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mercoledì 27 giugno 2018

Lo Sapevate Che: La Valle d'Aosta...


Ciao a tutti! Vi presento, come già sicuramente sapete, la regione più piccola d’Italia la Valle d’Aosta, (3,262 kmq), confina con la Svizzera a Nord, con la Francia a Ovest e con il Piemonte a Sud ed Est.
Questa piccolissima regione possiede una sua particolare identità linguistica: la maggior parte degli abitanti è bilingue, ossia, oltre all’italiano parlano anche il patois (pronuncia /pa’twa/), una lingua (più specificamente un dialetto) che deriva dal franco-provenzale, considerata non regolare dai linguistici, poiché caratterizzata da una forte frammentazione dialettale.
Il patois è una lingua molto vicina al francese. Quest’ultima viene addirittura insegnata alle scuole e usata, insieme all’italiano, nei documenti ufficiali.
Ecco una poesia in patois (con sotto la traduzione in italiano) scritta dal famoso poeta, scrittore e linguista valdostano Jean Baptiste Cerlogne:
Un bà dzor de jeuillet, lo dzor de la Revenna,
De Veulla dze m’en parto a l’arba di matin,
In porten aprë mè: salan, pan blan, fontenna,
E tsecca de ci cllier que se feit din la tenna,
Pe me bletti lo pot lon de mon tsemin.
A Saint-Pierre dzi prei lo tsemin que meinàve
Su di coutë de Vertozan.
Dzà pe Saint-Nicolà lo mondo s’apprestàve
Come cen se feit tseut le-s-an.
I.é, qui d’un coutë crie et qui de l’âtro braille
Hoé! hoé, parten-nà, le-s-ami?
Di vatse se vat fére euna groussa bataille;
Maque degadzen-nò, l’est l’aoura de parti.
(Un bel giorno di luglio, il giorno della Revenna
partii da Aosta all’alba del mattino,
Portando sale, pan bianco e fontina,
Ed un bel po’ di quel succo che si fa nella tinozza,
Per bagnar mille labbra durante il cammino.
A Saint-Pierre, presi il sentiero che conduceva
Lassù nei pressi di Vertosan.
Già a Saint-Nicolas la gente si prepara
Come si fa tutti gli anni.
E là, gli uni si chiamano, gli altri gridano:
Hoé! hoe! partiamo, amici?
Sta per svolgersi una grande battaglia di vacche:
sbrighiamoci, dunque, é l’ora di partire).

(Jean-Baptiste Cerlogne (Cerlogne, 6 marzo 1826 – Saint-Nicolas, 7 ottobre 1910) è stato un poeta, presbitero e linguista italiano, autore di alcune canzoni, studioso del patois e suo sistematizzatore tramite la stesura della grammatica e del primo dizionario in patois. È ricordato come il massimo poeta dialettale della Valle d’Aosta). (Wikipedia)

Conosciamo insieme a voi le sue particolarità:

Come ho già anticipato, la Valle d'Aosta è la regione più settentrionale d'Italia e confina con Piemonte, Francia e Svizzera.
Proprio per questa collocazione geografica particolare, la Val d'Aosta ospita diverse lingue e dialetti che mescolano elementi italiani a molti termini francofoni (cioè provenienti dal francese), come il patois (pronuncia: "patuà"), la lingua franco-provenzale parlata da molti abitanti della regione, e pertanto, oltre all'italiano, anche il francese è considerata lingua ufficiale della zona.

Documenti, cartelli e nomi ufficiali, devono dunque essere tradotti in entrambe le lingue.


Caratteristiche fisiche


Il territorio valdostano è quasi completamente montuoso, con alcune valli che intervallano le catene alpine (Ali Pennine Alpi Graie) e i molti ghiacciai. 


I fiumi provengono proprio da questi ghiacciai, i quali, sciogliendosi, formano corsi d'acqua che scavano le pareti rocciose e creano grosse voragini dette "orridi

 I fiumi (i più importanti sono la Dora Baltea, il Buthier e il Lys) ospitano numerose dighe di sbarramento che ne regolano il corso e sfruttano la potenza dell'acqua per ricavarne energia.

La Val d'Aosta ospita il monte più alto d'Italia, il 
Monte Bianco, e altre vette come il Gran Paradisoil Cervino e il Monte Rosa sono il paradiso per gli appassionati degli sport su neve.

