Ma è proprio vero che l’uomo digitale
sta perdendo la memoria? La risposta è no. La sta semplicemente delocalizzando,
il ricordo non è più una proprietà della nostra mente, un gioco di sinapsi
individuali, ma si trasferisce su supporti tecnologici. Di questo tema, che ci
tocca tutti, si parla da ieri a
Mirandola al Festival della memoria, che si concluderà domenica sera, con
la proiezione in piazza di un film culto come la corrazzata Potemkin. La
manifestazione è organizzata dal Consorzio per il Festival della memoria,
insieme alla Giulio Einaudi Editore, e non a caso è stata pensata nella città
che ha dato i natali a Pico, il grande umanista dalla memoria proverbiale. Gli
ospiti sono tanti, fra gli altri Dori Ghezzi, Francesco Merlo, Massimo
Cacciari, Luciana Littizzetto, Remo Bodei, Gustavo Zabrebelsky, Oscar Farinetti,
Elisabetta Moro, Diego de Silva, Donatella Di Pietrantonio, Niola Piovani,
insieme a Milena Vukotic e a Isa Barzizza, compagna di Totò sullo schermo e
nella vita. Dall’intreccio di queste voci prenderanno forma cammini che legano
il passato e il futuro della memoria. Per aiutarci a capire come ricordavamo
prima e come ricordiamo adesso che disponiamo di strumenti capaci di
memorizzare al nostro posto. Nell’era della conoscenza on demand ci portiamo
un’intera biblioteca di Alessandra nello smartphone. E archivi remoti,
database, sim, hard disk, cloud hanno potenzialità a virtualità impensabili per
una sola mente. Fosse anche quella prodigiosa di Pico della Mirandola. In fondo
Google, Bing, Baidu, Wikipedia, Instagram, Napster e You/Tube sono diventati il
cervello dell’umanità a venire. E non è detto che sia un male.
Marino Niola – Miti d’Oggi – Il Venerdì di La Repubblica – 8
giugno – 2018 -
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