Ciao a tutti! Vi presento, come già sicuramente
sapete, la regione più piccola d’Italia la Valle d’Aosta, (3,262 kmq), confina
con la Svizzera a Nord, con la Francia a Ovest e con il Piemonte a Sud ed Est.
Questa piccolissima regione possiede una sua particolare
identità linguistica: la maggior parte degli abitanti è bilingue, ossia, oltre
all’italiano parlano anche il patois (pronuncia /pa’twa/), una lingua
(più specificamente un dialetto) che deriva dal franco-provenzale, considerata
non regolare dai linguistici, poiché caratterizzata da una forte frammentazione
dialettale.
Il patois è
una lingua molto vicina al francese. Quest’ultima viene addirittura
insegnata alle scuole e usata, insieme all’italiano, nei documenti ufficiali.
Ecco una
poesia in patois (con sotto la traduzione in italiano) scritta dal famoso
poeta, scrittore e linguista valdostano Jean Baptiste Cerlogne:
Un bà dzor de jeuillet, lo dzor de la
Revenna,
De Veulla dze m’en parto a l’arba di matin,
In porten aprë mè: salan, pan blan, fontenna,
E tsecca de ci cllier que se feit din la tenna,
Pe me bletti lo pot lon de mon tsemin.
A Saint-Pierre dzi prei lo tsemin que meinàve
Su di coutë de Vertozan.
Dzà pe Saint-Nicolà lo mondo s’apprestàve
Come cen se feit tseut le-s-an.
I.é, qui d’un coutë crie et qui de l’âtro braille
Hoé! hoé, parten-nà, le-s-ami?
Di vatse se vat fére euna groussa bataille;
Maque degadzen-nò, l’est l’aoura de parti.
(Un bel giorno di luglio, il giorno
della Revenna
partii da Aosta all’alba del mattino,
Portando sale, pan bianco e fontina,
Ed un bel po’ di quel succo che si fa nella tinozza,
Per bagnar mille labbra durante il cammino.
A Saint-Pierre, presi il sentiero che conduceva
Lassù nei pressi di Vertosan.
Già a Saint-Nicolas la gente si prepara
Come si fa tutti gli anni.
E là, gli uni si chiamano, gli altri gridano:
Hoé! hoe! partiamo, amici?
Sta per svolgersi una grande battaglia di vacche:
sbrighiamoci, dunque, é l’ora di partire).
(Jean-Baptiste
Cerlogne (Cerlogne, 6
marzo 1826 – Saint-Nicolas, 7 ottobre 1910) è stato
un poeta, presbitero e linguista italiano, autore di
alcune canzoni, studioso del patois e
suo sistematizzatore tramite la stesura della grammatica e del primo dizionario
in patois. È ricordato come il massimo poeta dialettale della Valle d’Aosta).
(Wikipedia)
Conosciamo insieme a voi le sue
particolarità:
Come ho già anticipato, la
Valle d'Aosta è la regione più settentrionale d'Italia e confina con Piemonte,
Francia e Svizzera.
Proprio per questa collocazione geografica
particolare, la Val d'Aosta ospita diverse lingue e dialetti che mescolano
elementi italiani a molti termini francofoni (cioè provenienti
dal francese), come il patois (pronuncia:
"patuà"), la lingua franco-provenzale parlata da molti abitanti della
regione, e pertanto, oltre all'italiano, anche il francese è considerata lingua
ufficiale della zona.
Documenti, cartelli e nomi ufficiali,
devono dunque essere tradotti in entrambe le
lingue.
Caratteristiche fisiche
Il territorio valdostano è quasi completamente
montuoso, con alcune valli che intervallano le catene alpine (Ali
Pennine e Alpi Graie) e i molti
ghiacciai.
I fiumi provengono proprio da questi
ghiacciai, i quali, sciogliendosi, formano corsi d'acqua che
scavano le pareti rocciose e creano grosse voragini dette "orridi
I fiumi (i più
importanti sono la Dora Baltea, il Buthier e
il Lys) ospitano numerose dighe di sbarramento che ne regolano il corso e
sfruttano la potenza dell'acqua per ricavarne energia.
La Val d'Aosta ospita il monte più alto d'Italia, il Monte
Bianco, e altre vette come il Gran Paradiso, il
Cervino e il Monte Rosa sono il paradiso per
gli appassionati degli sport su neve.
Il
clima è tipicamente alpino
Risorse
La principale fonte di reddito della Val d'Aosta è il turismo, grazie
alle bellezze
naturalistiche e alle sopracitate attrazioni sciistiche che ospita, ma anche il settore energetico è molto importante, poiché le
centrali idroelettriche della zona riforniscono anche le regioni limitrofe.