Il clima è tipicamente alpino


Risorse


La principale fonte di reddito della Val d'Aosta è il turismo, grazie alle bellezze naturalistiche e alle sopracitate attrazioni sciistiche che ospita, ma anche il settore energetico è molto importante, poiché le centrali idroelettriche della zona riforniscono anche le regioni limitrofe.

Importante l'artigianato, eredità di una solida tradizione locale con i suoi manufatti in legno, i pizzi e i tappeti.

Molto diffuso l'allevamento bovino, mentre l'agricoltura è poco sviluppata, tranne che sulle pendici dei monti più esposti al Sole, dove l'uomo è riuscito a scavare 
terrazzamenti adatti alla coltivazione.


Città e Amministrazione


La Regione val d'Aosta è una regione a Statuto Speciale, e gode pertanto di una certa autonomia amministrativa.
A differenza delle regioni confinanti infatti, la Val d'Aosta non è suddivisa in province, ma in 74 comuni di cui Aosta, capoluogo della regione, è il più popoloso.


Personaggi Famosi


Nonostante sia una regione molto piccola, la Val d'Aosta ha dato i natali a molte personalità di spicco. Tra queste vanno menzionate sicuramente Sant'Anselmo, importante abate e filosofo del XI secolo e Federico Chabod, eminente storico e politico del Novecento.


LA MINIERA DI CHAMUSIRA: L’ORO DELLA VAL D’AOSTA!


Incastonato tra i monti della Val d'Aosta c'è un piccolo tesoro geologico: la miniera d'oro di Chamusira. Anche se da anni è inattiva e l'oro non si estrae più il sito, che rientra nelle 230 località italiane toccate dalla Settimana del Pianeta Terra, è stato reso agibile e aperto al pubblico. Scopriamolo!

Tra le molte località (ben 230) coinvolte nel progetto della Settimana Pianeta Terra , la miniera sopra il comune di Brusson in Val d'Aosta è un perfetto esempio di valorizzazione del patrimonio geologico italiano.


La Miniera di Chamousir

La miniera di Chamousira prende il nome dal francese "chamois",(camoscio) , e proprio come l'animale da cui prende nome, si trova ad altezze notevoli, tra i 1552 e i 1716 metri sopra il livello del mare, sovrastando la Val d'Ayas. 


Qui, molti anni fa, si estraeva l’oro!

Il giacimento interessato dagli scavi risale a 31 milioni di anni fa, quando all'interno della roccia metamorfica si formarono due filoni auriferi che, molto tempo dopo, i cercatori d'oro ribattezzeranno Fenillaz e Speranza.
La coltivazione dell'oro (già, l'oro "si coltiva!) cominciò nel 1899 con la svizzera Société des Mines de l'Evançon che ottenne il permesso di ricerca aurifera sulla rupe di Chamousira.

È con inglesi della Evançon Golden Mining Company però che la miniera raggiunse i massimi livelli di produttività, arrivando ad impiegare anche 90 minatori nel primo decennio del '900. Il punto più alto venne toccato nel 1906, ma già dall'anno dopo la redditività dell'azienda cominciò a diminuire sensibilmente e nel 1911 l'attività di estrazione cessò del tutto.

Nel 1937 la coltivazione dei filoni riprese grazie al cavalier Rivetti, anche se con ambizioni e dimensioni molto ridotte e si interruppe definitivamente nel 1949.


Dal 1953 al 1983 il lavoro intorno alla miniera fu affare della famiglia Filippa (prima il padre e poi il figlio), ma il carattere economico della ricerca era marginale rispetto alla passione per il territorio o all'interesse scientifico.


Un tesoro geologico


Il sito di Brusson rientra in una zona mineraria molto preziosa per la Val d'Aosta e per l'Italia. Il valore del territorio però, non è dato dal profitto ricavato da ciò che si estrae, ma dall'interesse scientifico per la conformazione geologica dell'intera area! 
L'oro di Chamousira infatti, oltre all'indiscutibile valore economico, assume particolare rilevanza perché è uno dei pochi metalli di origine nativa d'Italia.
Che cos'è l'oro nativo? È l'oro che si trova all'interno di filoni di quarzo presenti nella roccia, dunque estraibili e non ricavabili dai sedimenti fluviali (come le pepite del Klondike di zio Paperone!).
Un esempio di oro nativo lo si può vedere a qualche chilometro dalla miniera, al Museo delle Alpi del Forte di Bard. Qui è esposto un campione di quarzo bianco sul quale è ben visibile la presenza di residui auriferi.
In realtà però, l'oro non appare così in natura, ma è stato trattato con un'amalgama di mercurio per farlo risaltare agli occhi dei non addetti ai lavori.


