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martedì 5 giugno 2018

Lo Sapevate Che: Socrate è morto, l'Italia è malata...

Socrate è morto da poco e dopo di lui Platone, che era il solo a farlo parlare. Aristotele è ancora più vicino a noi e non parliamo di Dante. Queste sono le ragioni che motivano quest’articolo. Una vola tanto ci occuperemo di cultura e di politica. In realtà la politica fa parte integrale della cultura; entrambe si occupano del presente con la memoria del passato e immaginando il futuro; entrambe sono nominate dal filo di Arianna che è il solo strumento per uscire incolumi dal Labirinto. Se quel filo l’abbiamo perso vivremo chiusi fin quando e se lo ritroveremo. Purtroppo Di Maio e Salvini hanno le chiavi; Mattarella vorrebbe che Dedalo ci tirasse fuori ma forse Dedalo che il labirinto l’ha costruito non ha alcuna voglia di aprirne la porta. Tuttavia tra qualche mese la battaglia e non più soltanto tra gli opposti capi dei partiti ma tra gli elettori che saranno chiamati a esprimere il loro parere. Temo che sia molto difficile che i populisti diventino cittadini responsabili. E tantomeno i loro capi. Due “conducatores” affratellati dall’obiettivo comune di fare dell’Italia il paese del populismo. Evidentemente non ragionano sul significato della società globale nella quale ormai il mondo vive. Quella società richiederebbe un rafforzamento dell’Europa ma l’Europa stessa è piena di malanni in molti dei Paesi che ne fanno parte. Nessuno dei quali (se non consideriamo quelli che facevano parte del blocco sovietico) è però dominato dal populismo, presente dovunque ma in condizioni di minoranza. Se l’Italia diventasse la nazione portabandiera del populismo la conclusone sarebbe la nostra uscita dall’euro e probabilmente dall’Europa. Monteremmo su una scialuppa di salvataggio che quasi sempre è travolta dalle onde del mare. Ho parlato altre volte del compito che la sinistra italiana dovrebbe assumere in questa situazione che si è aggravata nelle ultime settimane. Per fortuna il nostro Presidente della Repubblica vede con molta chiarezza quello che sta avvenendo e oppone gli strumenti che la Costituzione gli affida per allontanare il momento dello scontro decisivo e per far capire agli elettori che il populismo è sinonimo di servitù ai capi che lo guidano e il peggioramento delle condizioni economiche, sociali, occupazionali del nostro Paese. Non so se gli elettori che seguono Salvini e Di Maio si renderanno conto dei pericoli della loro vittoria. Da questo punto di vista i compiti della sinistra italiana sono quelli di contrapporre le proprie tesi a quelle di Di Maio e di Salvini. Con strumenti diversi ma obiettivi analoghi si sta battendo fin d’ora il Capo dello Stato. Coloro che lo hanno accusato di avere violato il dettato costituzionale mentono sapendo di mentire. Il governo lo nomina il Presidente della Repubblica del Parlamento. Qualora quell’approvazione non ci fosse, il governo diventa di “ordinaria amministrazione” e con questa formula può durare anche mesi. È pur vero che il populismo fino a qualche anno fa esisteva soltanto nella predicazione di Beppe Grillo che tuttavia aveva ancora scarso seguito. Ma poi l’atteggiamento dell’elettorato cambiò e a quello grillino si aggiunse una versione della Lega Nord completamente diversa da quella che conoscemmo ai tempi di Bossi. Salvini ha fatto raccolta dei voti anche nelle regioni meridionali e centrali, dove il popolo era più afflitto dalla miseria e dalla disoccupazione. La Lega Nord continuò a esistere ma rimase molto diversa dagli elettori leghisti del Centro e del Sud. Il vero populismo è nato in quelle regioni a cominciare dalla Sicilia e naturalmente ha poi contagiato le regioni del Nord. Comunque il populismo italiano è ormai una forza molto notevole e quasi più radicata nei Cinque Stelle che non nel Leghismo, come si vede tra l’altro della differenza dei consensi raccolti da quei due partiti: Salvini viaggia nei sondaggi attorno al 23 per cento. Di Maio oltre il 32,1. L’Italia è il solo Paese europeo dominato dal populismo. Trovare i modi per combatterlo è fondamentale per la sopravvivenza del Paese che in una società globale non può essere guidato da chi ha un orizzonte geograficamente, economicamente, socialmente e politicamente estremamente limitato. La lotta si è già scatenata ma diventerà tempesta quando si terranno le prossime elezioni. I prossimi mesi sono dunque fondamentali per il Paese. La sinistra italiana deve ritrovare una compattezza di ferro per potersi assumere un compito dell’importanza che abbiamo detto.
Eugenio Scalfari – Il Vetro Soffiato – L’Espresso – 3 giugno 2018 -

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