Importante l'artigianato, eredità di una
solida tradizione locale con i suoi manufatti in legno, i pizzi e i tappeti.
Molto diffuso l'allevamento bovino, mentre l'agricoltura è poco sviluppata,
tranne che sulle pendici dei monti più esposti al Sole, dove l'uomo è riuscito
a scavare terrazzamenti adatti alla coltivazione.
Città e Amministrazione
La Regione val d'Aosta è una regione a Statuto Speciale, e gode pertanto di
una certa autonomia amministrativa.
A differenza delle regioni confinanti infatti, la Val d'Aosta
non è suddivisa in province, ma in 74 comuni di cui Aosta, capoluogo della
regione, è il più popoloso.
Personaggi Famosi
Nonostante sia una regione molto piccola,
la Val d'Aosta ha dato i natali a molte personalità di spicco. Tra queste vanno
menzionate sicuramente Sant'Anselmo, importante abate e
filosofo del XI secolo e Federico Chabod, eminente storico e
politico del Novecento.
LA MINIERA DI CHAMUSIRA: L’ORO DELLA VAL D’AOSTA!
Incastonato tra i monti della Val
d'Aosta c'è un piccolo tesoro geologico: la miniera d'oro di Chamusira.
Anche se da anni è inattiva e l'oro non si estrae più il sito, che rientra
nelle 230 località italiane toccate dalla Settimana del Pianeta Terra, è
stato reso agibile e aperto al pubblico. Scopriamolo!
Tra le molte
località (ben 230) coinvolte nel progetto della Settimana Pianeta Terra ,
la miniera sopra il comune di Brusson in Val d'Aosta è un perfetto
esempio di valorizzazione del patrimonio geologico italiano.
La Miniera di
Chamousir
La miniera di Chamousira prende il nome dal
francese "chamois",(camoscio) , e proprio
come l'animale da cui prende nome, si trova ad altezze notevoli, tra i 1552 e i
1716 metri sopra il livello del mare, sovrastando la Val d'Ayas.
Qui, molti anni fa, si estraeva l’oro!
Il giacimento
interessato dagli scavi risale a 31 milioni di anni fa,
quando all'interno della roccia metamorfica si
formarono due filoni auriferi che, molto
tempo dopo, i cercatori d'oro ribattezzeranno Fenillaz e Speranza.
La coltivazione
dell'oro (già, l'oro "si coltiva!) cominciò nel 1899 con la svizzera Société des Mines de l'Evançon che ottenne il
permesso di ricerca aurifera sulla rupe di Chamousira.
È con inglesi
della Evançon
Golden Mining Company però che la miniera raggiunse i
massimi livelli di produttività, arrivando ad impiegare anche 90 minatori nel
primo decennio del '900. Il punto più alto venne toccato nel 1906, ma già
dall'anno dopo la redditività dell'azienda cominciò a diminuire sensibilmente
e nel 1911 l'attività di estrazione cessò del tutto.
Nel 1937 la coltivazione
dei filoni riprese grazie al cavalier Rivetti, anche se con ambizioni e dimensioni molto
ridotte e si interruppe definitivamente nel 1949.
Dal 1953 al 1983 il lavoro intorno alla miniera fu affare della famiglia
Filippa (prima il padre e poi il figlio), ma il carattere economico della
ricerca era marginale rispetto alla
passione per il territorio o all'interesse scientifico.
Un tesoro geologico
Il sito di Brusson rientra in una zona mineraria molto
preziosa per la Val d'Aosta e per l'Italia. Il valore del territorio però,
non è dato dal profitto ricavato da ciò che si estrae, ma dall'interesse
scientifico per la conformazione geologica dell'intera area!
L'oro di Chamousira infatti, oltre all'indiscutibile valore economico,
assume particolare rilevanza perché è uno dei pochi
metalli di origine nativa d'Italia.
Che cos'è l'oro nativo? È l'oro che si
trova all'interno di filoni di quarzo presenti nella roccia,
dunque estraibili e non ricavabili dai sedimenti fluviali (come le pepite del
Klondike di zio Paperone!).
Un esempio di oro nativo lo si può vedere a qualche chilometro dalla
miniera, al Museo delle Alpi del Forte di Bard. Qui è esposto un campione di quarzo
bianco sul quale è ben visibile la presenza di residui auriferi.
In realtà però, l'oro non appare così in natura, ma è stato trattato
con un'amalgama di mercurio per farlo risaltare agli occhi dei non
addetti ai lavori.