O studi o vai in miniera…o fai entrambe le cose!


Oggi questo tesoro geologico può tornare ad essere valorizzato grazie alla volontà della Regione Val d'Aosta e ad iniziative come la Settimana del Pianeta Terra che attirano l'attenzione del grande pubblico sulle meraviglie della natura, troppo spesso trascurate.
Ora i turisti (e gli studenti) possono infatti riscoprire le perle della montagna a due passi da casa esplorando il tunnel di 126 metri del livello minerario aperto al pubblico (il settimo), addentrandosi nel cunicolo illuminato fiocamente come agli inizi del 'Novecento e ammirando i giacimenti quarzosi del filone Speranza.


La Valle d'Aosta è una terra estremamente affascinante e non priva di contraddizioni, che le sue peculiarità rendono meno frequentata e conosciuta di altri luoghi di montagna. Eppure, come vi abbiamo dimostrato con questo itinerario, dal punto di vista gastronomico può essere perfino più ricca.
Pensiamo ai prodotti tipici, ad esempio: l'influenza francese e le tradizioni montanare si uniscono a formare un panorama culinario sfaccettato e interessantissimo.
Ho selezionato 12 prodotti tipici della Valle d'Aosta che vale la pena conoscere:

Jambon de Bosses
Il clima, nel paesino di Saint-Rhémy-en-Bosses, è particolarmente propizio alla stagionatura del prosciutto. Il Jambon de Bosses è sicuramente il salume più famoso - e pregiato - della regione: vanta una tradizione secolare e ora ha conquistato addirittura la DOP

Fontina Dop
Forse il prodotto tipico valdostano più conosciuto. Secondo il disciplinare deve essere prodotta esclusivamente con latte crudo intero di bovine di razza valdostana e stagionata per almeno tre mesi in grotta. Il gusto è dolce, la pasta morbida e gialla

Mocetta
Sapore simile alla bresaola per questa carne secca, che può essere bovina, equina o di camoscio. Il modo più tradizionale di mangiarla è con pane nero, burro e un filo di miele.

Salignon
Non è un formaggio per signorine. Il salignön è una sorta di ricotta ottenuta dal siero di latte impastato con latte e/o panna, sale, pepe e peroncino. Vengono quasi sempre aggiunte anche erbe di montagna prima di passare a una stagionatura vicino al camino, per quel tocco di affumicato che non guasta mai.

Teteun
Mangiare il teteun è sicuramente un'esperienza forte, ma il sapore è molto più delicato di quanto ci si aspetterebbe: una mammella di mucca salmistrata e cotta, che si mangia a fette, possibilmente accompagnata da marmellate varie. Per palati coraggiosi.

Valle d’Aosta Fromadzo
Fromadzo è il termine patois per formaggio. Questa toma d'alpeggio, ottenuta da latte di mucca, presenta sia al naso che in bocca aromi e sapori di erbe e fiori di montagna, e con la stagionatura acquista piccantezza.

Lard d’Arnad Dop
Quello che forse il lardo più famoso d'Italia (ovviamente gli viene dedicata una sagra gastronomica, la Féhta dou lar) deve le sue peculiarità a una salamoia con erbe aromatiche locali, e a una stagionatura nei tradizionali doil, cassoni di legno di forma cubica). 

Boudin
La versione valdostana del sanguinaccio, ma anche un salume nato dalla povertà e dalla scarsità di carne: patate, lardo, barbabietola, spezie, vino e sangue di maiale si insaccano in budelli e si essiccano. Il boudin si consuma bollito o cotto al forno.

Tegole
Nocciole, zucchero, albume d'uovo, farina: pochi e semplici gli ingredienti base di questi biscotti tipici valdostani, sottili e croccantissimi. A scelta si possono aggiungere mandorle e vaniglia.

Pere Martin Sec
A causa della polpa granulosa e poco succosa, ma dal profumo molto intenso, si prestano più ad essere cotte che ad essere consumate crude. Provatele cotte al forno, nel vino rosso. Vino valdostano, ovviamente.

Genepì
Bere il genepì è una delle esperienze più tipiche che potete fare in Valle d'Aosta. Dall'omonima pianta aromatica che cresce sulle montagne (ma oggi viene per lo più coltivata) si ricava un liquore dalle proprietà balsamiche e digestive, che è tradizione bere a fine pasto.

