“Se non
mi amate, lasciatemi, e se non sapete amare, imparate.”
Carlo
Goldoni nasce nel 1707 da una famiglia
borghese. La passione per il teatro si affaccia presto ma il padre tenta di
farlo studiare: i periodi all'università si alternano a momenti di fuga e
all'attività teatrale. Si laurea solo nel 1731 in Giurisprudenza a Padova e,
nello stesso anno, a causa della morte del padre, si trasferisce a Venezia con
la famiglia.
Dal 1737 al
1741 dirige il teatro San Giovanni Crisostomo
Tra il 1745 e
il 1748 si trasferisce a Pisa e lavora come avvocato ma non rinuncia alla
passione per il teatro
Nel 1748
torna a Venezia dove lavora con la compagnia di Gerolamo Medebach per il teatro
Sant'Angelo
Dal 1753 al 1762
lavora per il teatro di San Luca alle dipendenze dei fratelli Vendramin.
Infuriano le polemiche sulla sua riforma del teatro
Nel 1762 si
trasferisce a Parigi ma la sua riforma del teatro lascia
perplessi i francesi che da lui si aspettano la commedia dell'arte
Dal 17765 al
1770 insegna italiano a Versailles tralasciando il teatro
Torna alla
sua antica passione tra il 1775 ed il 1780
Nel 1792 gli
viene revocata la pensione. Muore in povertà nel 1793
La produzione
artistica di Carlo Goldoni
Goldoni nel corso della sua vita ha scritto più di 200 commedie in italiano e
in dialetto veneziano. Le più famose sono:
La donna e il
garbo (1743)
La famiglia
dell'antiquario (1750)
I
pettegolezzi delle donne (1750)
La locandiera
(1752)
I rusteghi
(1760)
La trilogia
della villeggiatura (1761)
La riforma
del teatro di Carlo Goldoni: in cosa consiste?
Goldoni torna a dare importanza al copione che ora gli attori devono seguire
scrupolosamente. Una grande novità rispetto all'improvvisazione propria
della commedia dell’arte
Abolisce le
maschere che vengono sostituite da personaggi caratterizzati psicologicamente
La critica a
Goldoni
Carlo Gozzi
fu uno dei massimi detrattori di Carlo
Goldoni. Egli lo accusa di:
Volgarità: Goldoni rappresenta la realtà ma senza l'eleganza
che viene invece chiesta ad uno scrittore
Convinto che
"la verità piace sempre", non seppe distinguere tra quelle verità che
possono essere raccontate da quelle a cui invece non va data troppa visibilità
Nelle sue
commedie i nobili sono ingiusti e vengono ridicolizzati, a fronte di un popolo
rappresenta le virtù: una scaltra opera di avvicinamento alla plebe
Gozzi critica
il realismo del teatro goldoniano, individua la pericolosità dell'esaltare il
popolo a fronte della ridicolizzazione della nobiltà. In questo modo il teatro
di Carlo Goldoni diventa quasi uno strumento
rivoluzionario.