Le condizioni fisiche di re Giorgio VI sono peggiorate da diversi mesi e a
rappresentarlo in molti appuntamenti ufficiali è la primogenita Elizabeth
Alexandra Mary, designata a succedere al padre dalla tenera età di dieci anni.
All'inizio del 1952, la giovane rampolla, in compagnia del consorte Filippo, è
impegnata in un viaggio istituzionale attraverso i paesi del Commonwealth per
consolidare le relazioni con i membri dell'ex Impero britannico.
Durante la visita in Kenya, la mattina di mercoledì 6 febbraio arrivano da
Londra notizie di estrema gravità. Il cuore del Re, prostrato dal tumore ai
polmoni, non ha retto e un infarto lo ha stroncato definitivamente durante il
sonno. In casi del genere non c'è molto tempo per dolersi della grave perdita,
bisogna farsi immediatamente carico delle sorti del regno, che da questo
momento sono nelle mani di una giovane donna. Le viene chiesto con quale nome
intende indossare la corona e la scelta è repentina e ferma: conserverà il suo
nome che è anche quello di sua madre.
Così, senza un'investitura ufficiale e lontana dalla madre patria, diviene «Sua
Maestà Elisabetta II, per Grazia di Dio, Regina del Regno Unito di Gran
Bretagna e di Irlanda del Nord e dei suoi altri Reami e Territori, Capo del
Commonwealth, Difensore della Fede». Lasciato in fretta il "Treetops
hotel" (sito nelle vicinanze del Parco Nazionale di Aberdare e divenuto in
seguito una meta turistica per l'eccezionale fatto storico), la Regina ritorna
in patria per i funerali del padre, la sua prima uscita ufficiale.
Nei giorni seguenti, la coppia reale si trasferisce a Buckingham Palace,
residenza ufficiale della corona inglese, cui però viene preferito il Castello
di Windsor, considerato la propria casa. Per l'incoronazione in pompa magna
bisogna attendere un anno e mezzo. Nel frattempo, lo scenario politico che
l'accoglie è quello di un paese che vede cambiare il proprio prestigio
internazionale a vantaggio delle due superpotenze Usa e Urss, rispetto alle
quali grazie alla saggia guida di Winston Churchill l'Inghilterra si ritaglia
un ruolo di sostenitore della distensione.
Elisabetta deve affrontare il tramonto dell'Impero britannico, segnato dalle
rivolte in Kenya e Iran e soprattutto dalla crisi del Canale di Suez, che
sancisce la rinuncia a ogni tentativo di imporre la propria sovranità. Seguono
i decenni degli attentati terroristici in Irlanda e Scozia, attraversate da
forti spinte autonomiste fino alla pace degli anni Novanta. Sotto di lei si
avvicendano 12 primi ministri ma quelli che lasciano il segno sono tre:
Churchill, Margaret Thatcher (che ammette di "detestare
cordialmente") e Tony Blair.
Nonostante il carattere schivo, in parte mitigato dalla passione per abiti
colorati e copricapo alquanto originali, la Sovrana si conquista nei decenni
successivi l'affetto della gente. Un rapporto che subisce un serio
ridimensionamento nel 1997, con la morte di Lady Diana, moglie del primogenito
ed erede Carlo. E' il momento di minore popolarità, con l'opinione pubblica che
vede nella sua reazione fredda alla tragica scomparsa, il chiaro segno
dell'ostilità verso la nuora.
Ma Her Majesty, come sono soliti chiamarla i suoi sudditi, ha le spalle forti e
supera anche questa fase, raggiungendo nel 2007 un primato storico: la più
anziana sovrana britannica di tutti i tempi. Nel 2002 taglia il traguardo del
mezzo secolo di regno, giurando in seguito di non avere alcuna intenzione di
abdicare.
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