Una
devastante scossa di Mw 7.0 colpì il già povero stato dei Caraibi gettando la
popolazione in uno stato di miseria che ancor oggi non sembra avere fine
tratto da www.vbtv.it
L’Italia era appena stata colpita
qualche mese prima, il 6 aprile 2009, dal terremoto dell’Abruzzo,quando toccava
a questo splendido arcipelago caraibico subire la furia della natura.
Il terremoto di Haiti del 2010 è stato un terremoto catastrofico di Mw
7.0 con epicentro localizzato a circa 25 chilometri in direzione
ovest-sud-ovest della città di Port-au-Prince, capitale dello Stato caraibico
di Haiti. La scossa principale si è verificata alle ore 16:53:09 locali
(21:53:09 UTC) di martedì 12 gennaio 2010 a 13 km di profondità. Lo United
States Geological Survey(USGS) ha registrato una lunga serie di repliche nelle
prime ore successive al sisma, quattordici delle quali di magnitudo compresa
tra 5,0 e 5,9 Mw. Al momento in cui si è verificato, è stato il terremoto con
il più alto numero di morti secondo solo al Terremoto dello Shaanxi
Il numero di vittime è stato stimato al
24 febbraio 2010 in 222.517. Secondo la Croce Rossa Internazionale e l’ONU, il
terremoto avrebbe coinvolto più di 3 milioni di persone
Il terremoto si verificò
nell’entroterra, alle ore 16:53:09 UTC-5 del 12 gennaio 2010], in una zona
situata a circa 25 km a ovest-sud-ovest della capitale Port-au-Prince e ad
una profondità di 13 km in prossimità (3 km circa) della zona di
faglia Enriquillo-Plantain Garden (Enriquillo-Plantain Garden fault zone o
EPGFZ), un sistema di faglie trascorrenti con movimento verso sinistrache fa
parte del margine di zolla tra la placca nordamericana e la placca caraibica.
Forti scosse dell’intensità del VII–IX grado della scala Mercalli modificata
(MM) si registrarono nell’area della capitale e dei sobborghi adiacenti. Il
sisma fu avvertito in una vasta area dei Caraibi comprendente Cuba (MM III a
Guantánamo), la Giamaica (MM II a Kingston), Venezuela (MM II a Caracas),Porto
Rico (MM II–III a San Juan) e la confinante Repubblica Dominicana (MM III a
Santo Domingo).
Il terremoto è avvenuto in
corrispondenza del margine settentrionale della placca caraibica, che si sposta
parallelamente verso est, rispetto a quella nordamericana, di circa 20 mm
all’anno. Il margine tra le due placche, nella regione di Haiti, è costituito
da due complessi sistemi di faglie trascorrenti, sub-parallele tra loro, con
orientazione indicativa est-ovest e che delimitano la porzione orientale dalla
microplacca di Gonâve, una piccola zolla compresa tra le due placche più
grandi. I due sistemi di faglie sono la zona di faglia settentrionale-orientale
(Septentrional-Orient fault zone, SOFZ) che procede dalla costa settentrionale
dell’isola di Hispaniola verso quella sud orientale di Cuba e la zona di faglia
Enriquillo-Plantain Garden che attraversa la lunga penisola del Tiburon nella
parte sud-occidentale dell’isola. I dati sismici indicano che il terremoto è
avvenuto in prossimità della zona di faglia meridionale ed un’analisi
preliminare della distribuzione di slip cosismica (distribuzione degli spostamenti
sul piano di faglia durante il sisma) ha determinato un valore di spostamento
massimo del suolo (Dmax) di circa 4 metri.
Lo United States Geological Survey ha
registrato sei repliche (aftershock) nelle due ore successive all’evento
sismico principale di magnitudo approssimativa 5,9, 5,5,] 5,1,[15] 4,8, 4,5, e
4,5. A nove ore dall’evento principale, sono state registrate 26 repliche di
magnitudo 4,2 o superiore, dodici delle quali di magnitudo 5,0 o superiore.
Immediatamente dopo il sisma, il Pacific
Tsunami Warning Center diramò un allarme tsunami, successivamente annullato.
A causa della povertà e dell’isolamento
del Paese e in seguito a gravi danni alle infrastrutture di comunicazione, non
fu possibile definire con certezza il numero di vittime del sisma. Mentre le
prime fonti indicavano genericamente “migliaia di vittime”, Jean Max Bellerive,
premier haitiano, stimò che il numero di vittime sarebbe arrivato a 100.000 (ma
la maggior parte delle stime indicava una cifra di circa 50.000). L’ONU ha
successivamente dichiarato che il terremoto aveva colpito, direttamente o
indirettamente, un terzo della popolazione nazionale. Al 24 gennaio 2010 i
morti individuati erano stati almeno 150.000. Il 5 febbraio 2010, secondo stime
governative, il funesto computo aveva superato la soglia dei 212.000. Secondo
una stima del 18 febbraio 2010, le vittime sarebbero state circa 260.000, ma
erano rimaste coinvolte almeno quattro milioni di persone. Un giovane di
ventotto anni fu stato estratto vivo dalle macerie quasi un mese dopo la
scossa.
Tra i morti risultarono
anche Hédi Annabi, tunisino a capo della missione ONU di peacekeeping e
stabilizzazione, l’attivista brasiliana Zilda Arns e l’arcivescovo di Port au
Prince, Joseph Serge Miot. La comunità internazionale si mobilitò anche con il
G20, promettendo aiuti immediati. La Croce rossa internazionale e molte onlus
di tutto il mondo cercarono di soccorrere feriti e terremotati. Si scavò anche
con le mani per rimuovere le macerie, nei casi migliori con l’assistenza di
cani, alla ricerca delle persone intrappolate sotto gli edifici crollati.
Secondo la Croce Rossa tre milioni di persone su una popolazione di poco più di
nove non avevano più un’abitazione o erano rimaste ferite. L’incertezza di
queste stime si dovette al fatto che la popolazione, vivendo nella maggioranza
dei casi in povertà economica, non aveva mezzi per soccorrere ed effettuare
ricerche, se non a mani nude, nonostante la mobilitazione di molti altri Paesi
che avevano fornito gli aiuti provvisori e fondamentali per la momentanea
condizione degli sfollati.
Il sisma colpì in modo particolare la
capitale Port-au-Prince secondo la stima USGS con Mw 7.0, distruggendo o
danneggiando gravemente molti edifici della città tra cui il Palazzo Nazionale,
la sede dell’Assemblea nazionale di Haiti, la cattedrale e la prigione
principale. Tutti gli ospedali della città furono distrutti o risultarono
talmente danneggiati da dover essere evacuati.
Le Nazioni Unite affermarono che il quartier
generale della missione di peacekeeping MINUSTAH, situato nella capitale, era
andato distrutto e che buona parte del personale ONU risultava disperso. Altri
importanti edifici distrutti o gravemente danneggiati furono il Ministero della
Finanze, il Palazzo di Giustizia, alcuni sedi scolastiche ed universitarie,
oltre alla torre di controllo dell’Aeroporto Internazionale Toussaint
Louverture. La maggior parte delle infrastrutture andarono distrutte e questo
inevitabilmente provocò ritardi e problemi nella distribuzione degli aiuti
umanitari.
http://www.blueplanetheart.it/2020/01/12-gennaio-2010-8-anni-lo-spaventoso-terremoto-haiti-causo-oltre-200-000-morti
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