Il 25 gennaio
2016: la scomparsa
Il contesto e
la rivoluzione egiziana del 2011
La versione
fornita dall'agenzia stampa Reuters
La figlia del
capo dei rapinatori
La campagna
di Amnesty International Italia
Primo anniversario della morte di Giulio Regeni
L'Instant
book: "Giulio Regeni. Le verità ignorate" di Lorenzo Declich
Giulio Regeni nasce a Trieste il 15
gennaio 1988. Cresciuto a Fiumicello, in provincia di Udine, quando è ancora
minorenne si trasferisce a all'Armand Hammer United World College of the
American West (Nuovo Messico - Stati Uniti d'America) e poi nel Regno Unito per
studiare. Per due volte vince il premio "Europa e giovani" (2012 e
2013) al concorso internazionale organizzato dall'Istituto regionale studi
europei. Premi vinti per le sue ricerche e per gli approfondimenti sul Medio
Oriente (la regione geografica che comprende i territori dell'Asia occidentale,
quelli europei: la porzione di Turchia a ovest dello stretto del Bosforo e
nordafricani - Egitto).
Le collaborazioni di Giulio Regeni
Lavora presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO,
dall'inglese United Nations Industrial Development Organization),
un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa dell'incremento
delle attività industriali che si trovano nei paesi membri. E dopo aver svolto
anche per un anno ricerche per conto della società privata di analisi
politiche Oxford Analytica, si reca in Egitto. Qui svolge un
dottorato di ricerca presso il Girton College dell'Università di Cambridge e
svolge una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l'Università
Americana del Cairo.
Regeni scrive alcuni articoli con lo
pseudonimo di Antonio Druis pubblicati dall'agenzia di stampa
Nena e, poi, postumo, dal quotidiano il Manifesto. Articoli in cui descrive la
difficile situazione sindacale dopo la rivoluzione egiziana del 2011.
Il 25 gennaio 2016: la scomparsa
È il 25 gennaio 2016 quando Giulio
Regeni, ricercatore italiano, invia alle 19.41 un sms alla fidanzata in
Ucraina, per dirle che stava uscendo. A distanza di poco tempo, l'amica di
Regeni, la studentessa Noura Wahby conosciuta nel 2014 a Cambridge, denuncia
sul proprio profilo Facebook la sua scomparsa. Si sa che il ricercatore
italiano doveva incontrare delle persone in piazza Tahrir. L'occasione è quella
di festeggiare il compleanno di un amico.
Da allora sono passati diversi giorni
prima del suo ritrovamento e, nel frattempo, su Twitter vengono lanciati
diversi hashtag #whereisgiulio e #جوليو_ـفين (letteralmente: #doveègiulio).
Il ritrovamento
Il ragazzo viene trovato il 3
febbraio 2016 in un fosso nel tratto di strada del deserto
Cairo-Alessandria, alla periferia del Cairo. Il corpo di Giulio è nudo ed è
stato anche atrocemente mutilato. Si contano più di due dozzine di fratture
ossee, tra cui sette costole rotte, tutte le dita di mani e piedi. Così come
gambe, braccia e scapole, oltre a cinque denti rotti. E ancora: coltellate
multiple sul corpo, comprese le piante dei piedi.
Sono numerosi i tagli su tutto il corpo,
probabilmente causati con uno strumento simile ad un rasoio. Sul corpo anche
bruciature di sigarette, e sulle scapole (una bruciatura più grande con
incisioni simili a delle lettere). Dall'esame autoptico è emersa un'emorragia
cerebrale e una vertebra cervicale fratturata a seguito di un colpo al collo
che ne avrebbe causato la morte.
Il contesto e la rivoluzione egiziana del 2011
Quando Giulio Regeni viene
rapito è il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle
proteste in piazza Tahrir. Nota come rivoluzione del Nilo, è un
vasto movimento di protesta da parte dei civili, contestazioni e insurrezioni,
che si sono susseguite a partire dal 25 gennaio del 2011. A spingere il popolo
egiziano a ribellarsi è stato il desiderio di rinnovamento politico e sociale
contro il regime trentennale del presidente Hosni Mubarak.