Se volete conoscere qualche piatto valdostano vi faccio conoscere tre specialità Valdostane:

FRECAÇIÀ DE TRIFOLLE
Un piatto di origine popolare, che un tempo veniva preparato solo la domenica. Pura tradizione montanara, con le sue massicce dosi di burro e formaggio, che purtroppo negli ultimi anni si è persa. Da servire come secondo piatto o come (abbondante) antipasto con salumi tipici
Una squisita ricetta tipica valdostana a base di patate, cipolle, Fontina Vallée d'Aoste DOP, da cuocere in forno a legna:

Frecacjà de Trifolle
Ingredienti: Un chilo e mezzo di patate, 150 gr di cipolle bionde, 150 gr di Fontina Valléè d’Aoste DOP tagliata a fette, 150 gr di burro fuso, 10 gr di foglie di timo, noce moscata, sale, pepe
Condire le patate a 4 cm di spessore, con il burro, il sale, il pepe e la noce moscata.
Metterle per la cottura in una padella bassa e larga. Coprire con carta stagnola o coperchio. Inserirle nel forno a legna caldo. Ogni 5/8 minuti estrarle e mescolarle.
Quando saranno quasi cotte aggiungere la cipolla tritata. Continuare la cottura per una decina di minuti, mantenendo il tutto coperto.
Scoprire e porre le fette di fontina sulla superfice. Lasciare fondere bene e servire.
Si accompagna perfettamente con salumi e grigliate di verdure

FLANDZE
Niente di più banale di una focaccia dolce, niente di più perfetto nella sua semplicità. La ricetta di questo impasto lievitato è arrivata allo chef dalla sua famiglia, e come tale la ripropone: preparata in piccole porzioni, va lievitata abbastanza a lungo e servita con panna montata e frutti di bosco

Flandze
Primo impasto: Farina bianca 125 gr, 30 gr di lievito di birra fresco, 75 gr di latte intero, 25 gr di acqua tiepida
Secondo impasto: Farina bianca 125 gr, amido di mais 25 gr., 1 tuorlo d’uovo, 50 gr di zucchero, 75 gr di burro morbido, una presa di sale.
Secondo impasto: Aggiungere gli ingredienti. Impastare bene pino a creare una massa liscia e resistente.
Nel caso dovesse risultare troppo compatta aggiungere del latte. Far riposare 15 minuti.
Formare delle palline di peso tutte uguali e lasciarle lievitare per mezz’ora, coprendole con pellicola
Pennellare con uovo sbattuto. Cospargere con zucchero semolato e infornare nel lato del forno a legna: la temperatura dovrebbe essere non superiore a 230°C.
Nel forno casalingo cuocere a 210°C x 10 12 minuti.
Servire con panna montata oppure frutti di bosco tiepido

RAGOUT DO VILLADZO
Una ricetta estiva e decisamente inconsueta nel panorama della tradizione italiana: il "Ragù del villaggio", da cuocere in una casseruola di ceramica, unisce alla succosità dell'anatra quella delle prugne, e contrasta l'intensità della salsiccia con la dolcezza del miele. Un piatto conviviale, molto più facile da preparare di quanto sembra:

Ragout do villadzo
400 gr di salsiccia tagliata in 12 pezzi, gr 800 di petto d’oca, 6 prugne, 6 cipollotti giovani, 4 carote, un cucchiaio di miele, 7 cl di vino bianco, spezie, 100 gr di burro, sale.
Incidere la pelle dei petti di anatra e condirli con sale. Nel tegame di cottura fare sciogliere metà del burro, quindi appoggiarvi i petti, dalla parte della pelle.
Lasciare imbiondire bene, a questo punto aggiungere i cipollotti (verdi, già puliti), le carote (medie, sbucciate e tagliate a rondelle), le prugne (non troppo mature) e la salsiccia e distribuire le spezie (a piacere) e il miele su tutti gli alimenti.
Coprire e lasciare nel forno a legna caldo x 10 minuti, si deve sentire il rumore della cottura. Porre il tegame nella zona meno calda del forno, per continuare delicatamente la cottura.
Dopo 15 minuti aggiungere il vino bianco secco. Continuare la cottura per 10 minuti.
Alla fine mantecare la salsa con il burro crudo. Dopo 15 minuti aggiungere il vino bianco secco. Continuare la cottura per 10 minuti.
Tagliare i petti di anatra in fettine sottili e servirli accompagnando col il resto degli ingredienti.

CIAO A TUTTI E GRAZIE DELLA VOSTRA ATTENZIONE!

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