Nato ad Omaha, nel Nebraska, e morto a Los Angeles nel luglio del 2004,
frequentò la scuola d'arte drammatica "The Dramatic Workshop" di New
York, debuttando a Broadway nel 1944 e affinando nel mentre la propria tecnica
con i corsi all'Actor's Studio (fucina di star del calibro di Paul
Newman, Al Pacino e Robert De Niro).
Tre anni più tardi salì alla ribalta della critica teatrale con il ruolo del
burbero protagonista di Un tram che si chiama Desiderio, dramma
capolavoro di Tennessee Williams, la cui versione cinematografica firmata da
Elia Kazan (premiata con quattro Oscar) valse a Brando, nel 1952, la prima
nomination all'Oscar come "miglior attore protagonista".
Dopo averlo sfiorato nuovamente con il film "Viva Zapata" (con cui
trionfò al 5° Festival di Cannes), conquistò l'ambita statuetta nel 1955 con il
celebre Fronte del porto (regia di Kazan), che ne consacrò il
fascino ribelle e tenebroso. Al declino degli anni Sessanta seguì la strepitosa
risalita del decennio seguente, con interpretazioni entrate nella storia della
"settima arte".
Da Don Vito Corleone de Il padrino, che gli valse
il secondo Oscar nel 1973, al colonnello Kurtz di
"Apocalypse now" del 1979 (entrambe le pellicole magistralmente
dirette da Francis Ford Coppola), passando per il protagonista dello scandaloso
"Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci.
Vincitore tra gli altri di cinque Golden Globe e nominato otto volte all'Oscar,
si rifiutò di ritirare la seconda statuetta per protestare contro le
ingiustizie verso le minoranze etniche, arrivando a donare agli indiani alcuni
terreni a Santa Monica, in California.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/414004
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