Sono stati numerosi gli scontri che
hanno provocato molte vittime tra manifestanti, poliziotti e militari. Tutto ha
inizio intorno al 17 gennaio, quando al Cairo un uomo si dà fuoco, come era
avvenuto in Tunisia al venditore ambulante e attivista tunisino Mohamed
Bouazizi, simbolo della contestazione tunisina.
Poi il 20 gennaio due operai si danno
fuoco per protestare contro il trasferimento forzoso. Si arriva così al 25
gennaio: sono 25mila i manifestanti che scendono in piazza, nella capitale, che
chiedono riforme politiche e sociali sulla scia della "rivoluzione del
gelsomino" avvenuta in Tunisia. Da qui la manifestazione si trasforma
in scontri con le forze dell'ordine: si registreranno quattro vittime, tra cui
anche un poliziotto.
Ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella
vera e non di comodo: il dolore della famiglia Regeni è il dolore di tutta
l'Italia. (Matteo Renzi)
Giulio Regeni e i depistaggi
Oltre ai depistaggi delle autorità
egiziane, la scarsa collaborazione delle autorità del Cairo con gli inquirenti
italiani ha avuto come conseguenza il ritiro dell'ambasciatore italiano
Maurizio Massari, rientrato in Italia per consultazioni con la Farnesina. A
deciderlo è il ministro degli esteri Angelino Alfano,
dopo il fallimento dell'incontro tra gli inquirenti egiziani e la procura di
Roma sull'assassinio di Giulio Regeni.
A sostituirlo è l'ambasciatore Cantini,
che assume l'incarico il 14 settembre 2017, lo stesso giorno in cui anche il
nuovo ambasciatore egiziano si insedia a Roma. I servizi di sicurezza del
governo di ʿAbd al-Fattāḥ
al-Sīsī, e lo stesso governo egiziano, sono sospettati di
avere un ruolo chiave nell'omicidio del giovane ricercatore italiano. Da quanto
è emerso, la polizia del Cairo aveva già svolto indagini sul ricercatore nei
giorni 7, 8 e 9 gennaio su esposto del Capo del sindacato dei venditori
ambulanti.
La versione fornita dall'agenzia stampa Reuters
Secondo quanto riferisce l'agenzia il 26
aprile 2016, quindi tre mesi dopo l'omicidio del ragazzo, Giulio Regeni viene
fermato dalla polizia il giorno stesso della sua scomparsa, il 25 gennaio 2016.
Tale ipotesi già era apparsa dalle colonne del New York Times. Poi rilanciata da tre funzionari dell'intelligence e
da tre della polizia egiziana a Reuters, consegnando anche un
dettaglio inedito. La stessa sera le forze dell'ordine avevano consegnano il
ricercatore italiano ai servizi segreti "Al-Amn al-Watani"
("Sicurezza interna"), che avrebbero portato Regeni in un compound.
Si tratta di una versione differente da
quella fornita dalle autorità del Cairo che appunto smentirebbe quella
ufficiale. Secondo quest'ultima Giulio non venne mai preso in custodia prima di
essere ritrovato cadavere il 3 febbraio.
Le rivelazioni
Intanto le rivelazioni della Reuters
vengono immediatamente smentite dal ministero dell'Interno egiziano. Lo riporta
il sito del quotidiano egiziano Youm7. Da qui le dichiarazioni della fonte
interna al ministero che dichiara:
«la polizia non ha arrestato Regeni né l'ha detenuto
in alcun posto di polizia e tutto quello che viene ripetuto a questo proposito
sono solo voci che mirano a nuocere agli apparati di sicurezza in Egitto e a
indebolire le istituzioni dello Stato».
E poi, sempre lo stesso sito scrive:
«La fonte ha aggiunto che non c'era
ragione di torturare un giovane straniero che studia in Egitto e che il ruolo
della polizia è di proteggere e non torturare». E ancora il sito aggiunge: «Mohamed Ibrahim,
un responsabile del dipartimento Media della Sicurezza nazionale, ha detto che
non c'è stato alcun rapporto fra Regeni e la polizia o il ministero
dell'Interno o la sicurezza nazionale e che Regeni non è mai stato detenuto in
alcun posto di polizia o presso la Sicurezza nazionale». C'è fretta di
depistare, di nascondere la verità. Così anche l'intelligence del
Cairo si affretta a smontare la nuova versione.
