Tensioni correnti
Fisico, matematico, chimico e filosofo,
Ampere fece importanti studi nei campi della matematica e delle probabilità,
della geometria e del calcolo delle variazioni, ed è autore di teorie
fondamentali nel campo dell'elettrodinamica. Dall'elenco dei suoi interessi si
può notare quale ingegno versatile si celasse dietro le apparenze dell'uomo
timido e introverso che le biografie ufficiali ci hanno consegnato. In realtà,
pur possedendo senz'altro un carattere complesso e contraddittorio, si trattava
di un autodidatta severo con se stesso e dalla ferrea disciplina.
Nato il 22 gennaio 1775 a Polémieux-au-Mont-d'Or
(Lione), da una famiglia borghese e religiosissima, da ragazzo è vittima di
scherzi impietosi per la sua goffaggine, dovuta ad una grave ferita riportata
tempo prima ad un braccio. Le sue inclinazioni caratteriali, poi, lo portano ad
attraversare momenti di ottimismo sfrenato accanto ad altri di nera
disperazione.
Il padre, coinvolto nel movimento rivoluzionario
francese, viene ghigliottinato dalla
Restaurazione. Questo tragico avvenimento porta solo conseguenze negative sul
suo carattere già provato, come è facile immaginare. Anche il suo matrimonio,
avvenuto nel 1797, gli procura solo dispiaceri.
Nonostante queste vicessitudini familiari, Andrè
dimostra in realtà di avere, come già detto, una grande capacità di
concentrazione e di lavoro, dedicandosi con passione alla filosofia,
alla letteratura, alla poesia, alla musica, alle scienze naturali e,
soprattutto, alla matematica, materia per la quale aveva indubbiamente
attitudini superiori. Basti pensare che a soli tredici anni compose, proprio
come Pascal,
un trattato sulle sezioni coniche...
Nel 1801 viene nominato professore di fisica a Bourg e
solo 1802, con una velocità sorprendente, compone le sue considerazioni sulla
teoria matematica del gioco, ingegnosa applicazione del calcolo delle
probabilità. Il lavoro gli valse una cattedra al collegio di Lione e, più
tardi, nel 1805, un posto di "ripetitore" di analisi matematica alla
scuola politecnica. Da allora, si stabilisce definitivamente a Parigi, dove
intraprende la carriera dell'insegnamento superiore.
Il suo lavoro e i suoi studi lo portano
successivamente all'invenzione del primo galvanometro, del primo telegrafo
elettrico e, con lo scienziato Arago, dell'elettrocalamita. Fra le sue
invenzioni si deve anche obbligatoriamente citare la "Bilancia di
Ampère" che serviva per studiare accuratamente le forze che si esercitano
tra due conduttori percorsi da corrente e il modo da cui esse dipendono dalla
distanza dei conduttori, dalla loro posizione reciproca e dall'intensità di
corrente.
Fra il 1820 ed il 1827, si dedica all'elettricità ed
al magnetismo: i suoi studi vertono soprattutto sulle azioni reciproche delle
correnti elettriche, tanto che Ampère è considerato come il fondatore della
elettrodinamica, termine, fra l'altro, coniato proprio da lui. Le teorie di
Ampère, però, incontrano lo scetticismo di alcuni scienziati suoi
contemporanei: solo 30 anni più tardi verranno pienamente riconosciute da
studiosi come W.Thomson e Lord Kelvin.
Queste scoperte sono esposte nella celebre memoria del
1826: "Sulla teoria matematica dei fenomeni elettrodinamici dedotta unicamente
dall'esperienza".
Ampère qui sostiene la riducibilità dei fenomeni
magnetici a fenomeni elettrici, confutando la teoria dei "vortici" di
Oersted, e cercando di considerare l'elettrodinamica come una materia avente un
contenuto empirico facilmente controllabile e, nello stesso tempo,
assoggettabile ad una evoluta matematizzazione. La teoria verrà poi sviluppata
e perfezionata dal matematico polacco H.Grassmann e da W.E.Weber; il
grande J.C.
Maxwell, invece, definirà Ampère come il "Newton dell'elettricità".
Sul finire della sua esistenza, al gravoso impegno dei
suoi studi, aggiunge, per necessità economiche (le difficoltà finanziarie
caratterizzarono purtroppo tutta la sua esistenza), numerosi incarichi di
insegnamento ed amministrativi, che logorano profondamente il suo già debole
fisico.
Uno dei più geniali scienziati di quei tempi, muore il
10 giugno 1836, a sessantuno anni, a Marsiglia dove sta ricoprendo l'incarico
di esaminatore all'università, per un'infezione polmonare trascurata.
In suo onore è detta ampere (A) l'unità di misura
dell'intensità di corrente elettrica.
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