Accettare La Vita Non E’ Facile:
C’E’ Chi Ci Riesce Anche Senza Fede
Caro signor Serra, questa lettera riapre una parentesi, quella della religione, che lei forse desiderava chiudere, e se così fosse mi scusi per il disturbo.
Sono un tetraplegico di 78 anni, da 70 anni sono invalido per i postumi gravi della poliomelite. Un tempo riuscivo a camminare malamente, ma da qualche anno vivo in carrozzella. Poiché nelle braccia la tetraplegia è solo del quaranta per cento, sono riuscito a lavorare in casa come insegnante. Che c’entra questo con Dio che, semmai avrebbe dovuto non farmi ammalare? Io l’ho sentito vicino molte volte e, paradossalmente, la mia vita è stata felice e infelice come quella di voi sani. Mi sono sposato, ho avuto un figlio che ora sta facendo un’ottima carriera, vivo con mia moglie la nostra tranquilla vecchiaia e insieme ringraziamo il Signore per quello che ci ha dato.
Sono cattolico praticante e ogni giorno cerco di vivere al meglio la mia vita, che ovviamente è faticosa perché mi muovo molto male. Ma bisogna accettare le cose come accadono, perché noi facciamo parte di un disegno che forse un giorno capiremo: Se decide di pubblicarmi, ometta il mio nome.
Grazie.
Lorenzo-Città
Peccato omettere il suo vero nome, ma rispetto la sua discrezione. Non tema, “chiudere il discorso sulla religione” non è, come dire, nelle mie facoltà…La sua lettera è illuminata da una disposizione mentale piuttosto rara tra gli uomini, “accettare le cose come accadono”, cioè accettare la vita. Persone che non hanno i suoi problemi di salute, e una logistica difficile come la sua, non ne sono in grado e non riescono a cogliere, per negligenza o per debolezza, la meraviglia della vita.
Lei ritiene che sia la fede in Dio a darle sostegno, e che la fede sia un sostegno non c’è dubbio: credere in Dio significa (mi passi la semplificazione) credere che il disegno dell’universo abbia un capo, una coda e un autore.
Significa mettere ordine nel caos.
Questo non toglie che ci siano credenti sereni e bendisposti verso la vita anche se convinti della sua finitezza. Io per esempio non ho Chiesa né fedi collaudate, ma sono in grado, quantomeno, di condividere con le, caro Lorenzo, la buona disposizione verso ciò che accade, anche quando l’accaduto è una ferita del corpo, che è il suo caso, o dello spirito, come è il caso di altri. Voglio ringraziarla, infine, dello sguardo chiaro e forte che ci comunica, spero dia sostegno anche a lettori, che non sono su una sedia a rotelle, ma faticano molto più di lei a fare il percorso.
Michele Serra – Venerdì di Repubblica 7-12-12
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