Di fronte alla disoccupazione c’è chi
si mette le mani nei capelli e chi le mette nei capelli altrui: per liberarli
dai pidocchi. Il nuovo business delle “spidocchierie” – neologismo obbligato,
in quanto a questa professione non è stata ancora dedicata una categoria
specifica nel registro delle imprese – prende sempre più piede. Head Cleaners,
la catena fondata nel2010 a Madrid da Laura Martin con i trentamila euro della
sua liquidazione e che tre anni dopo già fatturava 400 mila euro all’anno, con
nove sedi in Spagna punta ora sull’Italia. Ha aperto due centri in franchising, il primo a Torino quattro
mesi fa e il secondo, appena inaugurato e già assediato dalle prenotazioni, a
Monza. A settembre ne apriranno altri a Roma, Parma e Nuoro. Mentre Asti e
Avellino sono in coda. Un altro franchising iberico, Sin Màs Piojitos, 37
centri in Spagna, ha punti a Roma, Milano, Torino e da poco anche a Mestre. Il
nome scelto per l’Itala è fedele all’originale: “Basta pidocchietti”. Una terza
catena straniera, Lice Clinica of) e uno a Milano (PidFree). Il cliente tipo?
“Da tre a 14 anni” spiega Alessandra Gaeta, titolare di Head Cleaners Monza.
“Ma ormai ai pidocchi non sfuggono nemmeno i teenager più grandi, per via dei
selfie di gruppo”. Veramente? “Eh già, accostano le teste e zac!”. Poi ci sono
i single, “che altrimenti non saprebbero a chi rivolgersi, perché togliersi i
pidocchi da soli è un ‘impresa improba”. I sistemi che i centri usano per la
rimozione dei fastidiosi parassiti sono tanti aspiratori, pettini, lampade
speciali, balsami ipoallergenici, ovviamente le lenti di ingrandimento. I
prezzi per un trattamento variano, a seconda delle catene, da 80 a 180 euro a
seduta. I negozi spagnoli hanno un prezzo fisso, mentre il listino di quelli
affiliati a Lice Clinics of America dipende dalla lunghezza dei capelli. Il
mercato delle spidocchierie non è
saturo. “con i pidocchi che ormai hanno sviluppato resistenza agli shampoo e ai
gel, che si vendono in farmacia, le famiglie non hanno problemi a spostarsi pur
di risolvere il problema. Il centro di Torino ha avuto anche clienti arrivati
dalla Toscana, spiega Gaeta, che per la mole di lavoro, a sole tre settimane
dall’apertura, ha già dovuto assumere una persona n più rispetto alle due di
partenza. Non servono grandi capitali per aderire ai franchising:
l’investimento iniziale varia, con caratteristiche diverse a seconda delle
catene, da 9.800 a15 mila euro, e poi c’è una royalty mensile tra 180 e 300
euro. E si potrà aprire l’unico esercizio commerciale che invece di disdegnare
i clienti pidocchiosi, li aspetta a braccia aperte.
Giuliano Aluffi – Economie – Il Venerdì di La Repubblica – 1
giugno 2018 –
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