Di ritorno da una prima spedizione esplorativa in
Groenlandia, dove costruì la prima stazione meteorologica locale, Wegener
s'indirizzò allo studio sull'origine dei continenti. Teorie sul loro
spostamento esistevano già dalla fine del Cinquecento, come dimostrano le
argomentazioni del cartografo olandese Abraham Ortelius, secondo
cui il profilo delle coste dei continenti faceva pensare a un distacco
provocato da «terremoti e inondazioni».
Un'ulteriore conferma in questa direzione arrivò
nel XIX secolo, grazie allo studio dei fossili attraverso cui si riuscì a
dimostrare che il Nordamerica e l'Europa erano stati accomunati in passato da
un'identica flora. Di qui il geologo austriaco Eduard Suess derivò
la tesi dell'esistenza di un ancestrale supercontinente Gondwana dalla
cui scomposizione sarebbero nati quelli che oggi conosciamo.
Tuttavia nessuna di queste formulazioni era in
grado di fornire una spiegazione coerente della causa del fenomeno. Toccò a
Wegener presentare per la prima volta in maniera organica l'affascinante teoria
della deriva dei continenti. L'occasione fu una riunione
dell'Associazione geologica al museo di storia naturale Senckenberg (è
il secondo del genere in Germania), a Francoforte.
Secondo lo studioso tedesco, nel Paleozoico, e
in buona parte del Triassico, le terre emerse erano unite in un unico
supercontinente, da lui chiamato Pangea, contrapposto a un unico
superoceano, Panthalassa. La prima frammentazione si verificò circa
200 milioni di anni fa dando vita a Laurasia (Europa, Asia e Nordamerica) e
Gondwana (Sudamerica, Africa e Oceania). Successive spaccature portarono ai sei
continenti definitivi (Africa, America, Antartide, Asia, Europa, Oceania).
A supporto della sua teoria, Wegener portò i
rinvenimenti in Africa e America meridionale di fossili animali e
vegetali della stessa specie, vissuti nello stesso periodo e che non
era verosimile credere che si trovassero lì dopo aver attraversato l'oceano.
Nella stessa sede, documentò che India, Australia, Africa meridionale e America
meridionale erano state coperte contemporaneamente dai ghiacci, ragionevolmente
prima della suddivisione.
Queste conclusioni, raccolte nel volume L'origine
dei continenti e degli oceani, non attecchirono immediatamente nella
geologia ufficiale. Nella seconda metà degli anni Sessanta furono rielaborate
per costruire la più generale teoria della tettonica delle placche,
con cui vengono analizzati i fenomeni dinamici della crosta terrestre.
Quest'ultima, parte della litosfera, è formata da sette placche
(note anche come zolle) più grandi, oltre a una dozzina di più
piccole e altre decine di microplacche. Questo sistema di placche, muovendosi,
genera i terremoti, il formarsi di catene vulcaniche, l'apertura e la chiusura
degli oceani.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/94001
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