O studi o vai in miniera…o fai entrambe le
cose!
Oggi questo tesoro geologico può tornare
ad essere valorizzato grazie alla volontà della Regione Val d'Aosta e ad iniziative
come la Settimana del Pianeta Terra che attirano l'attenzione del grande
pubblico sulle meraviglie della natura, troppo spesso trascurate.
Ora i turisti (e gli studenti) possono infatti riscoprire le perle della
montagna a due passi da casa esplorando il tunnel di 126 metri del livello
minerario aperto al pubblico (il settimo), addentrandosi nel cunicolo
illuminato fiocamente come agli inizi del 'Novecento e ammirando i giacimenti quarzosi del
filone Speranza.
La Valle d'Aosta è una
terra estremamente affascinante e non priva di contraddizioni, che le sue
peculiarità rendono meno frequentata e conosciuta di altri luoghi di montagna.
Eppure, come vi abbiamo dimostrato con questo
itinerario, dal punto di vista gastronomico può
essere perfino più ricca.
Pensiamo ai prodotti tipici, ad
esempio: l'influenza francese e le tradizioni montanare si uniscono a formare
un panorama culinario sfaccettato e interessantissimo.
Ho selezionato 12 prodotti
tipici della Valle d'Aosta che vale la pena conoscere:
Jambon de Bosses
Il clima, nel paesino di Saint-Rhémy-en-Bosses,
è particolarmente propizio alla stagionatura
del prosciutto. Il Jambon de Bosses è sicuramente il salume più
famoso - e pregiato - della regione: vanta una tradizione secolare e ora ha
conquistato addirittura la DOP
Fontina Dop
Forse il prodotto tipico valdostano più
conosciuto. Secondo il disciplinare deve essere prodotta esclusivamente con
latte crudo intero di bovine di razza valdostana e stagionata per almeno tre
mesi in grotta. Il gusto è dolce, la pasta morbida e gialla
Mocetta
Sapore simile alla bresaola per questa carne
secca, che può essere bovina,
equina o di camoscio. Il modo
più tradizionale di mangiarla è con pane nero, burro e un filo di miele.
Salignon
Non è un formaggio per signorine. Il salignön è
una sorta di ricotta ottenuta dal siero di latte impastato con latte e/o
panna, sale, pepe e peroncino.
Vengono quasi sempre aggiunte anche erbe di montagna prima di passare a una
stagionatura vicino al camino, per quel tocco di affumicato che non guasta mai.
Teteun
Mangiare il teteun è sicuramente un'esperienza
forte, ma il sapore è molto più delicato di quanto ci si aspetterebbe:
una mammella di mucca salmistrata
e cotta, che si mangia a fette, possibilmente accompagnata da
marmellate varie. Per palati coraggiosi.
Valle d’Aosta Fromadzo
Fromadzo è il termine patois per formaggio.
Questa toma d'alpeggio, ottenuta da latte di mucca, presenta sia al naso che in
bocca aromi e sapori di erbe e fiori di montagna, e con la stagionatura
acquista piccantezza.
Lard d’Arnad Dop
Quello che forse il lardo più famoso d'Italia
(ovviamente gli viene dedicata una sagra gastronomica, la Féhta dou lar) deve le sue
peculiarità a una salamoia con erbe aromatiche locali, e a una stagionatura nei
tradizionali doil, cassoni
di legno di forma cubica).
Boudin
La versione valdostana del sanguinaccio, ma
anche un salume nato dalla povertà e dalla scarsità di carne: patate, lardo, barbabietola, spezie, vino e
sangue di maiale si insaccano in budelli e si essiccano.
Il boudin si consuma bollito o
cotto al forno.
Tegole
Nocciole, zucchero, albume d'uovo, farina: pochi e semplici gli ingredienti base di questi biscotti
tipici valdostani, sottili e croccantissimi. A scelta si possono aggiungere
mandorle e vaniglia.
Pere Martin Sec
A causa della polpa granulosa e poco succosa, ma
dal profumo molto intenso, si prestano più ad essere cotte che ad essere
consumate crude. Provatele cotte al
forno, nel vino rosso. Vino valdostano, ovviamente.
Genepì
Bere il genepì è una delle esperienze più tipiche che potete
fare in Valle d'Aosta. Dall'omonima pianta aromatica che cresce sulle montagne
(ma oggi viene per lo più coltivata) si ricava un liquore dalle proprietà balsamiche
e digestive, che è tradizione bere a fine pasto.
