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lunedì 12 febbraio 2024

Lo Sapevate Che: Penicillina, il 12 febbraio 1941 il primo test su un paziente: Le sorti della guerra della medicina contro batteri e malattie infettive volsero a favore della prima, mentre la Seconda guerra mondiale seminava morte e distruzione in Europa.

 

Il 12 febbraio 1941 la penicillina veniva testata per la prima volta su un paziente. Una rivoluzione nel mondo della medicina

La storia ufficiale della molecola antibatterica, formata dall’unione di due aminoacidi (cisteina e valina), comincia con Alexander Fleming. Molto più tardi si scoprì che ben trent’anni prima del biologo britannico, il ricercatore molisano Vincenzo Tiberio (originario di Sepino) era giunto ad analoghe conclusioni.

Osservando delle muffe in un pozzo d’acqua, scoprì la loro natura antibatterica nel constatare che gli abitanti del luogo si ammalavano quando il pozzo veniva ripulito. I suoi studi “Sugli estratti di alcune muffe” pubblicati negli Annali di Igiene Sperimentale, una rivista prestigiosa dell’epoca, arrivarono all’attenzione di Fleming e di altri studiosi, ma rimasero pressoché ignorati dalla medicina ufficiale.

Nel 1928, nel corso di alcuni studi sull’influenza presso la St Mary’s Hospital Medical School, oggi parte dell’Imperial College London, il medico scozzese Alexander Fleming si accorse che una muffa si era accidentalmente sviluppata su una piastra di Petri che ospitava una coltura di staffilococchi.

Attorno alla muffa era evidente un’area libera dai batteri. Da queste osservazioni Fleming dedusse che la muffa, un fungo del genere Penicillium, produceva una qualche sostanza dal potere battericida che chiamò penicillina. Grazie al successivo lavoro del patologo australiano Howard Walter Florey e del biochimico di origine russa Ernst Boris Chain, nei primi anni ’40, la sostanza fu purificata e resa disponibile come antibiotico, una scoperta che avrebbe rivoluzionato la storia della medicina e ridotto la perdita di vite umane durante la Seconda Guerra Mondiale.


Solo durante il Secondo conflitto mondiale, di fronte alla richiesta urgente di farmaci che arrestassero la conseguente epidemia di infezioni, si ebbe un’accelerazione nell’applicazione medica della penicillina. Nel 1940 il patologo australiano Howard Walter Florey e il collega tedesco Ernst Boris Chain, entrambi studiosi dell’Università di Oxford, diedero il via ad esperimenti sull’azione chemioterapica della molecola e sulle sue possibili applicazioni nel trattamento delle malattie infettive.

Dopo esser riusciti a isolarla in forma pura, passarono a testarla per la prima volta su un paziente terminale affetto da 
setticemia. Si trattava di un poliziotto londinese di nome Albert Alexander, cui fu somministrata per via endovenosa una quantità di antibiotico pari a 160 mg. Ventiquattrore dopo la sua temperatura iniziò a scendere di pari passo con il ridursi dell’infezione. Purtroppo per lui la quantità di penicillina non era sufficiente e ciò, un mese più tardi, lo condusse alla morte.

I risultati tuttavia erano innegabili: la sostanza aveva un effetto curativo efficace e non era tossica per l’uomo. Prima dell’estate Florey e il suo collaboratore Norman Hartley raggiunsero gli Stati Uniti per dare il via alla commercializzazione del prodotto, che in poco tempo diventò un farmaco di interesse industriale per aziende come Merck, Pfizer e Squibb.

Il mondo della scienza accolse con entusiasmo questa scoperta e decise di rendere merito ai vari protagonisti con il massimo riconoscimento: Alexander Fleming, Ernst Boris Chain e Howard Walter Florey ricevettero il Nobel per la Medicina del 1945, «per la scoperta della penicillina e dei suoi effetti curativi in molte malattie infettive».

https://radiosalute.it/penicillina-primo-test-su-un-paziente/

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