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venerdì 8 giugno 2018

Lo Sapevate Che: Cosa accade nella vita di una ragazza abusata?...


Sono una ragazza di 19 anni, una normalissima adolescente che, fra feste e musica, si gode quel secondo meraviglioso che è la vita. Cinque anni fa, quando aveva 14 anni sono stata stuprata. Ricordo solo degli sprazzi: io sdraiata su un letto freddo, non pù una persona ma una cosa, un giocattolino di un ragazzo che mi ha raccattata in mezzo alla strada, barcollante come un birillo. Quest’avvenimento mi ha segnato nel profondo, è stato seguito sa sensi di colpa, autolesionismo e tanta, tanta vergogna. Qualche giorno fa incontro questo ragazzo e gli dico che non ho dimenticato, che ci sono cose che ci si porta dentro, che non si perdonano e che deve pagare per quello che ha fatto. Dopo un attimo di reticenza capisce la gravità della situazione e mi garantisce la sua disponibilità per un processo. Con questo breve racconto vorrei solo dire che mi affido alla giustizia italiana, nella speranza che anche questo reato non cada in prescrizione e possa così venir restituita un po' di dignità alla bambina che ero.   Lettera firmata

La Ringrazio Per la sua lettera che può far capire a quanti lo banalizzano che lo stupro è un evento che può modificare irrevocabilmente la stima che una donna ha di sé e la sua fiducia nel prossimo. Perché, anche quando crescendo la ragazza dovesse seppellire i propri ricordi, raramente questi restano sepolti, dal momento che, come diversi studi hanno dimostrato, solo l’esperienza della guerra ha maggori ripercussioni sulla vita di una persona. Le psichiatre americane Costance V. Dancu e Edna B. Foa, che hanno condotto studi molto seri sulle conseguenze dello stupro, sostengono che “dopo uno stupro, alcune donne possono soffrire di disfunzioni sessuali, possono trovare molto difficile provare sentimenti d’amore. Soltanto l’essere abbracciate o toccate da un maschio le sconvolge, persino se si tratta del padre o di uno zio, o di qualche altra persona importante nella loro vita che sanno che non vuol far loro del male”. Nel suo caso specifico, non so se lo può confermare, le conseguenze a cui vanno incontro le ragazzine abusate sono molto spesso un profondo disprezzo di sé e del proprio corpo che non di rado le conduce su sentieri di devianza, perché per effetto dei profondi vissuti di disistima, ai loro occhi non c’è più nulla da salvare. Quando in età adulta i ricordi rimossi riemergono, spesso la vittima non riesce ad affrontarli, e gli effetti della rimozione sono disturbi fisici, alimentari, psicologici, che si attenuano e talvolta scompaiono quando la vittima si sente abbastanza sicura per poter ricordare, come nel suo caso, o quando si lega sentimentalmente a qualcuno in cui ha fiducia. Il processo però è molto lento e soprattutto faticoso per la scarsa fiducia che si nutre verso gli altri come conseguenza dell’originaria fiducia tradita. Lei vuole spostare in tribunale il ragazzo che a suo tempo l’ha violentata. Immagino che si farà assistere da un avvocato. E per non incorrere nelle insidie giuridiche che finiscono con lo stemperare la gravità di questo reato, faccia presente al suo difensore che il DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico), che è la bibbia di molti psichiatri e di conseguenza dei giudici, rubrica lo stupro tra i “disturbi parafilici senza specificazione”. La “parafilia”, è un termine con cui il DSM-5 raccoglie in un’unica classe: pedofilia, masochismo e sadismo sessuale, travestitismo e voyeurismo. Ad accumunare queste pratiche è il fatto che vengono adottate per eccitarsi. Allen Frances, una delle massime autorità nel campo della diagnosi psichiatrica e che ha partecipato alla stesura del DSM-III-R e del DSM-IV, in La diagnosi in psichiatria. Ripensare il D5M-5 (Raffaello Cortina), scrive che: “Il disturbo parafilico senza specificazione è una diagnosi per lo più fallace e del tutto inaffidabile, creata per scopi forensi. E’ stata ampiamente applicata in modo inadeguato agli stupratori per far loro ottenere un trattamento sanitario obbligatorio in processi riguardanti “predatori sessualmente violenti”. Ciò non tiene in considerazione il fatto che lo stupro è stato respinto come disturbo mentale dal DSM-III, DSM-III-R, DSM-IV. DSM-5. Lo stupro è quasi sempre un comportamento opportunistico che rimanda a un semplice atto criminale, non a un disturbo mentale. Per stabilire che uno stupratore ha i requisiti per una diagnosi di disturbo parafilico – caso molto raro – bisognerebbe dimostrare che l’uso della violenza gli è indispensabile per eccitarsi sessualmente, e non (come è molto più frequente) che la violenza è soltanto un elemento accessorio e strumentale per ottenere la condiscendenza e la collaborazione forzate della vittima” (2013, p.178). Spero che queste informazioni le servano.
umbertogalimberti@repubblica.it - Donna di La Repubblica – 26 maggio 2018 -

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