Nel
brevettarla, il 26 giugno dell'anno dopo, la chiamò Laufmachine ("macchina
da corsa"), mentre la stampa la ribattezzò in suo onore draisine;
più tardi prese il nome di velocipede.
Telaio in legno e peso complessivo di 22 kg, l'aspetto innovativo dell'antenata
della bicicletta moderna, rispetto ai prototipi del passato (è attestato un
esperimento anche nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci), era
legato all'introduzione dello sterzo che consentiva maggior equilibrio e
movimento. Mancava ancora un componente fondamentale: i pedali. La spinta in
avanti infatti veniva data appoggiando i piedi per terra.
Il nuovo mezzo di trasporto fu subito apprezzato ma il suo successo durò poco,
per via della pericolosità legata allo scarso equilibrio, e per questo motivo
si costruirono modelli in ferro a tre o quattro ruote. Soltanto quarant'anni
dopo s'introdussero i pedali nei velocipede bicycle di Parigi,
che aprirono la strada alla moderna bicicletta.
Un esemplare originale di draisina è conservato al Museo
Nicolis di Villafranca (provincia di Verona).
https://www.mondi.it/almanacco/voce/12046
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