Se volete conoscere qualche piatto valdostano vi faccio
conoscere tre specialità Valdostane:
FRECAÇIÀ DE TRIFOLLE
Un piatto di origine popolare, che un tempo
veniva preparato solo la domenica. Pura tradizione montanara, con le sue
massicce dosi di burro e
formaggio, che purtroppo negli ultimi anni si è persa. Da
servire come secondo piatto o come (abbondante) antipasto con salumi tipici
Una squisita
ricetta tipica valdostana a base di patate, cipolle, Fontina Vallée d'Aoste DOP, da cuocere in forno a
legna:
Frecacjà de Trifolle
Ingredienti: Un chilo e mezzo di patate,
150 gr di cipolle bionde, 150 gr di Fontina Valléè d’Aoste DOP tagliata a
fette, 150 gr di burro fuso, 10 gr di foglie di timo, noce moscata, sale, pepe
Condire le
patate a 4 cm di spessore, con il burro, il sale, il pepe e la noce moscata.
Metterle per
la cottura in una padella bassa e larga. Coprire con carta stagnola o
coperchio. Inserirle nel forno a legna caldo. Ogni 5/8 minuti estrarle e
mescolarle.
Quando
saranno quasi cotte aggiungere la cipolla tritata. Continuare la cottura per
una decina di minuti, mantenendo il tutto coperto.
Scoprire e
porre le fette di fontina sulla superfice. Lasciare fondere bene e servire.
Si
accompagna perfettamente con salumi e grigliate di verdure
FLANDZE
Niente di più banale di una focaccia
dolce, niente di più perfetto nella sua semplicità. La ricetta di questo
impasto lievitato è arrivata allo chef dalla sua famiglia, e come tale la
ripropone: preparata in piccole porzioni, va lievitata abbastanza a lungo e
servita con panna montata e frutti di bosco
Flandze
Primo impasto: Farina bianca 125 gr, 30 gr di
lievito di birra fresco, 75 gr di latte intero, 25 gr di acqua tiepida
Secondo impasto: Farina bianca 125 gr, amido di
mais 25 gr., 1 tuorlo d’uovo, 50 gr di zucchero, 75 gr di burro morbido, una
presa di sale.
Secondo
impasto: Aggiungere gli ingredienti. Impastare bene pino a creare una massa
liscia e resistente.
Nel caso
dovesse risultare troppo compatta aggiungere del latte. Far riposare 15 minuti.
Formare
delle palline di peso tutte uguali e lasciarle lievitare per mezz’ora,
coprendole con pellicola
Pennellare
con uovo sbattuto. Cospargere con zucchero semolato e infornare nel lato del
forno a legna: la temperatura dovrebbe essere non superiore a 230°C.
Nel forno
casalingo cuocere a 210°C x 10 12 minuti.
Servire con
panna montata oppure frutti di bosco tiepido
RAGOUT DO VILLADZO
Una ricetta estiva e decisamente
inconsueta nel panorama della tradizione italiana: il "Ragù del
villaggio", da cuocere in una casseruola di ceramica, unisce alla
succosità dell'anatra quella delle prugne, e contrasta l'intensità della salsiccia
con la dolcezza del miele. Un piatto conviviale, molto più facile da preparare
di quanto sembra:
Ragout do villadzo
400 gr di salsiccia tagliata in 12 pezzi, gr 800 di petto
d’oca, 6 prugne, 6 cipollotti giovani, 4 carote, un cucchiaio di miele, 7 cl di
vino bianco, spezie, 100 gr di burro, sale.
Incidere la
pelle dei petti di anatra e condirli con sale. Nel tegame di cottura fare
sciogliere metà del burro, quindi appoggiarvi i petti, dalla parte della
pelle.
Lasciare
imbiondire bene, a questo punto aggiungere i cipollotti (verdi, già puliti), le
carote (medie, sbucciate e tagliate a rondelle), le prugne (non troppo mature)
e la salsiccia e distribuire le spezie (a piacere) e il miele su tutti gli
alimenti.
Coprire e
lasciare nel forno a legna caldo x 10 minuti, si deve sentire il rumore della
cottura. Porre il tegame nella zona meno calda del forno, per continuare
delicatamente la cottura.
Dopo 15
minuti aggiungere il vino bianco secco. Continuare la cottura per 10 minuti.
Alla fine
mantecare la salsa con il burro crudo. Dopo 15 minuti aggiungere il vino bianco
secco. Continuare la cottura per 10 minuti.
Tagliare i
petti di anatra in fettine sottili e servirli accompagnando col il resto degli
ingredienti.
CIAO A TUTTI E GRAZIE DELLA VOSTRA ATTENZIONE!