Dopo
aver scandalizzato il pubblico americano con Lolita e
sbeffeggiato il clima destabilizzante della "guerra fredda" (che in
quel periodo dominava la scena politica mondiale), verso la fine degli anni
Sessanta il regista statunitense Stanley Kubrick (figlio di
ebrei polacchi) si orientò verso il filone fantascientifico, nel momento in cui
quest'ultimo iniziava ad uscire dalla dimensione di genere di "serie
B", per acquisire, grazie a colossal come Il pianeta delle scimmie,
una forte valenza metaforica.
Colpito dal racconto "La sentinella" dello scrittore britannico Arthur
C. Clarke, Kubrick lavorò con lui alla sceneggiatura creando un'inedita
sinergia tra la nuova pellicola e l'omonimo romanzo che lo stesso Clarke
pubblicò successivamente. Ne uscì la trama di una favola apocalittica sul
destino dell'umanità, all'inizio del XXI secolo.
La storia comincia agli albori della civiltà terrestre, con un gruppo di
ominidi che, in seguito alla comparsa di un monolito nero (un
blocco massiccio di pietra) di origine extraterrestre, sembra avvertire i segni
di una prima evoluzione. Con un salto temporale di oltre quattro milioni di
anni, la scena si sposta nello spazio, dove un altro "monolito",
simile al precedente, viene rinvenuto su una base lunare, che si attiva ed
invia un segnale radio verso Giove. Viene mandata un'astronave ad indagare e
durante il viaggio verso il pianeta avviene lo scontro tra l'equipaggio e
l'intelligenza artificiale HAL, destinato a diventare un tema
cardine di tutta l'opera.
Dopo quattro anni di lavorazione e un investimento di 10 milioni di dollari per
produrlo, 2001: Odissea nello spazio debuttò in prima assoluta
all'Uptown Theater di Washington, il 2 aprile del 1968. Le oltre due ore di
pellicola spiazzarono completamente il pubblico, abituato a un'idea totalmente
diversa di fantascienza. La critica ne fu subito entusiasta, arrovellandosi
sulle molteplici chiavi di lettura del film.
Il giudizio unanime fu di ritenerlo una cesura epocale nel genere
fantascientifico e nel cinema in generale, a cominciare dagli effetti speciali.
Tutto era stato studiato nei minimi dettagli e l'ambientazione nello spazio
ricreata da Kubrick era scientificamente inappuntabile, per gli stessi esperti
della NASA. Dall'assenza di gravità al silenzio avvolgente, rotto soltanto
dalle note maestose di "Così parlò Zarathustra" di Richard Strauss,
che divenne un tratto distintivo del film.
La sua carica rivoluzionaria, rispetto ai tempi, non si fermava qui. Prima
ancora che Neil Armstrong mettesse piede sulla luna e il pc ed internet
sconvolgessero la vita delle persone, Kubrick invitava alla riflessione
sul rapporto tra l'uomo e l'intelligenza artificiale e
sull'utilizzo della scienza, prefigurando scenari apocalittici, tutt'oggi
considerati futuribili, nonostante il 2001 sia passato da tempo.
Accanto a questi temi c'è quello sempreverde, presente nella filosofia di ogni
epoca, del legame tra l'uomo e la dimensione spazio-tempo, magistralmente
simboleggiato dalla "scena madre" del film: l'ominide che lancia
verso l'alto un osso, che diventa una sorta di ellisse temporale,
proiettando la scena 4 milioni di anni dopo e prendendo le sembianze di
un'astronave.
Premiato con l'Oscar per gli effetti speciali (su quattro nomination
ricevute), 2001: Odissea nello spazio incassò complessivamente
56.715.371 dollari. Considerato una pietra miliare del cinema di sempre, ispirò
generazioni di registi del genere fantascientifico.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/453003
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