La figlia del capo dei rapinatori
Intanto mentre le autorità egiziane
hanno sempre negato qualsiasi loro coinvolgimento nella morte di Regeni, poco
prima del ritrovamento del suo cadavere, la polizia ipotizza che il ragazzo sia
stato vittima di un incidente d'auto. Poi, alcune settimane dopo, arriva
l'altra ipotesi: poteva essere stato ucciso da una gang criminale poi
sterminata dalla polizia.
Mentre la figlia del capo della banda di
rapinatori, Rasha Tarek, in possesso dei documenti di Regeni attacca
la polizia con queste accuse: hanno ucciso a sangue freddo il padre, il marito
e il fratello per far credere che fossero i torturatori e i killer del giovane
ricercatore friulano.
Parole che contrastano, ancora una
volta, con quanto dichiarato dalle autorità del Cairo. Secondo le autorità
egiziane la banda venne uccisa durante uno "scontro a fuoco" avvenuto
il 24 marzo 2016. In esso le forze dell'ordine avrebbero subito solo alcuni
danni alle vetture.
Intanto nel dicembre del 2016 viene
accertato che Mohamed Abdallah, leader del sindacato degli ambulanti oggetto
della ricerca ed incontrato per la prima volta da Giulio Regeni il 13 ottobre
2015, denuncia il ricercatore italiano alla polizia di Gyza il 6 gennaio. Lo
segue fino al 22 gennaio, cioè tre giorni prima della scomparsa di Giulio,
comunicando alla polizia tutti gli spostamenti.
La campagna di Amnesty International Italia
A partire dal 24 febbraio 2016 Amnesty
International Italia ha lanciato la campagna Verità per
Giulio Regeni (in inglese: Truth about Giulio Regeni), lanciando anche
una petizione sul portale Change.org a cui hanno aderito più di 100.000 sostenitori.
Segue, il 10 marzo 2016, approvazione da parte del Parlamento europeo di
Strasburgo una proposta di risoluzione che condanna la tortura e l'uccisione di
Giulio Regeni e le continue violazioni dei diritti umani del
governo di al-Sisi in Egitto. Una risoluzione approvata con ampia maggioranza.
Primo anniversario della morte di Giulio Regeni
È il 26 gennaio 2017 e dopo 12 mesi di
ricerca della verità sull'uccisione del giovane ricercatore italiano, mentre si
svolge la manifestazione nazionale a Roma, si pensa agli ultimi sviluppi che
vedono protagonista Mohamed Abdallah il capo del sindacato degli ambulanti del
Cairo, le sue interviste e le sue riprese di nascosto. Tutti elementi che
indicano un coinvolgimento dell'apparato dei servizi di sicurezza egiziani che
non può più dirsi estraneo alla terribile e atroce fine di Giulio.
L'Instant book: "Giulio Regeni. Le verità ignorate" di Lorenzo
Declich
L'instant book scritto dall'esperto di Islàm Lorenzo Declich, e
pubblicato da Alegre, ripercorre la tragica vicenda di Giulio Regeni e
cerca di smontare i complottismi che hanno caratterizzato la copertura
mediatica del caso Regeni da parte della stampa italiana e dei rapporti
commerciali tra il nostro Paese e il regime di El Sisi (il presidente
egiziano). Racconta, oltre ai depistaggi delle autorità egiziane, le
ricostruzioni fantasiose sull'attività del ricercatore di Fiumicello nella
capitale egiziana.
All'inizio del 2020 i genitori Paola
Deffendi e Claudio Regeni, con l'aiuto dell'avvocato Alessandra Ballerini,
scrivono e pubblicano il libro "Giulio fa cose",
che narra la storia della loro famiglia nonché della vicenda, dal loro punto di
vista.
https://biografieonline.it/foto-giulio-regeni#foto-giulio-regeni-5
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