Tragico epilogo di un artista
Era la notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967 quando
Luigi Tenco, il tenebroso cantautore genovese, si tolse la vita dopo essere
stato eliminato da Sanremo, il Festival della canzone italiana. Tenco aveva
presentato "Ciao amore ciao", un brano di aspro contenuto sociale che
non poteva piacere alla placida platea sanremese e che infatti non arrivò
neppure in finale.
Nato il 21 marzo 1938 a Cassine, in provincia di
Alessandria, il suo esordio discografico avviene nel 1959 con la pubblicazione
contemporanea di due singoli, "Mai" e "Mi chiedi solo
amore", riuniti anche in un unico EP.
Cresciuto artisticamente a Genova, da profondo
appassionato di jazz, partecipa a differenti esperienze musicali in gruppi che
ebbero, tra le fila, anche Bruno Lauzi, Gino Paoli e Fabrizio De André.
Il suo primo gruppo si chiamava "Jelly Roll boys jazz band" e questo
la dice lunga sui suoi gusti personali. I suoi miti di allora si chiamano
infatti Jelly Roll Morton, Chet Baker,
Gerry Mulligan, Paul Desmond.
Inizialmente il cantautore è accompagnato dal gruppo
dei "Cavalieri", fra cui si possono annoverare alcuni fra i più bei
nomi della musica italiana come Enzo Jannacci al
pianoforte, Gianfranco Reverberi al vibrafono, Paolo Tomelleri al clarino e
Nando De Luca alla batteria. Poco considerato da pubblica e critica, per il
singolo successivo, "Amore", Tenco usa lo pseudonimo di Gigi Mai.
Un dato curioso da sottolineare e che pochi ricordano
è che Tenco nel corso della sua carriera userà altri due pseudonimi: quello di
Gordon Cliff nel 1960 per il singolo "Tell me that you love me"
(versione inglese di "Parlami d'amore Mariù") e di "Dick Ventuno"
per un'edizione del singolo "Quando", sempre del 1960, nonchè per le
cover delle canzoni "Notturno senza luna" e "Qualcuno mi
ama", incluse nell'antologia "Tutte le canzoni" del 24° Festival
di Sanremo (1961).
Dal 1959 al 1963 incide per il gruppo Ricordi un album
che prende il suo nome e una ventina di singoli, tra i quali "Mi sono
innamorato di te" e "Io sì". Dal 1964 al 65 incide per la Saar
(etichetta Jolly) un altro album "Luigi Tenco", intitolato ancora una
volta, stranamente, con il suo solo nome e tre singoli. In questo periodo il
cantante alterna le canzoni d'amore ("Ho capito che ti amo", "Ah
.. l'amore, l'amore") con ballate di carattere sociale ("Vita
sociale", "Hobby", "Giornali femminili" e altre
ancora), che verranno pubblicati però solo dopo la sua morte.
Nel 1966 firma un contratto con la RCA, per la quale
pubblica un album ("Tenco") e due singoli, "Un giorno dopo
l'altro" e "Lontano, lontano". Nello stesso anno nasce le
relazione con la cantante Dalida.
Nel 1967 partecipa allo sfortunato Festival di Sanremo
che acuirà una già profonda crisi interiore che il sensibile cantante covava da
tempo. Trovato il suo corpo nella camera da letto dell'Hotel Savoy in cui
alloggiava, la motivazione ufficiale del suo decesso, vergata d'altronde dallo
stesso cantante su un biglietto trovato nella sua stanza, parlava di
un'incomprensione della giuria, che bocciava la sua "Ciao amore,
ciao" (nell'occasione cantata in coppia con Dalida) per
promuovere canzoni di basso livello come "Io, tu e le rose" e
"La rivoluzione".
Tuttavia, a distanza ormai di decenni rimangono ancora
molti dubbi sulle cause reali della sua morte, salvo il fatto che Tenco, a dare
ascolto a chi lo conosceva bene, era indubbiamente lacerato da un lato da una
smaniosa ansia di essere riconosciuto come artista dal più ampio pubblico
possibile e dall'altra dal desiderio di rimanere "autentico" dal
punto di vista artistico, senza cedere a pressioni commerciali o a svilimenti
della sua vena poetico-musicale.
Nel mese di dicembre 2005 il procuratore di Sanremo,
Mariano Gagliano, ha deciso di riaprire il caso e di riesumare la salma.
https://biografieonline.it/biografia-luigi-tenco
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