Se ne parla ormai ogni giorno, per le
ricadute tecnologiche che promette, ma anche per le discussioni politiche che
scatena: il 5G. Anche la quinta generazione della telefonia cellulare, come le
precedenti, rivoluzionerà le nostre vite?
Apparentemente
è solo una sigla: un numero seguito da una G, che ogni tot anni fa capolino sui
media: 1G, 2G, 3G, 4G... Leggendo su internet e sui giornali vi sarete accorti
che adesso è il turno del 5G ("Arriva
il 5G!"), cioè della quinta generazione dei sistemi di
telefonia mobile. Da noi se ne sente parlare molto perché l'Italia è uno
dei Paesi europei più avanti nella sperimentazione, tra i primi ad aver avviato
test nelle città. Ad oggi gli operatori stanno sperimentando il 5G a Milano,
Prato, L’Aquila, Bari, Matera, Torino, Roma, Cagliari, Catania, Lecce e
Livorno. Ma bisognerà attendere il 2020 per l’apertura delle reti finora
sperimentate privatamente. Negli Stati Uniti, in Corea e Cina invece avranno il
5G entro dicembre.
Inoltre, come ogni
generazione che lo ha preceduto, il 5G, è anche la scintilla di una
rivoluzione culturale, che già fa sognare con le sue promesse mirabolanti: il
nuovo standard di comunicazione sarà quello che permetterà alle auto a guida automatica di muoversi, lo
sviluppo della cosiddetta e-health (in
Cina un chirurgo qualche giorno fa ha utilizzato la rete di nuova generazione
per operare con due braccia robot a 50 km di distanza), dell’intelligenza
artificiale e di robotcome T-HR3, il robot di Toyota,
che si potrà controllare a 10 km di distanza grazie a un visore 3D. Potrebbero arrivare anche i primi
droni corrieri.
Ecco come
l’avvento di ogni nuovo standard di rete, più o meno una volta ogni decennio,
ci ha cambiato la vita.
All’inizio le
tariffe erano proibitive e il cellulare “radiomobile” era visto come status symbol da ricchi:
fece anche un’apparizione al cinema nel film Wall Street di Oliver Stone,
ambientato non a caso nel mondo degli investitori miliardari. Poi qualcosa cambiò.
In Italia i primi telefoni TACS caratterizzati dai prefissi 0336, 0337, 0360,
0368 si diffusero anche grazie al lancio di una tariffa Family proposta
dall'allora Telecom Italia Mobile, nel 1993, con costi ridotti nelle fasce
serali e nel weekend, ma altissimi durante il giorno. È il momento in cui il
telefonino cominciò a democratizzarsi.
ANNI DUEMILA: IL 3G. La terza
generazione di cellulari spuntò in Italia nel 2005, dopo essere
stata largamente sperimentata in Corea e Giappone. L’evoluzione riguardò
soprattutto l’uso della rete sul telefonino: lo standard UMTS prometteva
velocità di download da 384 Kbps a un massimo teorico di 21 Mbps (con lo
standard HSDPA). Anche se difficilmente questo traguardo veniva raggiunto,
l’UMTS consentì ai cellulari di sbarcare finalmente su internet. Il 3G è
infatti lo standard dei primi smartphone.
Smartphone, l'evoluzione
della specie: con la possibilità di navigare in Rete col cellulare, nasce la
necessità di avere display sempre più grandi. Addio telefonino, lo smartphone
cresce di conseguenza. |
SHUTTERSTOCK
Se ne avvantaggiarono il Blackberry,
che portò l’email sul cellulare, e quelle app che erano collegate a internet: l’App Store dell’iPhone nacque ufficialmente a luglio del 2008, con 500
app tra cui Facebook e le mappe. Arrivarono le videochiamate e, sempre grazie
al 3G, andammo oltre gli sms: nel 2009 due dipendenti di Yahoocrearono Whatsapp,
un sistema di messaggistica che sfruttava il traffico dati internet. Nel 2011
fu la volta di Instagram, che - complici cellulari con fotocamere sempre più
potenti - ci ha trasformato tutti in fotografi. Per navigare in internet col
cellulare i costi non erano ancora accessibili come oggi, ma il pc iniziava
decisamente a perdere... l'esclusiva. L’effetto collaterale? Nacque l'esigenza
di avere display più grandi, di conseguenza le dimensioni stesse dei cellulari
iniziarono ad aumentare considerevolmente rispetto all’era del GSM.
Ora, dunque, il 5G bussa alle porte.
Quanto ci cambierà la vita?
https://www.focus.it/tecnologia/digital-life/
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