“L'amore
è come la febbre. Nasce e si spegne senza che la volontà ne abbia la minima
parte.” Stendhal
Il realismo delle passioni
Stendhal, pseudonimo di Henri
Beyle (nato a Grenoble il 23 gennaio 1783), è uno dei più importanti
scrittori francesi di sempre. Nato da una ricca famiglia borghese, a soli sette
anni venne colpito dal lutto della madre, donna che amava un modo viscerale. I
rapporti con il padre (avvocato al Parlamento), viceversa, furono sempre
pessimi, essendo quest'ultimo un esempio preclare di uomo bigotto e
conservatore.
Sedicenne, si recò a Parigi con
l'intenzione di iscriversi all'Ecole polytechnique. Vi rinunciò subito e, dopo
aver lavorato alcuni mesi al ministero della guerra grazie all'appoggio del
cugino Daru, nel 1800 raggiunse l'armata napoleonica in Italia, che molto
presto riconobbe come sua patria d'elezione.
Sottotenente di cavalleria, poi aiutante
di campo del generale Michaud, dal 1806 al 1814 fece parte dell'amministrazione
imperiale, con funzioni sia civili sia militari che lo obbligarono a spostarsi
dall'Italia all'Austria, dalla Germania alla Russia. Caduto Napoleone, si ritirò in Italia. dove conobbe il suo primo amore
(Angiola Pietragrua) e dove rimase sette anni, prevalentemente a Milano,
interessandosi di musica e pittura. Deluso nel suo amore per Matilde Dembowski
(conosciuta nel 1818) e sospettato di carbonarismo, dalle autorità austriache,
tornò a Parigi (è il 1821). Per sopperire alle spese di una vita mondana
superiore alle sue risorse economiche, collaborò ad alcune riviste inglesi,
come ad esempio il "Journal de Paris", con articoli di critica d'arte
e musicale; sollecitò anche, invano, un impiego governativo.
Dopo la rivoluzione del 1830 e l'avvento
di Luigi
Filippo, ottenne la nomina di console a
Trieste, ma, a causa dell'opposizione del governo austriaco, fu destinato a
Civitavecchia. Il lavoro consolare gli lasciò molto tempo libero, che Stendahl
impiegò, oltre che a scrivere, in viaggi e in lunghi soggiorni in Francia.
Chiesto nel 1841 un congedo per ragioni di salute, tornò a Parigi e qui, un
anno dopo, mori improvvisamente a causa di un attacco apoplettico il 23 marzo
1842.
Stendhal, dopo un certo numero di saggi (tra cui di un certo
interesse il "Sull'amore" del 1822 e "Racine e Shakespeare" dell'anno successivo), e da una forte passione
per la musica e la pittura (che lo indussero a scrivere anche in questo campo
notevoli saggi, nonchè romanzate vite di grandi compositori), iniziò la sua
attività di scrittore con il romanzo "Armance" (1827) e con il
racconto "Vanina Vanini" (1829).
Ma è soprattutto con "Il rosso e il nero" (1830) romanzo che narra la lotta di un giovane
spiantato e ambizioso, Julien Sorel, contro la società ostile (la Francia della
restaurazione) che inaugura la stagione del grande romanzo realistico.
L'altro suo grandissimo capolavoro, in
questa direzione, è rappresentato dall'indimenticabile "La certosa di
Parma", un vasto affresco in cui vi si narra ancora la sconfitta delle
aspirazioni individuali per opera di una società che qui rappresenta, sotto le
apparenze di una corte italiana dell'età della restaurazione, la tipica
struttura del dispotismo moderno.
L'opera di Stendhal si
fa di solito rientrare nel movimento romantico, ma si tratta di un romanticismo condizionato dalla formazione illuministica
dello scrittore, dalla sua filosofia atea e materialista. Propio per questo,
d'altronde, Stendhal è considerato di solito come il fondatore
di quel moderno realismo che rappresenta l'uomo all'interno di una realtà
sociale in evoluzione, e le idee e le passioni degli individui come
condizionate dalle tendenze politiche ed economiche dell'epoca.
https://biografieonline.it/biografia-stendhal
Nessun commento:
Posta un commento