ORIGINE
DELL’EPIFANIA E DELLA BEFANA
È una delle feste cristiane più importanti,
celebrata dodici giorni dopo la ricorrenza del Natale. Il termine
"Epifania" deriva dal greco “epifàino”, che significa "mi rendo
manifesto"; indica quindi la manifestazione pubblica di una divinità. I
cristiani, già a partire dal III secolo, iniziarono a commemorare le
manifestazioni divine (come i miracoli, i segni, le visioni, ecc.) di Gesù. Con
la visita alla grotta di Betlemme, i Re Magi, forse di origine persiana, resero
omaggio al Bambino offrendogli doni. Essi, guidati in Giudea da una stella,
portarono in dono oro (omaggio alla sua regalità), incenso (omaggio alla sua
divinità) e mirra (anticipazione della sua futura sofferenza redentrice) e lo
adorarono. La tradizione di questa antica festa, come quella del Natale, ha
origini pre-cristiane.
L'origine della
figura della Befana ha relazione con le tradizioni agrarie pagane relative
all'inizio dell'anno. Si soleva identificare nell'aspetto di una vecchia l'anno
trascorso, ormai pronto per essere bruciato e "rinascere" come anno
nuovo. In molti paesi europei, infatti, esisteva la tradizione di bruciare
fantocci, nella dodicesima notte dopo il solstizio invernale.
L'uso dei doni
aveva un valore propiziatorio per l'anno nuovo. Una seconda ipotesi è quella
che collega la Befana con l’antica festa romana, che si svolgeva all'inizio
dell'anno, in onore di Giano e di Strenia, durante la quale avveniva lo scambio
di regali. Secondo i romani, nel corso di queste dodici notti, alcune figure
femminili volavano sui campi per propiziare i raccolti futuri.
Non
dimentichiamo che l’Epifania è, prevalentemente, una festa religiosa, che
ricorda la venuta al Mondo del Signore.
Unendo sacro e
profano, la Befana resta un appuntamento importante, atteso soprattutto dai
bambini, che aspettano con ansia i suoi doni. Non molti anni fa, i bambini
appendevano al camino le calze fatte a mano. Scrivevano la letterina con i loro
desideri, puntualmente disattesi, per la povertà. Nella calza trovavano poche
caramelle, qualche mandarino, castagne, noci e l’immancabile carbone. Ma erano
felici ugualmente
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