Dall'inizio
degli anni Trenta, il regime fascista intuisce le potenzialità del cinema come
strumento di propaganda e adotta una serie di provvedimenti, che hanno
l'effetto da un lato di scoraggiare le importazioni di film stranieri,
dall'altro di alimentare una produzione locale. Il prodotto finale di questa
strategia è la cosiddetta Legge Alfieri del 1939, che
istituisce l'Ente Nazionale Industrie Cinematografiche (ENIC).
Nel frattempo, la fine dei vecchi studi Cines nel 1935,
distrutti da un incendio, crea le condizioni per la costruzione di un nuovo e
più vasto complesso, rispondente alle ambizioni "imperiali"
dell'Italia mussoliniana. La zona in questione viene individuata in un terreno
di 500mila metri quadrati, lungo la via Tuscolana, a 9 chilometri dal centro di
Roma. Del progetto vengono incaricati l'architetto Gino Peressutti e
l'ingegnere Carlo Roncoroni.
Partiti a gennaio del 1936, i lavori vengono ultimati in appena 15 mesi. Il 28
aprile del 1937 è il giorno dell'inaugurazione e a presiederla è Benito
Mussolini. Il complesso che si trova davanti è qualcosa di completamente
inedito in Europa e potrebbe fare invidia agli Americani: 73 edifici (tra cui
16 teatri di posa, dotati delle strumentazioni più all'avanguardia), 40mila mq
di strade e piazze, tre piscine per le riprese sott'acqua, 35mila mq di
giardini, 900 dipendenti fissi.
Una vera "città del cinema", di nome e di fatto, dove trovano spazio
l'Istituto Luce (memoria storica degli albori del cinema italiano)
e il Centro Sperimentale di Cinematografia (tutt'oggi la più
antica fucina italiana di attori e registi). Prima pellicola ad uscire dai
nuovi studios è Scipione l'Africano (1937) di Carmine Gallone.
La censura fascista non consente grande libertà di generi, per cui prevale in
questa prima fase un cinema d'evasione, fatto di sentimenti passionali e di
uomini forti e risoluti come Amedeo Nazzari e Massimo Girotti.
Il periodo d'oro per Cinecittà arriva negli anni Cinquanta con il filone peplum (termine
che nell'antica Grecia indicava la tipica tunica femminile), ossia dei
"film storici in costume" (legati al contesto biblico o all'Impero
romano), che trovano qui la location ideale: da Quo vadis? a Ben
Hur, passando per Gli ultimi giorni di Pompei. Negli stessi
anni escono i primi capolavori firmati da Visconti, De Sica e Fellini,
destinati a fare scuola nei decenni a venire.
Qui vengono girati oltre tremila film, di cui 47 ricevono l'ambito Premio
Oscar. In questo arco di tempo il complesso di via Tuscolana conserva il suo
primato europeo, tenendosi al passo con il progresso tecnologico; dal 2001, ad
esempio, viene aperto uno spazio interamente dedicato al digitale,
con attrezzature tra le più sofisticate in campo mondiale.
Il ruolo di memoria storica del cinema italiano e internazionale si conferma in
questi anni, soprattutto attraverso il prezioso lavoro del centro per il
restauro e recupero di pellicole, sia in bianco e nero che a colori.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/666001
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