Dopo aver preso i voti, Gregor Johann
Mendel, originario di un piccolo paesino della Repubblica Ceca, si dedicò
all'insegnamento di fisica, matematica e biologia, associandolo agli studi
sulla metereologia e alla cura dell'orto della sua abbazia. Da questa semplice
attività trasse ispirazione per una nuova tesi rivoluzionaria. La sua
attenzione si focalizzò sulle piante di pisello, le cui caratteristiche, in
particolare la riproduzione per autofecondazione, si prestavano allo studio
dell'ereditarietà.
Dopo sette anni di selezione, l'abate identificò
sette "Linee pure", ossia altrettante varietà di pisello che si
differenziavano per caratteri estremamente visibili (la forma del seme, liscia
o rugosa; colore del seme; forma del baccello, etc). Incrociandoli tra di loro
arrivò a scoprire che alcuni caratteri persi in un passaggio generazionale,
erano stati recuperati in quello successivo o che in alcuni casi si manifestava
soltanto uno degli aspetti delle generazioni parentali (teoria del carattere
dominante).
Di qui giunse all'intuizione che avrebbe
cambiato la scienza: l'esistenza negli esseri viventi di un preciso codice
genetico, che si trasmette dai genitori ai figli e che passa di generazione
in generazione per via ereditaria. L'occasione per rivelare al mondo la
sensazionale scoperta si presentò l'8 febbraio, in occasione di un incontro
alla Società di Scienze naturali in Moravia.
Le reazioni degli altri studiosi furono alquanto
fredde e ciò condannò il nome di Mendel a un lungo oblio durato oltre
trent'anni. E' emblematico che negli stessi anni Charles Darwin formulò
le sue conclusioni sull'ereditarietà, ignorando completamente quella di Mendel,
che più tardi si scoprì complementare a quella dello scienziato britannico,
sebbene più complessa.
Gli studi dell'abate vennero ripresi nei primi
anni del 1900. Allora si arrivò a individuare un collegamento tra le sue tesi
dell'ereditarietà indiretta e la teoria dei "geni" di
W. Johannsen: in pratica, quelli che secondo Mendel venivano trasmessi da un
organismo parentale a quello filiale, non erano propriamente i
"caratteri", ma derivati degli stessi, sotto forma di organismi
particellari, identificati successivamente con i "geni" di Johannsen.
Così si posero le basi per la genetica moderna,
tra i cui principi cardine vennero indicate le cosiddette leggi di
Mendel, ricavate dai suoi lavori. Il passo successivo fu l'identificazione
dei cromosomi quale sede di quel patrimonio ereditario che si trasmette secondo
le leggi di Mendel, fino ad arrivare alla preziosa scoperta del DNA.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/190004
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