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mercoledì 26 febbraio 2014

Lo Sapevate Che: Contromano.....

  
Un Paese di Principini che Machiavelli non
L’ha studiato bene

Si discute se Matteo Renzi assomigli di più a Blair, a Craxi o a certi capi democristiani, un Fanfani dell’era internet, ma dovrebbe essere chiaro
ormai che il modello del segretario fiorentino è quello proposto dal
 Segretario fiorentino, l’immortale Niccolò Machiavelli. Renzi è un Principe della nostra epoca, simulatore e gran dissimulatore, leone, volpe e centauro, rapido e astuto cacciatore di potere. Fortunato.
E’ diventato sindaco di Firenze perché Massimo D’Alema  e Walter Veltroni litigavano sui candidati e l’ha spuntata lui, terza scelta e assoluto outsider cittadino, per una manciatina di voti. Ha perso le primarie con Pier Luigi Bersani e si è rivelata la migliore delle vittorie, visto il repentino disastro dell’avversario. Quindi ha vinto con plebiscito la guerra di successione nel Pd, giusto in tempo per far fuori un Enrico Letta ormai bollito, ma alla vigilia di una ripresina economica e di una gigantesca ondata di nomine pubbliche. Descrivo i fatti, senza giudizi morali. Vediamo se il fine avrà giustificato i mezzi.
Il machiavellismo, nell’accezione più volgare, è del resto il metodo di tutti i leader italiani, tanti piccoli principi. E’ un principino della destra Silvio Berlusconi, che fra tante balle ne racconta una colossale da anni ai propri elettori. La storia che senza di lui l’Italia, il Paese più a destra d’Europa, cadrebbe nelle mani dei comunisti. Così si mantiene sulla scena a ottant’anni, con una condanna alle spalle e altre all’orizzonte, nonostante il suo declino sia visibile. Vent’anni fa era stato lui a fregare il principino di turno della sinistra D’Alema, e stavolta invece tutto lascia intendere che Renzi abbia fregato Berlusconi.
Sono principini machiavellici gli altri, i vecchi e i nuovi, da Pier Ferdinando Casini e Angelino Alfano, oggi impegnati in un gioco delle parti che domani potrebbero scambiarsi, fino a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, maestri nell’ingannare il popolo al seguito e nel farlo rimanere “soddisfatto e stupito”, in cambio di un concreto nulla. Alla fine, siamo milioni di principini machiavellici noi italiani.
Ma il vero Segretario fiorentino, con l’aria di riverire il Principe, si rivolgeva agli italiani, un popolo  allora di schiavi, per liberarli dall’inganno, svelando i meccanismi del potere. Vedeva una grande nazione abitata da un piccolo popolo spaventato, ignorante, debole e ingenua preda di ogni scellerato avventuriero, tanto facile all’entusiasmo e alla depressione quanto duro nel comprendere la meccanica spietata nel potere. Questo Machiavelli però, a quanto pare, non ha ispirato nessuno.

Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 21 febbraio 2014

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