il debito pubblico, tornare alla lira e come per magia recuperare il terreno perduto, milioni di posti di lavoro e la serenità con due milioni al mese.
E’ inutile obiettare che l’uscita dall’euro con bancarotta di Stato e fallimento del sistema bancario, potrebbe invece essere la mazzata finale sui deboli, il passaggio di tante famiglie già in difficoltà direttamente al vagabondaggio sotto i ponti. Uni si limita a pregare in silenzio che non accada, per il bene loro e dei nostri figli. Servirebbe magari un altro euro e soprattutto un’altra Europa, ma questo è un discorso lungo e complesso che non funziona in tv o su Twitter.
A volte penso agli operai di Sesto San Giovanni, dove sono cresciuto, che fra un turno e l’altro in fabbrica trovavano la forza di organizzare riunioni e incontri per discutere, leggere, capire: si sforzavano di leggere i sacri testi dell’economia socialista; chiedevano ai figli, mandati avanti fino all’università a prezzo di enormi sacrifici. Oppure guardo ai bravi insegnanti, eroi di una nuova Resistenza, che hanno continuato a studiare e ad aggiornarsi, nonostante gli stipendi sempre più da fame. Non si tratta di nostalgia, ma di gratitudine.
E’ merito di persone così se non siamo ancora un Paese del tutto rimbecillito dagli slogan.

Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 14 febbraio 2014

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