Sono una ragazza di 19 anni, una normalissima adolescente che, fra feste e musica, si gode
quel secondo meraviglioso che è la vita. Cinque anni fa, quando aveva 14 anni
sono stata stuprata. Ricordo solo degli sprazzi: io sdraiata su un letto
freddo, non pù una persona ma una cosa, un giocattolino di un ragazzo che mi ha
raccattata in mezzo alla strada, barcollante come un birillo. Quest’avvenimento
mi ha segnato nel profondo, è stato seguito sa sensi di colpa, autolesionismo e
tanta, tanta vergogna. Qualche giorno fa incontro questo ragazzo e gli dico che
non ho dimenticato, che ci sono cose che ci si porta dentro, che non si
perdonano e che deve pagare per quello che ha fatto. Dopo un attimo di
reticenza capisce la gravità della situazione e mi garantisce la sua
disponibilità per un processo. Con questo breve racconto vorrei solo dire che
mi affido alla giustizia italiana, nella speranza che anche questo reato non
cada in prescrizione e possa così venir restituita un po' di dignità alla
bambina che ero. Lettera firmata
La Ringrazio Per la sua
lettera che può far capire a quanti lo banalizzano che lo stupro è un evento
che può modificare irrevocabilmente la stima che una donna ha di sé e la sua
fiducia nel prossimo. Perché, anche quando crescendo la ragazza dovesse
seppellire i propri ricordi, raramente questi restano sepolti, dal momento che,
come diversi studi hanno dimostrato, solo l’esperienza della guerra ha maggori
ripercussioni sulla vita di una persona. Le psichiatre americane Costance V.
Dancu e Edna B. Foa, che hanno condotto studi molto seri sulle conseguenze
dello stupro, sostengono che “dopo uno stupro, alcune donne possono soffrire di
disfunzioni sessuali, possono trovare molto difficile provare sentimenti d’amore.
Soltanto l’essere abbracciate o toccate da un maschio le sconvolge, persino se
si tratta del padre o di uno zio, o di qualche altra persona importante nella
loro vita che sanno che non vuol far loro del male”. Nel suo caso specifico,
non so se lo può confermare, le conseguenze a cui vanno incontro le ragazzine
abusate sono molto spesso un profondo disprezzo di sé e del proprio corpo che
non di rado le conduce su sentieri di devianza, perché per effetto dei profondi
vissuti di disistima, ai loro occhi non c’è più nulla da salvare. Quando in età
adulta i ricordi rimossi riemergono, spesso la vittima non riesce ad
affrontarli, e gli effetti della rimozione sono disturbi fisici, alimentari,
psicologici, che si attenuano e talvolta scompaiono quando la vittima si sente
abbastanza sicura per poter ricordare, come nel suo caso, o quando si lega
sentimentalmente a qualcuno in cui ha fiducia. Il processo però è molto lento e
soprattutto faticoso per la scarsa fiducia che si nutre verso gli altri come
conseguenza dell’originaria fiducia tradita. Lei vuole spostare in tribunale il
ragazzo che a suo tempo l’ha violentata. Immagino che si farà assistere da un
avvocato. E per non incorrere nelle insidie giuridiche che finiscono con lo
stemperare la gravità di questo reato, faccia presente al suo difensore che il
DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico), che è la bibbia di molti psichiatri e
di conseguenza dei giudici, rubrica lo stupro tra i “disturbi parafilici senza
specificazione”. La “parafilia”, è un termine con cui il DSM-5 raccoglie in
un’unica classe: pedofilia, masochismo e sadismo sessuale, travestitismo e
voyeurismo. Ad accumunare queste pratiche è il fatto che vengono adottate per
eccitarsi. Allen Frances, una delle massime autorità nel campo della diagnosi
psichiatrica e che ha partecipato alla stesura del DSM-III-R e del DSM-IV, in La diagnosi in psichiatria. Ripensare il
D5M-5 (Raffaello Cortina), scrive che: “Il disturbo parafilico senza
specificazione è una diagnosi per lo più fallace e del tutto inaffidabile,
creata per scopi forensi. E’ stata ampiamente applicata in modo inadeguato agli
stupratori per far loro ottenere un trattamento sanitario obbligatorio in
processi riguardanti “predatori sessualmente violenti”. Ciò non tiene in
considerazione il fatto che lo stupro è stato respinto come disturbo mentale
dal DSM-III, DSM-III-R, DSM-IV. DSM-5. Lo stupro è quasi sempre un comportamento
opportunistico che rimanda a un semplice atto criminale, non a un disturbo
mentale. Per stabilire che uno stupratore ha i requisiti per una diagnosi di
disturbo parafilico – caso molto raro – bisognerebbe dimostrare che l’uso della
violenza gli è indispensabile per eccitarsi sessualmente, e non (come è molto
più frequente) che la violenza è soltanto un elemento accessorio e strumentale
per ottenere la condiscendenza e la collaborazione forzate della vittima”
(2013, p.178). Spero che queste informazioni le servano.
umbertogalimberti@repubblica.it - Donna di La Repubblica – 26 maggio
2018 -
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